Una pioggia di pochi minuti, probabilmente il tempo di azionare le pompe di aggottamento, e le bancarelle sono state sommerse dell’acqua. I danni non sono pochi e i commercianti lamentano che le spese non siano poi tanto minori rispetto al guadagno. A Margherita di Savoia accade questo: un tratto di corso Vittorio Emanuele, dalla banca Carime all’ex comune, che raccoglie le acque piovane a causa delle sua forma a conca, e le bancarelle, venute per la festa patronale del Santissimo Salvatore, ad ammollo. «Siamo stati lasciati soli – afferma un ambulante -. Nessuno è intervenuto sul posto neanche per bloccare la strada affinché le auto non passassero per evitare l’onda sulla nostra merce. Siamo immersi nell’acqua, abbiamo la roba bagnata e sicuramente sporgeremo denuncia nei confronti del Comune».

E il venditore parla perché ha perso non certo pochi soldi: materiale elettrico (cioè cartoni interi di lampadine, torce, prese) e indumenti (ad esempio cinte totalmente nell’acqua). Ma non è l’unico. Ci sono altri commercianti che hanno lamentato di non voler venire più a Margherita perché: «Da 30 anni il problema è sempre lo stesso. Non è possibile che una pioggia possa bloccare una città e ci crei tutti questi danni: scarpe e vestiti sono da buttare». Addirittura c’è chi vorrebbe indietro i soldi dati per l’occupazione del suolo pubblico: «Visto che sono più i danni che il ricavato». Che sia piovuto chiaramente non può essere attribuito a nessuno, diversamente invece per quanto riguarda le grate vicino ai marciapiedi otturate dalle carte e dai rifiuti vari. Insomma, i commercianti hanno fatto tutto da soli: aperto i tombini a bordo strada per far defluire l’acqua e hanno chiuso la strada coi dei bachi in ferro in modo da non far passare le auto ed evitare che altra acqua colpisse ulteriormente la merce.