Susanna Francone, ventinovenne appassionata degli animali, vive amandoli incondizionatamente e nell’associazione “Gli amici di Balto” svolge il ruolo di volontaria coadiuvando le attività di altri volontari con la presidente dell’associazione Chiara Valentino.

L’associazione, in cui collaborano come volontari anche molti cittadini barlettani e che spesso prende in consegna animali in stato di abbandono nella nostra città, ha organizzato per questa sera una cena di beneficenza a Barletta per sostenere la causa e apportare delle migliorie al canile lager di Cerignola, perciò abbiamo intervistato Susanna per comprendere al meglio come si svolgono le attività a sostegno degli animali nel nostro territorio.

Com’è nata “Gli amici di Balto”? Da quanto tempo siete attivi in zona?

«La nostra associazione è nata dall’amore, la dedizione, la perseveranza, la “non arrendevolezza, la speranza di un gruppo di persone che si sono rese conto di avere lo stesso scopo: ridare una vita, una dignità, un futuro a chi lo aveva ma lo ha perso o a chi purtroppo non l’ha mai avuto. Abbiamo compreso di avere in comune l’amore per gli animali, di sapere che è l’unione a fare la forza proprio come le gocce d’acqua che formano un oceano. “Gli amici di Balto”, associazione senza scopo di lucro, è nata nel 2008 con persone che lavorano non solo per la propria zona ma si muovono in tutti i territori in cui c’è bisogno della loro presenza.»

Quali sono gli obiettivi che vi ponete come associazione?

«Tra gli obiettivi principali che ci poniamo c’è quello di sensibilizzare all’amore, alla cura, al rispetto, al donare dignità a questi poveri cani che nella vita subiscono tanto insegnandoci invece come, tra noi simili, bisognerebbe viverci, amarci e rispettarci.»

Stasera ci sarà una cena di beneficenza da voi organizzata nel nostro territorio nel contesto più ampio di una mobilitazione nazionale. Qual è lo scopo?

«Lo scopo della cena è raccogliere fondi per far si che il vecchio canile lager di Cerignola venga smantellato e che il nostro grande progetto di un nuovo parco rifugio, senza gabbie ma solo con grandi recinti e aree sgambamento, prenda vita. Lo scopo è mostrare che con la solidarietà, con l’unione, con la presa di coscienza da parte di ognuno di noi, quei 140 cani ancora detenuti nel canile lager, possano cambiare vita. Lo scopo nella speranza di essere in tanti è di aiutarci a diventare persone migliori, più consapevoli, più sensibili al tema.»

Cosa avete provato una volta viste le condizioni degli animali nel canile di Cerignola?

«È stupido e scontato dire che abbiamo pianto a dirotto? Eravamo dietro questa situazione da circa otto anni e facendo buon viso a cattivo gioco cercavamo di togliergli i cani in tutti i modi e quando siamo entrati definitivamente molti dei cani che conoscevamo non c’erano più (forse erano morti), molti non erano altro che un mucchio d’ossa, altri erano pieni di pulci e zecche, altri ancora lasciati morire di leishmaniosi, cuccioli con la parvovirosi e leptospirosi, non saprei dirti tra la rabbia, il disprezzo e la disperazione quale fosse il sentimento che più abbiamo provato in quel momento.»

Cosa state facendo lì al momento?

«In quel posto ci sono ancora 140 cani (ci tengo a sottolineare che sino al giorno del sequestro e quindi il giorno in cui abbiamo messo piede lì dentro, il comune pagava per la presenza di 600 cani e invece ce n’erano solo 325, ergo, il comune pagava per 300 cani morti), di cui tanti fobici e altrettanti ex combattenti. Ogni giorno, instancabilmente, senza far distinzione tra giorni lavorativi e vacanze estive o natalizie, ci sono sempre 5 volontari all’interno del canile che cercano di riabilitare dal punto di vista sociale e fisico tutte quelle povere anime che di percosse nel corpo e nell’anima ne hanno subite a quantità industriali, con la speranza che anche per loro, non appena staranno meglio, ci sia da qualche parte una mamma pronta ad accoglierli a braccia aperte.»

Credete che nel nostro territorio ci sia abbastanza interesse nei confronti degli animali in generale?

«Temo che la strada sia ancora lunga, da noi purtroppo c’è la cultura del “ci sono così tanti bambini che muoiono di fame e noi dobbiamo pensare ai cani?”come se occuparsi dei cani precluda la possibilità di occuparsi anche dei bambini e questo è giusto un esempio»

Cosa potrebbe fare un singolo cittadino per offrire il proprio aiuto?

«Si può cominciare informandosi e sensibilizzandosi, solo così il singolo cittadino capirebbe che se ognuno di noi acquistasse una scatoletta da 1,50 euro, conservasse le coperte vecchie e rotte anziché buttarle, riempisse una piccola ciotola d’acqua per i cani randagi di quartiere, propagandasse quanto può fare bene al cuore aiutare un animale in difficoltà o l’associazione animalista del caso, questo si che sarebbe già un bel grande aiuto per un futuro diverso.»