Home arte Siffa e la sensazione di disagio: «Il rap è la mia vita»

Siffa e la sensazione di disagio: «Il rap è la mia vita»

Intervista al 27enne barlettano, fresco del suo secondo lavoro

Si chiama “Sensazione di disagio” il nome del primo disco ufficiale con etichetta Just music promotion del rapper Siffa, al secolo Francesco Piazzolla, 27enne barlettano: un concetto chiaro e forte, trasmesso con giochi di parole e citazioni sempre presenti all’interno dei suoi testi, all’insegna del motto “volere è potere”.

Siffa (2)

Francesco si è avvicinato all’ Hip Hop nei primi anni del 2000, inizialmente come breacker e in seguito anche come mc e writer; dal 2005 in poi dopo un grave incidente si è dedicato interamente alla musica e nel 2007 ha inciso il suo primo lavoro autoprodotto dal titolo “Fatti in casa“; nel 2009 ecco il suo lp da solista, dal titolo “Cronache dal sottosuolo“, prodotto interamente dal beatmaker barlettano Nick Vng (Nicola Monopoli). «Mi sono sempre sudato tutto quello che ho avuto» spiega con toni decisi ai microfoni di Barletta.news24.city. «Prima di farmi male, ballavo break dance, mi esercitavo con i graffiti e coltivavo l’arte a tutto tondo”. Il suo infortunio è coinciso con una lesione spinale, maturate dopo un tuffo sfortunato a Otranto: “Il rap mi ha aiutato  a rialzarmi-ricorda-la forza della musica è anche quella». Nel suo passato l’inaugurazione del primo locale barlettano esclusivamente dedicato alla musica black, il Monkey Club; dal 2013 fa parte attivamente come speaker del collettivo Savana Riot, dove ha potuto aprire concerti di alto calibro come quelli di Mama marjas, Valerio Jovine, Frankie hinrg, Flaminio maphia, Clementino, Nitro, Rocco Hunt, Boom da bash. «Al rap ci penso sempre, dal caffè della mattina fino a quando vado a dormire: ho sempre bisogno di dire la mia. La difficoltà maggiore è esprimere un concetto in rima: il rap ti chiude inevitabilmente in uno schema».

I suoi riferimenti sono oltreOceano (gli americani Eminem, Jay-Z, Snoop Dogg) e la loro eco è presente nel disco, che contiene  8 tracce inedite di cui 7 interamente prodotte dal producer The Pig in collaborazione con il batterista Domenico Piccolo e una prodotta dalla beatmaker salentina La Tysha, registrato interamente nel Savana bunker, mix e master Tunnel Studio. “Sensazione di disagio” è stato lanciato con l’omonimo videoclip regia di Ottomillimetri produzioni video sul canale ufficiale YouTube Just music promotion e sarà disponibile in copia fisica e su tutti i digital store. «E’ un disco che parla di me a 360 gradi, i riferimenti e gli incastri con la mia vita si susseguono». Il rap è «lineare, molto autoreferenziale, autocelebrativo: è quanto ci tramanda la tradizione americana. Per me è una via di uscita a tutti gli effetti». Dj Sten, Selecta Pulp, Dj Lenny e The Pig, quest’ultimo produttore del disco, sono le stelle polari di questo progetto:«Con loro abbiamo condiviso ogni passo di questo disco, passando per 200 serate su palchi importanti tra Puglia e Campania».

“Sensazione di disagio” è un punto di partenza e Siffa lo sa: «Abbiamo concepito un disco hip hop con influenze elettroniche e condividere questo percorso con la Just music promotion è stato importante. Quanto tempo abbiamo impiegato per realizzare il disco? E’ stato realizzato in cinque mesi, ma io direi che ho impiegato 10 anni per arrivare a un’etichetta». Una salita difficile, che ha portato Francesco a diventare Siffa: « E’ un nomignolo nato negli anni, i miei amici mi hanno sempre chiamato Sif, che significherebbe “Stoc indo’ffuc” (sono nel fuoco, ndr) in barlettano. Anche mia madre ha cominciato a chiamarmi così e ormai sono abituato, mi piace. D’altronde ogni persona ha un bruco dietro la farfalla che poi diventa». La dedica del suo primo disco “Cronache dal sottosuolo” non era esplicita. Lo stesso concetto vale anche per “Sensazione di disagio”: «E’ per mia madre e mio fratello, senza di loro non potrei vivere il mio quotidiano». I tatuaggi contrassegnano il suo corpo: «Molti li ho fatti in profondi periodi di sofferenza, preferivo il dolore fisico a quello mentale. Ho un diamante con le due rose dedicato a mio padre (scomparso qualche anno fa). C’è una pergamena vuota, bianca, perchè il futuro è ancora da scrivere».

 

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