«Oggi prendiamo atto di non essere riusciti a convincerli della bontà di una Riforma che “attualizzava” la Costituzione senza minimamente intaccarne principi e garanzie – Ruggiero Crudele, referente del Comitato “Basta un Sì” di Barletta, commenta così l’esito referendario – Il Referendum ha avuto il merito di riportare gli elettori alle urne, in un’ottica che è andata oltre il merito della Riforma e che è stato un voto contro Renzi e la sua idea di PD e sarebbe ipocrita nascondere questa verità, del resto gridata ai 4 venti dai fautori del No. Chi ha bocciato la Riforma? Senz’altro quel popolo che protesta a prescindere, “piove governo ladro”, e quel popolo indifferente o incredulo al riscatto della politica, inconsapevole del corto circuito che genera proprio a favore della politica politicante. Accanto a questo popolo “sovrano”, abbiamo trovato i tanti professionisti di sempre dello scenario politico, che hanno voluto rivestire della nobile difesa della Costituzione il loro livore e l’ansia di rivalsa contro l’usurpatore, il monello che ha rotto il giocattolo di un sistema in cui i protagonisti vogliono essere sempre gli stessi, scambiandosi di volta in volta incarichi e poltrone. Hanno votato No coloro che, nel campo della sinistra, ancor prima della Riforma, imputavano a Renzi di copiare Berlusconi e ieri hanno votato No con il reietto Berlusconi, hanno votato No i “compagni” che inveivano contro populismi e revanscismi e ieri hanno votato con Grillo e Salvini, CasaPound e Fronte della Gioventù.

Ci raccontano che è per la difesa della democrazia, e che è lo strumento referendario a mettere insieme gli opposti, congratulazioni allora ai leader di questo ricco fronte che ha avuto a cuore la Costituzione e l’augurio che possano offrire al Paese un futuro migliore, con l’auspicio che non ci riportino a governi tecnici e al Porcellum, tanto meno a una nuova serie di governi ballerini con porte girevoli a go-go. Quanto a noi dei Comitati BastaUnSì, in grandissima parte iscritti, militanti e simpatizzanti del PD, ci teniamo stretto il sogno mancato di un cambiamento del Paese, volevamo vincere e sentiamo nostra la sconfitta, senza rinunciare all’idea di un Partito Democratico che guidi il Paese verso quel traguardo già intravisto con il PD e il governo di Matteo Renzi. Volevamo semplicemente cancellare le troppe inutili poltrone che bloccano l’azione legislativa e la volontà degli elettori, ci ritroviamo oggi con il Presidente del CNEL che rivendica l’imprescindibile ruolo del suo Ente e decanta la “superiorità dell’unità rispetto alla sommatoria delle parti”, le destre antieuropeiste che esultano, le forze politiche esterne al PD che con i PD del No si “accozzagliano” tra “subito al voto, andare al voto è da irresponsabili, grande coalizione, no agli inciuci, facciamo subito la legge elettorale, andiamo al voto con l’Italicum che il combinato disposto era una fandonia, la palla a Mattarella, Mattarella non faccia schezi”.

Noi, quelli del Sì, restiamo in campo per scongiurare il riavvitamento del PD verso un passato di alchimie e sconfittismo, e per affermare l’idea di una sinistra riformista a vocazione maggioritaria e governante, con il consenso di quel 41percento coeso e convinto che abbiamo il dovere di allargare a chi ieri, in “buona fede”, non ci ha sostenuto».