A cura di Tommaso Francavilla

Vito Zita è barlettano, ha 56 anni e vive a Siena . Da 30 anni si dedica alla ricerca di carattere sociale e storica sull’Eritrea, sui paesi del Corno d’Africa e sulla Libia, per riportarne alla luce fatti, documenti e vicissitudini delle popolazioni locali durante il periodo del colonialismo italiano, promuovendo e organizzando convegni storici sul tema. Il 4 novembre 2014, in occasione delle celebrazioni per la giornata delle Forze Armate e dell’Unità Nazionale, in accordo con l’ambasciatore italiano, dott. Stefano Pontesilli, ha presentato il libro “Il coraggio degli ascari”, dedicato agli ascari meritevoli di medaglia al valore militare riportando, nel testo un elenco di oltre 19.000 nominativi completi delle motivazioni delle onorificenze attribuite nel periodo 1890-1943.

Ruggiero Graziano e Vito Zita (1)
Ruggiero Graziano e Vito Zita

La ricerca è stata realizzata in circa quattro anni di studio delle fonti documentali ed è stata presentata alla Casa degli Italiani ad Asmara, alla presenza di cinque ministri del governo eritreo, del rettore dell’Università di Asmara, della direttrice del Centro di Ricerca e Documentazione storica di Asmara, di alti funzionari del governo locale e di diplomatici di altri paesi stranieri, della comunità italiana ed eritrea, e di quattro ascari ancora in vita. Vito Zita è socio ordinario dell’Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi di Guerra Sezione A.N.M.I.G. di Barletta e dell’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci, Sezione A.N.C.R. di Barletta. L’attività di ricerca è presente anche online: infatti, dal 2002, Vito Zita idea e cura il sito internet www.regioesercito.it, con lo scopo di divulgare la storia militare italiana, fornendo ai visitatori un sito composto dal oltre mille pagine di informazioni.

Vito Zita, Ruggiero Graziano e Angelo Doronzo
Vito Zita, Ruggiero Graziano e Angelo Doronzo

Incontro Vito in occasione della sua visita a casa del capitano Angelo Doronzo, reduce centenario della guerra di eritrea (di cui potete leggere qui). Con noi c’è Ruggiero Graziano, presidente ANMIG Barletta e Giuseppe Caggia, segretario dell’associazione.

Da dove nasce l’interesse per la guerra italo-etiopica e per il periodo del colonialismo italiano?
«Proviene da trascorsi famigliari. Mio nonno, Giovanni Cacace, è stato in Eritrea nel 1935-36 e laggiù ha combattuto durante la seconda guerra mondiale. Fin da quando ero bambino, mi raccontava della sua esperienza bellica. Crescendo, verso i 25 anni, ho cominciato ad approfondire e studiare quel periodo storico, in particolare la storia dei militari indigeni: gli ascari».

soldati ascari
Soldati ascari

Come nasce l’idea di un libro sulle vicende degli ascari?
«L’idea nasce nel 2010, dopo una lunga ricerca su questi uomini valorosi e fedeli all’esercito italiano. Il libro è “Il coraggio degli Ascari” (le motivazioni delle onorificenze al valor militare date agli ascari in guerra). In seguito, Il 4 novembre 2016, sono tornato in Eritrea, sempre in occasione delle celebrazioni per la giornata delle Forze Armate e dell’Unità Nazionale e in accordo con l’ambasciatore italiano, dott. Stefano Moscatelli, ho inaugurato un’ esposizione museale permanente da me creata nella sala d’onore della Casa degli Italiani ad Asmara, dedicata ai militari indigeni che hanno servito nelle fila del Regio Esercito. L’esposizione è stata realizzata con oggetti donati: cimeli di uso civile e bellico, riviste e numerose opere artistiche utili a ricordare il valore ed il sacrificio degli ascari. In questa occasione, ho presentato il libro “The colonial cavalry from the beginning until 1936” (La cavalleria coloniale dalle origini, fino al 1936)».

presentazione del libro di Vito Zita ad Asmara
Presentazione del libro di Vito Zita ad Asmara

Chi erano gli ascari?
«La parola “ascari” compare per la prima volta verso il 1887 e se ne trova traccia nei documenti ufficiali conservati presso l’archivio dello Stato Maggiore dell’esercito. Questi uomini ( in origine denominati bashi buzuk) erano già al servizio dell’esercito egiziano, in seguito, nel 1885, furono assoldati dall’esercito italiano, dopo lo sbarco in Eritrea, a Massaua. Erano militari indigeni, il cui reclutamento era su base volontaria e furono considerati a tutti gli effetti militari del Regio Esercito, in base ad un Regio Decreto del 1889. Insieme a noi combatterono fino al 1941, quando l’Italia fu sconfitta dagli inglesi nella sanguinosa battaglia di Cheren, che determinò la perdita territori dell’Etiopia e l’Eritrea».

presentazione del libro di Vito Zita ad Asmara (2)Ci sono ascari tuttora in vita?
«Si, li ho incontrati e conosciuti, il più giovane ha 99 anni, il più anziano, 105 anni. Tutti gli ascari parlavano italiano, lo imparavano durante l’addestramento. Per loro, far parte dell’esercito italiano era un onore, una crescita nella scala sociale. Quando, nel 2014, sono andato a conoscere un ascaro di 103 anni a casa sua, lui mi ha accolto con amicizia e parlando in perfetto italiano, ha esclamato: “Porca miseria! Ecco i miei amici italiani!”».

Cosa hanno rappresentato gli ascari per la storia militare italiana?
«Gli ascari hanno rappresentato un modello di soldato fedele e valoroso. Questi uomini erano legati ai propri ufficiali italiani da sentimenti genuini. Questi soldati vanno rivalutati, poichè troppo spesso denigrati o peggio dimenticati».

mostra presso Casa degli italiani, Asmara
Mostra presso Casa degli italiani, Asmara

L’Eritrea e gli stessi eritrei hanno un buon ricordo degli italiani?
«Premetto che ci separano 70 anni dalla sconfitta degli italiani in Eritrea da parte dell’esercito inglese. In seguito, l’Eritrea ha combattuto una guerra di indipendenza contro l’Etiopia, durata 30 anni, ma gli eritrei anziani che ho incontrato hanno tutti un buon ricordo degli italiani. Purtroppo, i giovani eritrei, vengono educati con differenti principi ed hanno poca memoria del passato coloniale italiano».

 

 

Vito zita eil ministro eritreo
Vito zita e il ministro eritreo

Le città eritree conservano tracce evidenti della permanenza italiana?
«Asmara è la città che meglio conserva l’architettura e le infrastrutture italiane, tanto da chiedere di essere inserita nei siti tutelati dall’UNESCO per via dei numerosi edifici in stile liberty o in stile razionalista come ad esempio la vecchia concessionaria “FIAT Tagliero”, a forma di aeroplano, magnifico esempio di architettura razionalista. La lunga presenza degli italiani in Eritrea, oltre 50 anni, ha visto crescere con stile europeo numerose città, dotate di piani urbanistici secondo il modello applicato in madrepatria».

 

Vito zita e l'ambasciatore Stefano Pontesilli
Vito zita e l’ambasciatore Stefano Pontesilli

Le tue ricerche, i viaggi e i costi sono stati sostenuti dal governo italiano?
«No. La produzione e la stampa dei libri, i viaggi e i soggiorni in Eritrea, sono stati tutti a mio carico. Sforzo ricompensato dall’onore di essere stato ospite di due differenti ambasciatori per presentare le mie ricerche, davanti a ministri e funzionari del governo eritreo. Diciamo che mi sento appagato, enormemente».
Hai visitato i campi di battaglia eritrei?
«Nel 2014, sono stato autorizzato a recarmi su una montagna nei pressi di Cheren, dove si svolse la battaglia finale tra inglesi ed esercito italiano, dove mio nonno era presente. Nella battaglia approssimativamente ci furono tra 10 e 12 mila militari italiani ed ascari caduti e solo una piccola parte oggi sono sepolti presso il cimitero militare di Cheren. Sono così pochi perche furono raccolti 11 mesi dopo la battaglia, quando gli inglesi ci dettero il permesso di farlo. La battaglia ebbe inizio il 2 febbraio 1941 e si concluse il 27 marzo. Nel Cimitero degli Eroi di Cheren sono sepolti circa 1.256 caduti, di cui 641 italiani e 615 ascari. Quasi tutti i militari italiani sono stati identificati dalla piastrina militare, tra gli ascari invece, essendo sprovvisti di piastrina, solamente 9 hanno un nome e cognome».
Cosa ci sarà nel tuo futuro?
«Le mie ricerche continuano. All’orizzonte ci saranno nuove pubblicazioni e in collaborazione con altri due ricercatori, vorremo scrivere un libro sulla battaglia di Cheren, contenente le testimonianze diretti dei reduci di quella battaglia».

Di seguito, pubblichiamo l’elenco dei volontari barlettani nella guerra italo-etiopica (1935)

volontari-barlettani-della-guerra-italo-etiopica