«A fallire e crollare definitivamente è l’intero sistema politico su cui si è retto il governo di questa città negli ultimi vent’anni». Così i Conservatori e Riformisti sono intervenuti sulla stampa locale negli scorsi giorni riaprendo una discussione, probabilmente mai sopita in determinate stanze, riguardante il ‘dopo-Cascella’. Il nome di chi dovrebbe guidare Palazzo di Città, secondo il partito guidato da Raffaele Fitto che ha rappresentanti in Parlamento, in Regione e anche nel Consiglio comunale di Barletta, deve passare attraverso lo strumento delle Primarie. «Bisogna unire tutte le forze migliori del caso, forze politiche, sociali, economiche, le menti più illuminate, i cittadini più coraggiosi: portarle tutte all’interno del grande dibattito pubblico», il documento del Cor è a firma di Luigi Antonucci, già vicepresidente della Provincia, del consigliere comunale Gennaro Cefola, di Riccardo Memeo e di Rosa Tupputi. Inoltre, nella nota, viene segnalato un mea culpa dell’opposizione di centro-destra che in questi vent’anni non è, secondo i firmatari, riuscita «a rappresentare un’alternativa credibile e convincente».

Il mandato attuale vede la sua naturale scadenza nel 2018. Si ricorrerà alle Primarie in tutti gli schieramenti molto probabilmente, vista la scarsa unità e coerenza con il passato che alberga in tutte le possibili coalizioni. Ricordiamo inoltre il momento precedente alla scelta del candidato Pasquale Cascella nel 2013, ufficializzata solo a metà aprile di quello stesso anno con la benedizione di Enrico Letta, allora vice segretario del PD e dall’onorevole democratico biscegliese, Francesco Boccia, in un incontro pubblico nella piazzetta della Disfida sostenuti da un’ampia coalizione di centro-sinistra che andava da Rifondazione Comunista a Scelta Civica. La scelta romana-barese dell’ex portavoce del Presidente della Repubblica Napolitano sembrava potesse riconciliare l’inconciliabile, ciò che già si era diviso, perché ricordiamo che erano già state presentate delle candidature indipendenti a Sindaco, poi ritirate in nome dell’unità. Il centrodestra ci provava con la candidatura dell’alfiere Giovanni Alfarano, che oggi ha contribuito a salvare lo scioglimento anticipato del Consiglio comunale a maggioranza PD. La sinistra “più radicale”, vicina alla Campese ha abbandonato la coalizione di maggioranza già da diversi mesi; è noto che i socialisti, che nella campagna elettorale del 2013 avevano corso da soli con la candidatura di Cosimo Cannito, già nei mesi scorsi hanno intrapreso un dialogo con il Partito Democratico con la prospettiva elettorale futura. Intanto, il gruppo misto in Consiglio comunale si è sempre più allargato accogliendo anche i consiglieri Alfarano, Losappio e Piazzolla, che intanto hanno lasciato Forza Italia. Si è creato al centro un nuovo gruppo moderato, Area Popolare, per ora in maggioranza con il centro-sinistra, composto anche da fuoriusciti dalla coalizione di centro-destra. Nessun consigliere per il Movimento 5 Stelle, per una serie di motivi di cui vi abbiamo più volte raccontato. La situazione potrebbe riproporsi come alla vigilia della scelta, che si disse “calata dall’alto”, del nome di Cascella, che intanto ha chiarito la non intenzione a ripresentarsi già da qualche mese: il problema dunque non è lasciarsi imporre un nome da Roma, ma costituire delle vere realtà che possano creare le condizioni per vincere le elezioni e mantenere la maggioranza in seguito. Le disgregazioni non aiutano mai. Sarà l’antipolitica a trarre vantaggio da questo o l’antipolitica è questo? La degenerazione è alle porte… Staremo a vedere.