Dopo la prima parte di venerdì scorso, conclusasi come spesso è accaduto in questi ultimi anni con lo scioglimento per l’assenza del numero legale, ieri pomeriggio riunitosi in seconda convocazione è tornato il Consiglio comunale presso la sala consiliare al primo piano del Teatro “Curci”. L’assemblea ha ripreso dopo l’approvazione di venerdì del Distretto Urbano del Commercio da candidare a finanziamento regionale, dai ponti di natura economica dove era rimasto. In seconda convocazione chiaramente il quorum necessario per l’approvazione dei provvedimenti è più basso, come previsto dal regolamento. Da subito, i toni sono apparsi elevati, soprattutto con scontri fra consiglieri di opposizione e di maggioranza, in particolare tra il consigliere Ventura (capogruppo del Partito Democratico) che ha chiesto il famoso “dato per letto” agli equilibri di Bilancio, e il consigliere Doronzo denunciando di voler «soffocare il dibattito su questioni fondamentali per un’Amministrazione come quelli del Bilancio». Tuttavia, come già ipotizzabile dapprima che la seduta potesse iniziare, gli equilibri di Bilancio e altri punti di natura economica, di cui alcuni debiti fuori bilancio, relazionarti dall’assessore al Bilancio, Vittorio Pansini, sono stati approvati con maggioranze davvero minime di una dozzina di consiglieri, e alcuni contrari.

Il gruppo socialista ha annunciato all’inizio l’abbandono dei lavori dell’Aula, sottolineando il dato politico è evidente, a sfavore di una maggioranza a sostegno del sindaco Cascella ancora inesistente. In effetti, il dato politico che se ne può trarre da una seduta scontata negli esiti, è l’assenza ancora una volta della maggioranza, e della necessità di doversi affrettare all’approvazione di punti che concernono il Bilancio nell’ultimo giorno utile previsto dalla legge, pena lo scioglimento del Consiglio comunale. Tutto è andato come previsto, ma lo scioglimento per l’assenza del numero legale non poteva mancare, contribuendo pochi punti dopo, alla sempre peggiore figura della massima assise istituzionale delle città, destinata ormai a trascinarsi fino alla prossima primavera cercando soltanto di rispondere alle necessità imposte dalla legge.