Le tre principali organizzazioni datoriali agricole e due sindacati dei lavoratori hanno fatto squadra per difendere il nuovo contratto di lavoro, per gli operai agricoli e florovivaisti delle province Bari e BAT, che risponde alle esigenze delle aziende a fronte di una retribuzione adeguata. Durante la conferenza stampa, tenutasi venerdì 11 agosto nella Sala Azzurra della Camera di Commercio di Bari, CIA, Confagricoltura, Coldiretti, Cisl e Uila territoriali, hanno presentato con soddisfazione i principali punti del nuovo contratto provinciale agricolo. Appare immotivata la mancata firma della CGIL che per diciotto mesi ha condiviso il tavolo delle trattative senza mostrare particolare disapprovazione e ieri ha diramato cifre vetuste ed obsolete, mentre il documento siglato prevede un incremento salariale che tiene conto della crisi del  comparto agricolo e che rispecchiando le reali mansioni degli operai assunti. A ciò si aggiunge che il nuovo accordo ha istituito anche un Osservatorio che vigilerà sull’evoluzione degli standard occupazionali del comparto.

Alla conferenza erano presenti Michele Lacenere, presidente Confagricoltura Bari-Bat;  Marino Pilati, direttore provinciale Coldiretti; Giuseppe Creanza, direttore provinciale della Cia di Bari; Felice Ardito, presidente della Cia provinciale BAT; Pietro Buongiorno, segretario generale Uila Puglia e Pasquale Fiore, segretario generale CISL Bari-BAT. Dopo oltre 18 mesi di trattative, finalmente è stato rinnovato il contratto per gli operai e i braccianti agricoli delle province di Bari e BAT. In questi 18 mesi, non sono mancati momenti di duro confronto tra le parti.

Felice Ardito -presidente della CIA – Agricoltori Italiani BAT, da un lato esprime la propria soddisfazione per il risultato ottenuto. Un risultato che dà una risposta positiva alle esigenze di tutte le parti, con un accordo che è stato accolto come punto avanzato di mediazione tra le istanze legittime dei lavoratori e delle aziende agricole.

Dall’altro non si può non sottolineare come sia impensabile vanificare una trattativa lunga e complicata, perché ha dovuto conciliare le esigenze del mondo imprenditoriale e dei lavoratori. Riteniamo paradossale che una linea condivisa da tutti e su tutti i territori provinciali della Puglia, con attenta mediazione e senso di responsabilità, venga tradita propria nelle province di Bari e BAT, dove maggiori sono le sensibilità e più sentita è l’esigenza che vengano applicati salari reali, per aiutare tutti a uscire da quella sacca di grigio che ostacola il corretto sviluppo del settore agricolo e aprire una nuova fase di trasparenza dei rapporti di lavoro in agricoltura.
Oltremodo riteniamo inopportuno quanto inaccettabile che uno dei sindacati dei lavoratori – impegnato come gli altri per 18 mesi e proprio in fase di firma del contratto – si tiri indietro, ventilando la possibilità che l’accordo possa favorire “il ricorso al sotto salario e a forme distorsive pesantemente sanzionate dalla Legge 199 del 2016”. Respingiamo, dunque, al mittente le accuse, stigmatizzando il repentino dietro front dell’ultima ora, e puntualizziamo che il contratto fissa parametri e regole tali da non poter più essere disattesi, perché rispondenti, dopo tanti anni, alle necessità delle imprese agricole e dei lavoratori.
Lo sforzo profuso in sede di trattativa –sostiene Giuseppe Creanza- Direttore della Cia – Agricoltori italiani di Bari al fine di creare i necessari spazi di rinnovamento e semplificazione, oltre ad aver avuto esito positivo, risulta favorevole ad un allineamento alle effettive necessità delle imprese e della controparte sindacale, in larga misura legate al sistema di protezione sociale dei lavoratori. Sono state in parte disciolte le criticità insidiose, per creare un clima più favorevole sia per gli imprenditori agricoli che per gli operai.
Riteniamo sia un accordo ben bilanciato, sia perché l’aumento retributivo si attesta su livelli sostenibili per le imprese agricole in questo periodo di difficile congiuntura economica e di crisi dei singoli comparti produttivi, sia perché guarda alla realtà delle organizzazioni dei lavori aziendali, con le relative figure professionali occorrenti per lo svolgimento delle pratiche colturali per produzioni di qualità senza penalizzare i lavoratori. Il tavolo ha stabilito di avviare, tra l’altro, una fase sperimentale di attuazione dell’accordo che permetterà, attraverso un osservatorio costituito ad hoc, la valutazione oggettiva dell’aumento occupazionale che il rinnovato contratto di lavoro riuscirà a produrre. Il lavoro svolto durante i tavoli di concertazione, dunque, ha prodotto un’intesa nel segno del buonsenso. Il nuovo contratto, infatti, tiene conto delle diverse situazioni territoriali che caratterizzano i differenti comparti produttivi, e rappresenta anche un argine efficace contro il caporalato.