“Desidero esprimere l’attenzione e l’interesse dell’Amministrazione comunale di Barletta per le attività volte al riconoscimento, storicamente acquisito e – ritengo – mai messo in discussione, della tradizione marinara di Barletta e del suo ruolo nel contesto dell’Adriatico e del Mediterraneo”.

«Caro Signor Sindaco Pasquale Cascella, perché a queste sue solenni dichiarazioni (10 febbraio 2017, prot. 10045) ha permesso che le autorità preposte del porto di Barletta venisse sottratto la libertà di sempre, cioè di accedere a migliaia di barlettani al braccio di Levante?» Così Nicola Palmitessa (Centro studi la Cittadella innova) introduce la siano nota sulla gestione del porto e dell’identità marinara della città.

«Mentre il Ministero del Cultura promuove in Italia e in particolare in Puglia promuove per un turismo intelligente gli antichi borghi Marinari (Rodi Garganico, Peschici, Vieste, Manfredonia, Trani, Bisceglie, Molfetta, S. Spirito, Torre a Mare, Mola di Bari, Monopoli, Polignano etc.), Barletta non ha fatto sentire la sua autorevole voce e la sua stessa identità marinara, coi Borghi medievali di Santa Maria e di San Giacomo? E perché dopo il tanto declamato disastro ambientale e sociale il barlettano non può fruire della splendida visione di libertà dei resti del Trabucco e del faro Ottocentesco di Gioacchino Murat? All’attuale disastro, potremmo dire, anche dei confusi ruoli istituzionali, perché il porto di proprietà del comune di Barletta (frutto anche nel 1880 di sacrifici e fatiche anche di numerose Città della valle dell’Ofanto fino a quella di Melfi) di fatto non è più sotto il controllo del suo legittimo proprietario e della libera cittadinanza? Forse perché il cittadino sarebbe considerato un fastidio di troppo? Ma allora tutti – e obbligatoriamente – dovrebbero bagnarsi sulla melmosa e inquinata costa sabbiosa con mille forme di malattie allergie varie?

Nell’azzurro mare di agosto – mentre contempli le dolci, refrigeranti fresche acque del braccio di levante – sentirti dire di soppiatto da autorità preposte: “lei non può stare qui perché c’è un cartello che lo vieta”, sarebbe tanto diverso dal fatto che la Città Barletta non avrebbe più un suo Sindaco? O meglio, anzi peggio, se la giurisdizione anche del braccio di Levante – ove per altro non si riscontrano segrete e sicure attività portuali – appartiene ad altre Città che si rendono come straniere (Bari), come potrebbe sopravvivere una città senza un autorevole sindaco? Non apparirebbe di fatto come cacciato nella persona fisica e nel ruolo che la cittadinanza gli avrebbe democraticamente attribuito? Ma da chi?

Insomma, sarebbe questo il frutto delle sue recenti pubbliche promesse di “implementare” l’identità della città marinara? O ci aspetteremo di peggio, magari con poliziesche mitraglie contro i cittadini che guarderebbero di lontano l’ex porto dell’ex citta marinara di Barletta? Sarebbe stato lei signor Sindaco, oppure qualcun altro a rendere Barletta l’unica città d’Italia e forse al mondo, con un porto marittimo e storicamente marinaro, divenuto ora proprietà assoluta dei califfi di turno, mentre nella stessa Dubai si costruiscono isole per porti artificiali?

Dopo le massime autorità culturali – come quelle della ex repubblica marinara di Amalfi – che a proprie spese ho fatto venire in Barletta nel recente convegno, come potrò in futuro poter accogliere quelli delle altre città ed ex repubbliche marinare, se a Barletta è vietato l’accesso agli stessi barlettani anche al molo di Levante?

Saraceni, califfi baresi e turchi arrabbiati – come anche normanni, svevi, angioini, aragonesi, duchi, conti, e malandrini e navigli pirateschi – non hanno fatto di peggio di quanto si consuma nei nostri giorni, nella sua completa indifferenza. Anzi storicamente, costoro si sono inchinati alla volontà della gloriosa cittadinanza di Barletta, già capitale marinara del regno dell’intero regno di Napoli (dal sec. XII al XIX). Insomma chi sarebbe l’invisibile califfo di turno? Intanto venga a passare le sue ferie sul braccio di Levante insieme a migliaia di suoi cittadini. Dia un suo coraggioso e buon esempio. Grazie».