Si è appena laureato eppure è già noto a tutta Italia, anzi a tutto il mondo. Il suo nome è Francesco Lanotte e l’avete già incontrato sulle nostre pagine qualche giorno fa, quando ha conseguito per primo nel mondo la laurea specialistica in Ingegneria Bionica, inorgogliendo tutta la nazione ma soprattutto la sua città, Barletta. Un percorso nobile ma al tempo stesso difficoltoso, così abbiamo voluto che fosse proprio Francesco a raccontarci scelte e passi di questo suo incredibile cammino nel mondo della tecnologia applicata alle scienze della vita.

La tua laurea, prima al mondo in Ingegneria Bionica, ha stupito un po’ tutti. Molti nemmeno immaginavano esistessero studi specifici del genere. Ma, visto che molti si pongono la stessa domanda, spiegaci in maniera semplice e per “non addetti ai lavori” in cosa consiste esattamente questa materia e che applicazioni trova?

«Il corso in Bionics Engineering è un corso di studi Magistrale erogato dall’Università di Pisa in collaborazione con la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa a partire dal 2015, riservato a 20 studenti selezionati. L’ingegneria Bionica è una branca dell’Ingegneria Biomedica molto di frontiera. Mira a sviluppare tecnologie assistive integrando conoscenze di robotica e tecnologie bioingegneristiche con le scienze della vita come la medicina e le neuroscienze. Non si tratta di dispositivi fini a se stessi, ma il fine ultimo è quello di migliorare la qualità della vita rispondendo ai nuovi bisogni dell’uomo. Le applicazioni sono diverse, dalla riabilitazione clinica all’assistenza, dalla chirurgia alla domotica».

Come hai deciso di intraprendere questo percorso di specialistica nel mondo dell’Ingegneria Bionica? Quali studi hai effettuato durante la triennale?

«Il mio titolo triennale è di Ingegneria Biomedica, conseguita al Politecnico di Torino nel 2015. Mi sono imbattuto nell’Ingegneria Bionica per caso, seguendo su Facebook la pagina dell’Istituto di Biorobotica della Scuola Superiore Sant’Anna. Da sempre seguivo le tematiche di ricerca condotte in questo Istituto e ne sono sempre stato affascinato. Cercavo un percorso di Laurea Magistrale nuovo, multidisciplinare e stimolante e Ingegneria Bionica rispondeva a quello che stavo cercando».

Cosa ti affascina di questa materia?

«Trovo questa disciplina molto stimolante. Analizziamo scenari della vita quotidiana e cerchiamo di capire dove c’è margine per dare un miglioramento utile, in maniera non invasiva e, soprattutto, che sia accettato dall’utente. Per lo sviluppo di queste tecnologie, non basta restare chiusi nelle formule di ingegneria, ma bisogna confrontarsi con altre discipline, come le neuroscienze, la medicina, la biologia, la psicologia (e non solo) per trovare la soluzione ottimale».

In che modo hai scelto il tuo percorso di tesi?

«Qualche anno fa, ho visto un TED Talk di Hugh Herr, professore al MIT di Boston, sullo sviluppo di una protesi robotizzata di gamba. Da quel video e da qualche ricerca, nonché qualche lezione durante il mio percorso di studi triennale, mi sono imbattuto nella parola esoscheletri: dispositivi indossabili robotici che assistono o ripristinano il movimento di chi lo indossa. Un esoscheletro, però, deve essere, tra le tante cose, intelligente, perché deve capire quando e come aiutare chi l’indossa. Mi sono rivolto allora al Professor Nicola Vitiello che dirige il Laboratorio di Robotica Indossabile all’interno dell’Istituto di Biorobotica. Da diverse chiacchierate anche con la ricercatrice Simona Crea, c’è stata la proposta di lavorare ad un algoritmo di controllo di un esoscheletro robotico per assistere i muscoli della schiena del lavoratore quando solleva carichi: un problema apparentemente semplice, ma davvero complesso».

 

Cosa vedi nel tuo futuro? Dove ti porterà? Che professione svolgerai esattamente e con quale applicazione pratica?

«Continuerò l’attività svolta in tesi durante il Dottorato, sempre all’Istituto di Biorobotica. Spero di proseguire con l’attività accademica, per me è davvero fantastico lavorare a innovazioni tecnologiche che tra 10 anni sembreranno essere normali, ma che debbano davvero contribuire ad un miglioramento della qualità della vita. Allo stesso tempo vorrei dedicarmi all’attività didattica per dare al tempo giusto tutto quello che sto ricevendo e riceverò».

Credi che l’Italia possa essere il posto giusto per svolgere la tua futura professione? E la regione Puglia potrà mai ospitare figure professionali come la tua in maniera attiva? Ci sono impieghi in regione per ingegneri bionici?

«Ammetto senza problemi che, molto probabilmente, senza il corso di Laurea in Bionics Engineering il mio percorso di studi sarebbe stato all’estero. Credo che i due istituti che gestiscono il corso (Centro Piaggio di Università di Pisa e Istituto di Biorobotica della Scuola Superiore Sant’Anna) siano davvero al pari delle Top Universities del mondo per le tematiche di Bionica. La figura dell’Ingegnere Bionico è ancora emergente: tra qualche anno possiamo cominciare a valutarne la sua collocazione nel mondo del lavoro. In Puglia forse dobbiamo aspettare: ho saputo che recentemente è stato inaugurato al Politecnico di Bari il corso in Ingegneria Biomedica. Ciò sicuramente aiuta la formazione di posti di lavoro ad hoc per gli Ingegneri Biomedici che si laureeranno nell’ateneo barese. Allo stesso tempo, non dobbiamo sottovalutare centri di ricerca, di analisi e di riabilitazione del nostro territorio in cui un Ingegnere Biomedico si può facilmente inserire».

Un ragazzo di 24 anni già laureato e specializzato, in una materia così prestigiosa e nobile d’altro canto, resta pur sempre un ragazzo di 24 anni. Raccontaci dei tuoi svaghi e della tua vita da semplice Francesco.

«Penso di essere un ragazzo molto semplice. In questi anni ho conosciuto gente da tutta Italia con cui ho condiviso molto e che amo ritrovare per scambiare due chiacchiere sulle nostre avventure e progetti. E tornare a Barletta è sempre speciale, anche se per poco, riabbracciare i parenti e gli amici è sempre fantastico. Nonostante le diverse città in cui ho vissuto, sto continuando con i miei due hobby che praticavo sin da ragazzino a Barletta: gli scacchi e i balli latino americani e caraibici, entrambi a livello amatoriale».

Francesco Lanotte