Una nuova perizia potrebbe rimettere in discussione cause e responsabilità del crollo della palazzina avvenuto in via Roma, a Barletta, il 3 ottobre 2011 in cui morirono cinque donne: 4 operaie e la figlia del titolare dell’opificio. E’ quando hanno chiesto le difese degli imputati alla Corte di Appello dinanzi alla quale è iniziato oggi il processo il secondo grado. Per i reati, a vario titolo contestati, di disastro colposo, omicidio colposo e lesioni colpose plurimi, omissione di atti d’ufficio e violazione di norme antinfortunistiche, sono imputate 14 persone fisiche e una società. In primo grado, nel dicembre 2015, i quindici imputati erano stati condannati a pene comprese fra i 5 anni e 6 mesi di reclusione e i 4 mesi. Stando all’ipotesi accusatoria il crollo fu causato dai lavori di demolizione della palazzina adiacente a quella dove c’era l’opificio nel quale morirono le donne.

A chiedere la nuova perizia sono stati gli avvocati Michele Laforgia e Andrea Di Comite, difensori dell’allora direttore dei lavori del cantiere, l’architetto Giovanni Paparella, ritenendo che le perizie del primo grado contengano contraddizioni sulle cause del crollo. Alla stessa richiesta si sono poi associati i difensori di tutti gli altri imputati. Oltre all’architetto Paparella, sono imputati l’ingegner Pietro Ceci, incaricato per conto della Giannini srl, proprietaria del suolo in cui si stava lavorando, della progettazione e sicurezza, il geometra Vincenzo Zagaria, Cosimo Giannini, legale rappresentante dell’omonima società, i fratelli Salvatore, Andrea e Giovanni Chiarelli, della impresa esecutrice dei lavori di demolizione, due vigili urbani, funzionari e tecnici comunali. Nel processo sono costituite 50 parti civili, 43 familiari delle vittime e sette fra enti, associazioni e sindacati, fra i quali Regione Puglia e Comune di Barletta, il quale è anche costituito come responsabile civile. Nella prossima udienza del 22 gennaio i giudici decideranno se disporre la nuova perizia.