Giovani e meno giovani costretti a lavorare gratis, uomini e donne assuefatti dalla logica della promessa di un lavoro pagato domani, lavoratori a 3 euro l’ora nel pubblico e nel privato : queste sono le problematiche che assillano la società e che l’autrice Marta Fana indaga nel suo ultimo libro “Non è lavoro, è sfruttamento”, uscito il 5 ottobre 2017 per gli Editori Laterza e presentato al Grow Lab di Barletta il 16 gennaio. Protagonisti della serata oltre alla sopracitata autrice anche il segretario provinciale CGIL Bat Giuseppe Deleonardis e Sabrina Digioia, esperta in diritto del lavoro. Il mercato italiano oggi si prospetta precario e frammentato, “illuso” da una retribuzione che ormai si traduce in voucher e dalla filosofia della “gig economy”, che dietro  promesse e aspettative cela (iper)sfruttamento e precarizzazione. «Questo libro parla di un lavoro che nella nostra società è ormai sfruttamento. Ad oggi il lavoro, che è un contratto, vive una fase di totale destrutturazione, in quanto gli elementi tipici di tale rapporto sono stati del tutto frantumati perdendo la loro dignità e portando il lavoratore ad essere snaturalizzato delle sue tutele» ha denunciato la Digioia in apertura.

Libro

Ma questo sfruttamento che disegno ha alla base, a favore di chi e di che cosa?” è l’interrogativo di fondo al quale ha risposto Marta Fana, che nel volume ha concentrato la sua riflessione sugli avvenimenti che hanno riguardato i giovani (che nel discorso politico a suo avviso sono traslati in coloro che “non sono in grado di intendere e di volere”). «Tante volte non è più questione di giovani o di generazione ma è un processo che ha prodotto effetti su più di una generazione. Noi ricordiamo ad inizio anni 2000 i giovani della generazione “mille euro”, oggi invece siamo nel 2017 e la generazione è quella dei giovani obbligati a lavorare a titolo gratuito. Questi sono i due momenti con cui siamo partiti nel 1997 con il pacchetto Treu, che investe la generazione dei trenta/quarantenni, fino al Jobs Act dei giorni nostri. Se vogliamo però storicizzare il processo di riforma del mercato del lavoro dobbiamo partire da molto più indietro, da fine anni 70».  Dalle lotte operaie e sociali, arriva alla crisi, alla ristrutturazione del capitalismo, al ricompattamento di ricchezza, potere e risorse nelle mani di capitalisti e speculatori) confluendo poi nei contratti a chiamata, nei voucher, passando per i rider e i magazzinieri di Amazon, fino agli stagisti e al lavoro gratuito : un iter che la Fana chiama proletarizzazione della classe lavoratrice, caratterizzata da uno sfruttamento intensivo sia del lavoro manuale sia di quello intellettuale. «Ci vuole il conflitto, ci vuole molta più lotta, non dobbiamo porre sempre l’altra guancia, usciamo via dalla logica della concertazione. Bisogna ripensare a come si fa egemonia e alfabetizzazione sindacale, oggi non c’è consapevolezza di lotta. Quello che propongo è di uscire dagli accordi integrativi sulla produzione, perché si basano sul costo del lavoro» ha ripetuto spesso l’autrice, ammettendo di auspicare ad un sindacato che non ceda a nessun ricatto e che si batta affinchè la Costituzione entri nei luoghi di lavoro senza compromessi

Deleonardis ha invece raccontato l’esperienza della CGIL e lo stato del lavoro/sfruttamento sul nostro territorio, considerando causa della paralizzante crisi del lavoro la crisi di identità della Sinistra, la messa in discussione della rappresentanza collettiva, conseguenza della disintermediazione. «Il sindacato può ed è un forte soggetto di rappresentanza, del lavoro e di classe. Noi CGIL abbiamo un forte livello di rappresentanza su territorio e non abbiamo alcuna difficoltà a richiamarlo perché è un dato reale : ci aggiriamo intorno al 17/18% su territorio che oscilla tra le parti forti nella pubblica amministrazione e settori come il commercio, con oltre 30.000 addetti». Il segretario provinciale ha proposto in risposta un “dibattito di alleanze”, come lui lo definisce, un richiamo ai rapporti individuali e soprattutto più fiducia negli organi di rappresentanza. La serata si è chiusa con la lettura di un passo tratto dalla Lode della Dialettica di Bertolt Brecht che in ultima istanza recita : “Perché  i vinti di oggi sono i vincitori di domani e il mai diventa : oggi!”, un chiaro sprone a perseguire questi propositi e a non arrendersi mai.

A cura di Carol Serafino