Ballerino e coreografo, Enrico Morelli è dotato di un talento creativo che lo ha portato ad essere una celebrità in Italia e all’Estero. La sua carriera vanta concorsi coreografici e festival internazionali in varie città italiane e non solo, oltre che riconoscimenti e medaglie che ne attestano bravura e professionalità. Di animo conservatore e tradizionalista, però, il ballerino barlettano non ha dimenticato le sue origini: sabato 20 gennaio, infatti, torna ad esibirsi al Teatro Curci di Barletta, sua città natia, con la MM Contemporary Dance Company ne La Sagra della primavera e Bolero, insieme al collega coreografo Michele Merola. Abbiamo avuto piacere di intervistarlo, nello splendido scenario della platea del Curci.

Come mai un ballerino di fama internazionale ha deciso di tornare ad esibirsi nella sua città d’origine? Quali sensazioni le ha suscitato questo ritorno?

«Premetto che sono una persona nostalgica, quindi l’idea di tornare nella mia città mi ha piacevolmente scombussolato. Fare ritorno in questo teatro e rivivere le sensazioni che ho provato durante i primi anni in cui ho iniziato a fare danza mi ha emozionato sin da subito. Devo ringraziare Mauro de Candia, che conosco perché abbiamo iniziato a studiare danza insieme qui a Barletta, che si è occupato della stagione del teatro Curci. Quando mi ha fatto questa proposta io ho accettato subito perché ero cosciente che mi avrebbe emozionato. Ciò che mi ha entusiasmato è stato anche il pensiero di ritornare in scena per tutte quelle persone che non mi hanno più visto varcare questo palco e mi fa molto piacere regalare e dedicare a loro questo ritorno».

Sagra Primavera

Domani sera andrà in scena sulle note di Stravinsky la Sagra della Primavera, spettacolo di cui lei è coreografo. Cosa l’ha ispirata per creare la coreografia?

«Sono partito dalla scelta musicale. La Sagra della Primavera di Stravinsky mi ha sempre affascinato. Ho iniziato ad avvicinarmi a questa partitura guardando uno dei capisaldi della coreografia che è Pina Bausch. Quando ho visto per la prima volta la Sagra da lei composta sono rimasto folgorato, sia dal lavoro coreografico che dalla potenza  della musica. Poi ho deciso di affrontarla con molta umiltà, in quanto non volevo mettermi a paragone con questi capisaldi del Novecento coreografico, scegliendo quindi di avvicinarmi a questa musica con una punta di distacco. Il lavoro che ne è venuto fuori credo che sia abbastanza d’impatto. In scena ci sono ganci da mattatoio appesi al soffitto che rappresentano metaforicamente delle spade di Damocle, un monito che ricorda un po’ gli orrori del passato, quando tutti gli uomini erano considerati carne da macello. In scena ci sarà dunque una lotta, gli uni contro gli altri, che ricorderà eventi del passato che andrebbero invece dimenticati. Nella serata insieme alla mia Sagra della Primavera ci sarà il Bolero di Michele Merola, in cui invece io sarò danzatore come gli altri interpreti della compagnia».

In virtù della sua presenza come coreografo nella Sagra della Primavera e come ballerino nel Bolero del suo collega Michele Merola, si riconosce di più nel mondo della danza o della coreografia?

«Mi sono iscritto a scuola di danza quando avevo dieci anni con l’idea di fare proprio il coreografo, forse uno degli unici bambini ad aver operato una scelta simile. Sono cresciuto con l’idea della bellezza, l’idea di ricercarla in tutto ciò che facevo era la mia ossessione, ragion per cui ho iniziato con la danza classica, aspirando sempre al bello, alle linee pure. Quando son cresciuto poi ho capito che si può ritrovare la bellezza anche dietro ciò che canonicamente non è riconosciuto come bello e quindi mi sono avvicinato anche alla danza moderna e alla danza contemporanea, e per finire al lavoro coreografico, che altro non è che l’esigenza di dir qualcosa. Mi sento più un coreografo che un ballerino, per quanto siano due modi diversi di raccontarsi : attraverso la danza ti esprimi grazie al tuo corpo e al tuo movimento, attraverso la coreografia lanci un messaggio che viene veicolato invece da altri corpi».

La sua carriera ha spaziato in città disparate, da Caltanissetta, a Perugia, a Rieti, a Roma, fino a raggiungere anche l’estero, partendo dalla formazione presso la scuola barlettana Spazio Danza di Angela Dimiccoli. C’è una fra queste esperienze che ricorda con maggiore affetto?

«Ringrazio di sicuro Spazio Danza di Angela Dimiccoli perche è la prima scuola di danza che ho frequentato quando mi sono affacciato a questo mondo. Grazie a lei ho avuto la possibilità di vedere tantissimo quando ero ancora piccolo e questo mi ha dato sin da subito consapevolezza di ciò che volevo diventare. E poi dal punto di vista professionale l’esperienza che mi ha segnato di più  è stato il primo lavoro coreografico tenuto in Ungheria, con una compagnia di ballo vicino Budapest. Sono particolarmente affezionato a questo ricordo, è stata un’avventura che non solo ha prodotto risultati che non mi sarei mai aspettato ma che mi ha fatto anche crescere moltissimo».

In ultimo : dopo l’esibizione del 20 gennaio, quali sono i suoi progetti futuri?

«Dopo l’esibizione al Teatro Curci abbiamo altri due spettacoli previsti per la settimana entrante qui in Italia. Stiamo poi preparando una nuova produzione con la compagnia, in cui io sarò coreografo e realizzerò una creazione sulle note di Schubert che debutterà il 24 febbraio a Correggio. Il 25 febbraio invece  partirò con la compagnia con destinazione Canada dove terremo una piccola tournée. Come coreografo a maggio lavorerò nuovamente con questa compagnia ungherese: farò una creazione a serata intera che è Orfeo ed Euridice. Da settembre del prossimo anno sarò invece in America per il Milwaukee Ballet e realizzerò una creazione che è la Casa di Bernarda Alba, sperando che vada tutto per il meglio».

a cura di Carol Serafino