Con la richiesta di un lieve aumento di pena per alcuni imputati, ma la sostanziale conferma della sentenza di primo grado, si è conclusa dinanzi alla Corte di Appello di Bari la requisitoria della Procura generale nel processo di secondo grado sul crollo della palazzina avvenuto in via Roma a Barletta il 3 ottobre 2011 in cui morirono cinque donne. Per i reati, a vario titolo contestati, di disastro colposo, omicidio colposo e lesioni colpose plurimi, omissione di atti d’ufficio e violazione di norme antinfortunistiche, sono imputate 14 persone fisiche e una società.

In primo grado, nel dicembre 2015, i quindici imputati erano stati condannati a pene comprese fra i 5 anni e 6 mesi di reclusione e i 4 mesi e ora alcuni di loro, fra i quali l’allora direttore dei lavori del cantiere, l’architetto Giovanni Paparella, rischiano un aggravamento di pena. Secondo l’accusa il crollo fu causato dai lavori di demolizione della palazzina adiacente a quella dove c’era l’opificio nel quale morirono 4 operaie e la figlia tredicenne del titolare. Oltre all’architetto Paparella, sono imputati l’ingegnere Pietro Ceci, incaricato per conto della Giannini srl, proprietaria del suolo in cui si stava lavorando, della progettazione e sicurezza, il geometra Vincenzo Zagaria, Cosimo Giannini, legale rappresentante dell’omonima società, i fratelli Salvatore, Andrea e Giovanni Chiarelli, della impresa esecutrice dei lavori di demolizione, due vigili urbani, funzionari e tecnici comunali.

Nel processo sono costituite 50 parti civili, 43 familiari delle vittime e sette fra enti, associazioni e sindacati, fra i quali Regione Puglia e Comune di Barletta, il quale è anche costituito come responsabile civile. Nella prossima udienza del 2 marzo 2018 ci saranno le discussioni dei difensori degli imputati.