Dopo il risultato elettorale, incontriamo il neo-eletto senatore Dario Damiani, candidato con il listino del proporzionale di Forza Italia nel collegio Puglia01. La prossima settimana inizierà il suo nuovo impegno a Roma con un incontro politico alla presenza del presidente Berlusconi.

Consigliere comunale a Barletta dal 2006, assessore provinciale al Bilancio della Bat dal 2009 al 2014 con l’unica amministrazione eletta della storia, quella di Francesco Ventola; oggi arriva al Senato della Repubblica: un coronamento del suo impegno per il territorio. Ci sarà spazio per questo, e per il Mezzogiorno, in chiunque sarà chiamato a governare questo particolare e confuso momento politico nazionale?

«Non dimentichiamo anche dal 1994 al 1998 che ho svolto, all’età di 19 anni, il ruolo di consigliere di circoscrizione di Borgovilla-Patalini per Alleanza Nazionale, ci tengo al mio quartiere, iniziando la battaglia per l’eliminazione dell’elettrodotto, conclusasi dopo oltre vent’anni. In questo momento c’è grande fibrillazione, come sapete; il 23 prossimo ci sarà il nostro insediamento, con le elezioni dei Presidenti delle Camere e poi le Consultazioni del Presidente della Repubblica per formare il Governo. Quindi un po’ di tempo andrà via. Negli ultimi anni il capitolo Mezzogiorno è mancato completamente nell’agenda politica dei Governi. Si ha bisogno di grandi investimenti nel settore dei trasporti (ferrovie, porti, aeroporti), guardando al Nord Italia ma soprattutto al Nord Europa. Poi il Mezzogiorno ha bisogno d’importanti interventi di riforma per sanare la condizione di disoccupazione soprattutto giovanile, oggi a livelli preoccupanti: i giovani devono poter trovare lavoro al Sud, incentivandone le assunzioni da parte delle aziende attraverso una riduzione o completa eliminazione dei contributi. Mi auguro che si riesca a lavorare insieme con tutti i parlamentari del Mezzogiorno, facendo squadra su questi temi per portare a casa il risultato».intervista Damiani

Forza Italia non ha avuto un boom di consensi qui da noi, nonostante la sua elezione, quasi 9000 voti nella città di Barletta che tuttavia sono in linea con i risultati percentuali regionali del partito di Berlusconi. Come commenta lo tsunami del M5S, e soprattutto la scarsa tenuta delle forze politiche tradizionali di destra e di sinistra?

«Il dato regionale, della BAT e di Barletta per Forza Italia oscilla intorno al 20%, che è sicuramente al di sopra della media nazionale (14%); FI cresce in Puglia rispetto alle regionali del 2015 e la coalizione di Centrodestra ottiene lo stesso risultato delle politiche del 2013. Certamente non siamo neanche cresciuti. Chi ha perso tantissimi consensi è il Centrosinistra, i cui elettori si sono spostati sul M5S: il centrodestra ha retto, il centrosinistra ha perso nonostante la Regione sia governata dal PD. Dobbiamo chiederci come mai una parte anche del nostro elettorato abbia scelto il M5S: dobbiamo fare un’analisi seria cercando di recuperare quei consensi».

Un grande risultato, invece, per Barletta, potremmo dire storico, che ha saputo eleggere ben tre senatori. Prima ancora della campagna elettorale il centrodestra barlettano, soprattutto come forza d’opposizione, aveva fatto proprie delle battaglie: penso ai trasporti, soprattutto ferroviari, di cui l’intero Meridione sconta un gap notevole con il Nord, o anche alla questione riguardante i presidi di sicurezza distribuiti nella nostra Provincia. Cercherete di collaborare per il bene della vostra città?

«Il Centrodestra barlettano si è occupato in tanti modi delle questioni riguardanti il trasporto, soprattutto ferroviario, maltrattato in questi anni con la soppressione delle fermate o con le infrastrutture non sufficienti. Ovvio che cercherò di portare queste questioni all’attenzione del Governo centrale. Per quanto riguarda i presidi di sicurezza, abbiamo assistito recentemente alla soppressione della stazione di Polizia Stradale a Barletta, diventando solo un ufficio all’interno del Commissariato; non c’è ancora la Questura ad Andria; il Comando provinciale dei Vigili del Fuoco, destinato a Barletta, non si è ancora concretizzato. Insomma, esistono importanti impegni assunti con il territorio, che immagino troveranno sponda anche negli altri parlamentari locali».

Un passaggio cruciale prossimo sono le Elezioni amministrative che eleggeranno il nuovo sindaco a fine primavera: ritiene che il risultato di queste Politiche abbia sconvolto gli schemi interni alle coalizioni tradizionali? Ricordo che anche nel 2013 a distanza di pochi mesi le Amministrative diedero un risultato diametralmente opposto alle precedenti Politiche. Quali caratteristiche deve avere secondo lei il sindaco di domani a Barletta?

«So benissimo che il voto nelle elezioni amministrative interpreta una maggiore vicinanza rappresentativa dei candidati. Già le candidature per queste Politiche hanno prodotto dei cambiamenti a riguardo delle prossime Amministrative: penso al ritiro delle Primarie del Centrosinistra. Ora bisognerà capire se ciò che era stato deciso rimane valido: il PD ritirerà  o confermerà la candidatura di Scelzi? I vari partiti della coalizione di Centrodestra stanno discutendo al loro interno prima, e poi come coalizione si aprirà un confronto con le forze politiche alternative al Partito Democratico. Si può creare anche un nuovo progetto politico su basi programmatiche, evitando il gioco di “asso pigliatutto” svolto dal PD in questi anni, controllando tutto dal Comune alle Partecipate. Dopo le analisi del voto di questi giorni, via al confronto; il candidato potrà essere sostenuto da una coalizione civica o politica, purchè in grado di cambiare la gestione amministrativa di questa città».