Per la corsa a Palazzo di Città delle Elezioni amministrative del prossimo 10 giugno, incontriamo un altro candidato sindaco: Flavio Basile, già consigliere comunale e presidente della Commissione consiliare Lavori Pubblici.

Alcuni mesi fa ha aderito alla Lega di Matteo Salvini, che ha registrato un buon risultato anche a Barletta alle elezioni del 4 marzo. Oggi si presenta come candidato sindaco per questo partito fino a pochi mesi fa di vocazione “settentrionalista”: questa posizione non può essere un handicap, per una città pugliese?

«Assolutamente no: è noto che Matteo Salvini, all’indomani della sua elezione a Segretario della Lega, ha posto un cambio di rotta rispetto al passato, imponendo ai vecchi generali della Lega un’apertura ai bisogni di tutto il territorio nazionale. Ha combattuto all’interno del partito per questa visione, ottenendo ottimi risultati nelle scorse Elezioni politiche, anche in Puglia e a Barletta. Ha saputo, da europarlamentare, porre quegli interrogativi su alcuni paradossi delle politiche europee che svantaggiano i prodotti italiani, come ad esempio l’olio d’oliva o il riso. L’altro cavallo di battaglia di Salvini è la sicurezza: quando dice stop all’immigrazione, dice di fermare quella clandestina e illegale, di fermare la speculazione affaristica che c’è dietro».30742965_10214275550456092_6613314063113912320_n

Il centrodestra di Barletta non è mai riuscito ad eleggere un proprio sindaco, oggi si disgrega e in parte sostiene una coalizione civica trasversale. Cosa è successo al centrodestra barlettano?

«Il centrodestra barlettano oggi è sostanzialmente rappresentato solo dal sottoscritto. Se io ho contestato fino ad oggi in Consiglio Comunale l’azione di una maggioranza di centrosinistra, non ha senso seguirla in gran parte in una coalizione civica. La coalizione civica nasconde il fallimento di una visione politica; la ventata d’aria nuova, che i cittadini cercano, non vuol dire nascondersi dietro queste maschere napoletane che hanno distrutto la città in questi anni. L’adesione al “civismo” è sintomo dell’incapacità di formulare delle liste da parte dei miei ex alleati. Rinunciando al proprio simbolo, tradiscono la propria identità ed i propri elettori. Oggi la gente vuole i fatti, e non mi risulta che quell’ammucchiata possano incarnare una proposta per il rilancio della città. Io con il minestrone non ci posso stare.».

Per cinque anni consigliere comunale all’opposizione di centro-destra del sindaco Cascella, che ha spesso attaccato duramente: quali sono secondo lei i principali errori di questa Amministrazione comunale? Di chi sono le principali responsabilità?

«Le responsabilità di Cascella stanno soprattutto nel fatto di non essere stato in grado di battere il pugno sul tavolo con quei soggetti che hanno causato la disgregazione di quella maggioranza. Cascella ha dimostrato di essere un uomo coerente, una brava persona, ma il suo progetto politico era fallimentare. La gente sta iniziando a capire che questi personaggi sono perennemente in fuga dalle logiche della maggioranza perché hanno realizzato di non riuscire a realizzare, né con Cascella, né con Maffei (primo e bis) i loro intenti, non certo nell’interesse della collettività. Vogliono ingannare gli elettori con un candidato sindaco (Cannito ndr) che ha sempre fatto parte della coalizione di centrosinistra».

Avrà modo di raccontare bene il suo programma elettorale nelle prossime settimane. Quali sono le principali questioni su cui crede si debba concentrare un Sindaco?

«Ritengo che sia giusto ripartire proprio dal lavoro sul DPP del PUG (Documento Preliminare Programmatico al Piano Urbanistico Generale), perché siamo fermi alle regole di un Piano Regolatore del 1971. Entro nel merito, il palazzinaro o uomo del mattone deve sapere che lì non si può costruire, che là la variante non si può fare. Il cittadino deve sapere qual è l’area commerciale, deve sapere qual è l’area turistica, l’area verde, ecc. Bisogna ripristinare delle regole chiare: oggi a Barletta questo manca, riducendo le logiche perverse che finora hanno spadroneggiato. Per me il DPP va bene così com’è: l’ho studiato molto attentamente come Presidente della Commissione dei Lavori Pubblici. Lo condivido e lo voterò il 23 (oggi ndr), e vediamo se i miei colleghi lo rendano possibile in Consiglio comunale e qui lancio la sfida. Bisognerà vedere come si comporteranno quelli della nuova “ammucchiata” civica e lo stesso Cannito. Poi sappiamo che Cannito si espresse sfavorevolmente allo sviluppo delle politiche dei Dehors, chiedendo addirittura, alla mia Commissione, la riapertura al traffico di Via Baldacchini dove oggi si consuma gran parte della “movida” nei fine settimana barlettani. Io non sono d’accordo perché sono dalla parte dei giovani imprenditori che ci mettono la faccia e i soldi e creano opportunità di lavoro per i barlettani. La sicurezza sarà l’altra delle mie priorità. Non possono fare tutto una pattuglia dei Carabinieri e una della Polizia: servono dei presidi, anche fissi, di polizia municipale in una zona come la 167; il vigile di quartiere deve poter rispondere alle esigenze della comunità che abita in un territorio, perché il cittadino paga le tasse e le paga per stare anche più sicuro».

Dunque farà quella che lei stesso ha definito “una battaglia ideologica di coerenza”: con chi? Fratelli d’Italia sarà della partita?

«La coalizione è prima di tutto fatta dagli uomini e non ci deve essere chi si nasconde dietro una falsa coalizione civica dove si va per vincere facile alla “Win for Life”. La mia battaglia è incarnata nel mio DNA come battaglia di coerenza: l’esternazione di ciò dovranno essere i fatti. Per questo sposo le logiche di Matteo Salvini, su cui mi ritrovo. La coalizione, ad oggi, è formata dalla Lega da me guidata, da Rivoluzione Cristiana rappresentata da Francesco Filannino e dalla mia storica lista civica Adesso Puoi di cui sono ancora oggi capogruppo in Consiglio comunale, che è rappresentata da Mario Spera. Fratelli d’Italia si assumerà la responsabilità per non aver condiviso percorso di coerenza in linea con le direttive nazionali. Questo denota che il suo esponente non farà una lista non avendo la forza, celandosi dietro il civismo: chiamasi fallimento di ogni principio ideologico».