In occasione dell’apertura straordinaria al pubblico del sito storico di Canne della Battaglia, abbiamo deciso di effettuare una visita all’antichissima cittadella. Una testimonianza preziosa conservata sino ai giorni nostri, un luogo che parla nonostante il silenzio che lo circonda, una terra che narra di una delle più grandi sconfitte della storia dell’Impero: la disfatta che subirono i Romani nel 216 a. C. per mano di Annibale il Cartaginese, durante la Seconda Guerra Punica.

Immersa nel verde, la cittadella di Canne si staglia ancora oggi in altura, conservando antichi resti e reperti di quella che un tempo dovette essere una piccola e fiorente città appartenente all’Impero Romano. Sita nei pressi dell’Ofanto, conserva oltre ai resti dell’epoca romana anche alcuni reperti archeologici di grande interesse, oltre a quelli di un villaggio apulo e quelli di una necropoli. Antichissimi reperti testimoniano l’esistenza di questa cittadella sin dall’età della pietra, nel sito sono infatti visibili mura megalitiche ed un menhir scoperto nel corso di uno scavo archeologico. In epoca romana emporio della città di Canosa, la piccola Canne fu poi detta “campo di sangue” in seguito alla celebre battaglia, subì le devastazioni dei barbari nel corso delle invasioni e fu distrutta dalle truppe di Totila, ma continuò silenziosamente a vivere, fino a quando qui non fu istituita la diocesi su cui si sarebbe installato il vescovo San Ruggiero, poi divenuto patrono di Barletta. Conobbe un veloce periodo di splendore sotto i bizantini, ma dopo la distruzione operata da Guiscardo non riuscì più a ritrovare la sua antica bellezza e lentamente la sua popolazione si trasferì pian piano verso la vicina città di Barletta.

Le antichissime rovine della città medievale, sono ancora oggi ben visibili e narrano di tutte le vicissitudini che interessarono la località. Passeggiando tra le vie dell’antica Canne si respira un’aria intrisa di storia e valore. Nei pressi del complesso cittadino la Fontana di San Ruggiero, datata al XII secolo, tristemente abbandonata all’incuria. Lo stesso sito reso visitabile per l’occasione della Festa della Liberazione non versa nelle migliori condizioni e meriterebbe con i resti che conserva di essere opportunamente rivalutato e reso degno di essere una vera e propria attrattiva turistica in grado accogliere visitatori per tutto il corso dell’anno. In quanto a sicurezza, le aree recano piccole recinzioni create con paletti e cordicelle, quando, soprattutto verso l’esterno della città, sarebbero necessarie misure più imponenti. Non ci resta che attendere la “futura nuova amministrazione” di Barletta, auspicandoci che nell’attuare i provvedimenti, si consideri il celebre detto popolare “Viene prima Canne che Canosa”.