Una tra le più affascinanti leggende che riguardano la città della Disfida narra di un’isola che si trovava al largo delle spiagge barlettane, denominata di Sant’Orsola. L’isola era un luogo dall’incredibile fascino, situato nei pressi del porto della città, sul quale addirittura si racconta che Ettore Fieramosca ricevette la sua benedizione come cavaliere della Disfida prima di battersi con La Motte.

La storia popolare parla infatti di questo luogo misterioso, situato in corrispondenza del cosiddetto “Paraticchio”, un isolotto, poi inghiottito dal mare nel corso del periodo medievale. Al riguardo non esistono però testimonianze tangibili, cartine geografiche o scritto storici o di altro genere, ma solo dicerie che si sono tramandate di bocca in bocca, giungendo sino ai giorni nostri.

Di recente molti storici e studiosi si sono interessati alla questione, andando ad incuriosire la cittadinanza, presa dalla voglia di scoprire se davvero sia mai esistita un’isola legata, attraverso misteriosi rituali, ad alcuni tra i personaggi storici più importanti della città. Proprio per questo, con l’intensificarsi delle ricerche e degli studi, si è compreso come probabilmente a livello popolare si siano confuse le narrazioni, giungendo alla conclusione che con molta probabilità, quella conosciuta come l’isola misteriosa, altro non fosse che il Lazzaretto, presente in molti scritti su Barletta.

Negli scritti del marchese Massimo D’Azeglio si trovano però dei riferimenti ad un’isola nei pressi di Barletta, un luogo misterioso nel quale fu fantasiosamente collocata la donna di Ettore Fieramosca, Ginevra, prigioniera in un convento. Un’invenzione letteraria amatissima dalle masse, della quale però poi il celebre scrittore si scusò.

L’unica “isola” esistita al largo della città è infatti proprio quella denominata “Lazzaretto”, un luogo successivamente inglobato nel porto, noto ai pescatori. Una piantina del 1700 mostra infatti suddetto isolotto, dove venivano relegati coloro i quali erano stati intaccati dalla dilagante pestilenza. Su quest’istmo vi era anche una chiesa, nella quale si effettuavano le estreme unzioni e dove stanziava una confraternita denominata proprio “Della morte”, che si occupa di alleviare le sofferenze dei moribondi, nel luogo dove attualmente si trova la capitaneria di porto. Oltre lo stesso Lazzaretto si trovava un frangiflutto dove venivano attaccati i velieri per la quarantena.

All’altezza del Paraticchio ci sono delle testimonianze sulle quali resta traccia di una sorta di protuberanza in roccia, detta in barlettano “Pagghiaroule”, un luogo poi inabissatosi in seguito al movimento della terra. Insomma una storia di quelle che lasciano il segno, pare infatti che tutt’ora i pescatori barlettani, in virtù di un’antica credenza, non peschino nei pressi di questo luogo misterioso, pena grandissimi pericoli.