Quando si dice la verità non bisogna dolersi di averla detta. La verità è sempre illuminante. Ci aiuta ad essere coraggiosi”: un monito a vivere al meglio il tempo che ci è stato dato quello di Aldo Moro, che ha funto da corredo tematico al dibattito svoltosi mercoledì 30 maggio presso la Sala della Comunità Areopago della Parrocchia San Paolo Apostolo e che ha visto protagonisti i sei candidati alla carica di sindaco della città di Barletta: Cosimo Damiano Cannito, socialista e pilastro del PSI e della coalizione progressista a Barletta; Carmine Doronzo, il più giovane dei candidati, dirigente nazionale di Sinistra Italiana, passato all’opposizione di Cascella; Michelangelo Filannino, di stampo fortemente ambientalista, candidatosi negli anni ’90 nella lista dei Verdi; Rosa Gadaleta, a capo di un movimento centrista e di impronta democristiana; Benedetto Delvecchio, esponente del Partito Democratico e infine il leghista Flavio Basile, in rappresentanza del centrodestra. Il tempo che la nostra città sta vivendo è precario, avulso da certezze in politica. Lo scopo della serata, dunque, come ribadito dal moderatore Rino Daloiso, era quello di instaurare un clima di confronto, ascolto e riflessione, che potesse consentire ad ognuno dei sei candidati di esporre la propria linea, la propria verità e le proprie idee, in un’ “arena del confronto” che non diventasse la cristallizzazione di idee già precostituite. La serata, costellata da una folta rappresentanza di cittadinanza barlettana, è stata articolata secondo un vero e proprio botta e risposta, sulla stregua di una serie di quesiti ideati dal gruppo parrocchiale ai quali i candidati erano tenuti a rispondere una volta ciascuno.

Grande scalpore ha scatenato la domanda d’apertura, riguardante l’opinione nei confronti della sindacatura appena conclusa, secondo la prospettiva del programma politico dei singoli candidati: se c’è stato chi come Gadaleta, portavoce di lealtà e trasparenza, candidatasi per la prima volta, ha precisato di non voler giudicare la vecchia amministrazione comunale, chi come Cannito ha puntualizzato di considerare Cascella appartenente ad una fase ormai superata e lontana dal presente e dal futuro. Delvecchio ha ringraziato il primo cittadino uscente per il contributo dato in un momento difficile della realtà barlettana, chi come Doronzo ha citato “Una vita in vacanza” (successo dello Stato Sociale) come riassunto dell’attività di Cascella sottolineando dunque la propria posizione oppositoria, c’è stato chi invece, come Filannino, ha scelto la strada del silenzio.

Posizioni più o meno concordanti tra i candidati invece sono state ribadite rispetto a cosa sarebbe necessario fare affinchè Barletta abbia una precisa collocazione in Europa e in che modo possano essere valorizzate le divere risorse del territorio, fra la ribellione della platea che definiva la città in netto degrado: Delvecchio, Cannito, Filannino, hanno concordato nel considerare la chiave del futuro proprio la partecipazione di Barletta nella compagine europea e che chiunque metta in atto politiche che compromettono questo progetto sia da allontanare in quanto attentatore della sicurezza della nazione; pungente Basile nel suo scontro con Cannito, allusivo ad un Ufficio Europa inutilizzato nella nostra città; Doronzo ha preso posizione rispetto all’importanza dei principi politici (anziché finanziari) su cui si è fondata l’Europa fino ad ora, che vorrebbe portare nella città di Barletta, senza alzare muri ma anzi costruendo ponti; simile l’opinione di Gadaleta, fortemente incentrata sull’uso dei fondi regionali ed europei per lo sviluppo dell’imprenditoria giovanile, incentivando il progresso per dare lavoro a tanti giovani disoccupati e non solo. Temi caldi e atmosfera calda dunque, che affonda le sue radici in problematiche ancestrali che la cittadinanza barlettana spera possano essere risolte attraverso un clima di cooperazione, di un sano lavoro di squadra e promesse finalmente mantenute.

A cura di Carol Serafino