Un fenomeno piuttosto preoccupante è quello che riguarda il Gioco d’azzardo, in grado di creare una vera e propria patologia, una “dipendenza senza oggetto” come lo definisce il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali. Argomento di grande attualità, che merita grande attenzione da parte delle Istituzioni e soprattutto delle scuole. Ieri mattina, presso l’auditorium “Pietro Mennea” del Liceo Scientifico “C. Cafiero” di Barletta, sono stati presentati i dati raccolti attraverso un progetto di prevenzione primaria, “Stop the game now”, avviato già dal mese di novembre nella stessa scuola con le psicologhe Francesca Lacerenza e Valentina Monticelli. La presentazione dei dati è avvenuta grazie alla partecipazione degli studenti coinvolti durante questi mesi, con la partecipazione dei docenti e dei rappresentanti delle istituzioni locali. Questo progetto è stato patrocinato dal Comune di Barletta, per cui ha presentato i saluti istituzionali il Commissario Prefettizio, Gaetano Tufariello.34117320_10214560224692770_4319381891565223936_n

Un percorso di formazione-informazione, durato sei mesi, volto a sensibilizzare soprattutto gli adolescenti sul fenomeno del gioco d’azzardo, analizzando i motivi che spingono allo stesso con un’attenta valutazione dei fattori di rischio, aumentando la consapevolezza di una presa di coscienza degli effetti della dipendenza. Purtroppo, è noto come l’uso inconsapevole di questa trappola sociale generi una sorta di effetto domino di problemi che si rivolgono contro la propria situazione economica, lavorativa e con il rapporto con i propri familiari. Una dipendenza “senza sostanza”, fenomeno di grandissime proporzioni che è stato registrato anche nella nostra città: oltre 60 milioni di euro spesi per il gioco d’azzardo nel primo semestre del 2017 (dati diffusi dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli); in Italia parliamo di quasi 40 miliardi tra slot-machine, gratta e vinci e scommesse sportive. Ecco la nota assurdità del problema, messa in evidenza anche dal consigliere regionale Ruggiero Mennea: lo Stato italiano trae profitti inimmaginabili per diffondere una patologia, che dall’altra parte deve curare, con un enorme spesa, rendendosi garante di un sistema distruttivo per la società stessa. Anche la Regione Puglia, attraverso progetti come questo, sostiene l’attività di prevenzione fondamentale per ridurre il fenomeno come dimostrato dai dati raccolti. La lotta al GAP è partita proprio dai comuni, rendendosi conto che si tratta di un fenomeno da combattere già nelle sue fondamenta socio-culturali che ricadono su ogni tipo di fascia d’età e di condizione sociale.

34033530_10214560212652469_256999049012445184_nLe modalità di gioco sono ormai diffuse anche on-line, respingendo i propositi vani di legge per allontanare i minorenni dalle sale commesse, semplicemente non consentendole di sorgere vicino agli edifici scolastici o parrocchiali. Non basta. La pubblicità mediatica nei confronti del gioco d’azzardo è dilagante su ogni canale, creando effetti ossessivi, con l’appoggio anche di noti testimonial, non fanno altro che abbassare le difese e avvicinare, soprattutto i giovani, al gioco. La dirigente comunale ai Servizi sociali, Santa Scommegna ha voluto evidenziare l’importanza del lavoro svolto con tale progetto, garantendo massima diffusione dei dati raccolti, affinché possano anche questi svolgere un ruolo di contrasto al fenomeno. È intervenuto anche il Responsabile del progetto, il funzionario comunale Ernesto Bernardini, l’avv. Chiariello vicepresidente dell’associazione “Donne giuste”. Il cosiddetto Gambling disorder, oggi universalmente riconosciuto come disturbo patologico, è stato analizzato anche da Don Vito Carpentiere, da sempre vicino ai giovani e profondo conoscitore delle situazioni sociali, fino a poco tempo fa in periferia, oggi in centro: «Colpisce tutti in qualsiasi zona della città, vicino o lontano dalle sale scommesse». L’analisi del fenomeno è stata anche di tipo storico, visto che il gioco d’azzardo ha radici molto lontane addirittura risalenti all’Antica Roma, il suo nome prende origine dalla parola araba che indica il dado come strumento di gioco principale del passato; nel medioevo, la Chiesa accosta l’idea del gioco d’azzardo al peccato: Dante nella Divina Commedia colloca gli scommettitori all’Inferno nello stesso girone dei suicidi. Ai nostri giorni certamente la tecnologia ha avvantaggiato le aziende che lucrano profumatamente su questo fenomeno, creando una più semplice disponibilità delle offerte di gioco.

L’incontro è stato introdotto dalla Dirigente amministrativo scolastico Anna Dicuonzo. Intervenuti anche il Dirigente scolastico, prof. Citino e la prof.ssa La macchia.