Concetta Di Matteo non fu la mandante dell’agguato fallito, tre anni fa, a Pasquale Ventura, ex capogruppo consiliare del Pd di Barletta, dal quale la donna era gia’ separata da tempo. Lo ha stabilito il Tribunale di Trani, che oggi ha assolto Di Matteo (difesa dall’avvocato Renato Bucci) “per non aver commesso il fatto“.

Con lei assolto “perche’ il fatto non costituisce reato” anche Gennaro Rociola (difeso da Raffaele Dibello), accusato di aver nascosto il casco integrale indossato dal presunto killer durante l’agguato. I fatti contestati risalgono al 20 gennaio 2015. Ventura (all’epoca capogruppo Pd del Consiglio comunale di Barletta) si trovava sotto casa della figlia in via Firenze a Barletta, quando venne raggiunto da due uomini a bordo di una moto. Uno di loro fece fuoco contro di lui. Il politico riusci’, pero’, a sfuggire alle pallottole. La mandante – secondo quanto accertarono le indagini della polizia e sostenne la Procura di Trani – era la ex moglie Concetta Di Matteo. Nell’ottobre scorso la Corte d’Appello aveva gia’ riqualificato il reato contestato ai due presunti esecutori materiali e all’intermediario (tra la mandante e gli esecutori stessi), da tentato omicidio in lesioni personali aggravate, e ridotto le condanne: da 8 anni del primo grado a 3 anni e 4 mesi per Giacomo Lanotte (esecutore materiale) e Igli Kambleri (alla guida della moto); mentre da 6 anni e 8 mesi a 2 anni per Artan Belliu. In pratica, i giudici dell’Appello avevano accolto la tesi difensiva secondo cui gli imputati volevano solo ferire Ventura e non ucciderlo. Ora l’assoluzione degli ultimi due imputati. Ventura, peraltro, aveva gia’ ritirato la costituzione di parte civile nel processo