Roberto Pastore, giovane barlettano laureato in Scienze della mediazione linguistica e laureando in Lingue per la Comunicazione Turistica e Commerciale all’indirizzo Relazioni Commerciali Internazionali, ha vinto con altri due componenti del suo team, un importante riconoscimento presso l’Università degli studi di Verona, nel contesto del Contamination Lab. Il premio conferito anche dal MIUR, il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, consiste in denaro, per aver vinto la sfida nel settore innovazione ed imprenditoria sociale, con lo sviluppo di un business model per una Onlus di Verona, Fondazione Fevoss.

In che modo avete deciso di partecipare al Contamination Lab?
«Il Contamination Lab era alla sua 1^ Edizione presso l’Università Degli Studi di Verona, in collaborazione con l’Università di Padova ed il MIUR. È stato indetto un bando di concorso ad inizio anno accademico nel quale sono stati selezionati successivamente solo 25 soggetti tra studenti, laureandi, laureati e dottorandi di ricerca (di cui un solo pugliese, ovvero me stesso) in base a dei requisiti precisi come carriera accademica, esperienze lavorative e curriculum vitae».

Lavorare in team, una sfida superata a pieni voti. È stato semplice?
«I team sono stati formati dalla commissione dell’Università in base alle nostre discipline di studio e alle nostre competenze. In base alle stesse ci sono state affidate due tipologie di “sfide”: una di innovazione sociale ed una di innovazione economica/tecnologica. Non è facile lavorare in team, ma vi garantisco che è gradevolmente stimolante.
In partenza è stato complicato, idee differenti, pensieri divergenti, impegni didattici e lavorativi, deadline, alta concorrenza da parte degli altri due team che gareggiavano per la nostra stessa “sfida sociale”, ma sin da subito siamo stati coesi e concreti. Ho lavorato egregiamente con il mio team e ci siamo anche molto divertiti. Penso che queste siano le chiavi del successo collettivo».

Come nasce il vostro progetto? Quali percorsi avete seguito per svilupparlo?
«Durante le scorse settimane abbiamo svolto attività di alta formazione frontale e coaching a distanza con educatori di prestigio. Abbiamo seguito il modello “eureka” utilizzato da una delle più grandi strategic innovation company mondiali, la IXL Center di Boston. In altre parole, abbiamo irrobustito il nostro cosidetto pensiero creativo. Nella prima fase abbiamo discusso di alcune idee innovative (brainstorming), in fase 2 abbiamo svolto ricerca primaria e secondaria, in fase 3 abbiamo sviluppato dei business concepts, motivandoli in fase 4. Nella quinta ed ultima fase abbiamo sviluppato un vero e proprio piano di implementazione (business plan). Il team rosso, durante questo specifico progetto, si è focalizzato sulla riorganizzazione aziendale e sulla sussidiarietà orizzontale, attraverso una strategica comunicazione online/offline ed il supporto di nuove attività parallele inerenti al core business aziendale».

Quanto conta l’innovazione imprenditoriale per sviluppare modelli di business? Cosa rappresenta per voi questa vittoria?
«La cultura crea richezza, aggiunge valore e dà un contributo essenziale all’innovazione, al marketing, al design. Politica culturale è sinonimo di politica innovativa che è sinonimo di politica economica” – scrive Gian Paolo Manzella nel suo celebre libro “L’economia Arancione – Storie e politiche della creatività”. Spesso le organizzazione no-profit e le PMI italiane sono carenti in ambito culturale, strutturale e comunicativo. Ecco perché il nostro creative design thinking potrebbe essere applicabile ad ogni qualsiasi tipologia di impresa».

Il futuro si crea a partire dalle idee. Qual è la vostra prospettiva sui prossimi passi da compiere?
«Io ed il mio team abbiamo lavorato duro per sviluppare questo business model e abbiamo già iniziato a concretizzare tutte queste idee di sviluppo presso la Fondazione Fevoss di Verona. Lo step successivo è sicuramente quello di promuovere il nostro Business Model Innovativo non solo nei confine del territorio veronese, ma anche in ambito nazionale».