Due erano i principali obiettivi posti dalla candidatura a sindaco di Mino Cannito: il primo, già era stato evidenziato dallo stesso Sindaco cinque anni fa decidendo di andare all’opposizione non tanto di Cascella, ma di quell’anomalo Partito Democratico che andava crescendo e che si è rafforzato in questi anni a Barletta, bisognava togliere lo scettro in mano a quegli esponenti Dem, colpevoli di aver cristallizzato la politica locale per troppo tempo; il secondo, più rispondente alle ultime novità, doveva fermare l’avanzata “populista”, che già aveva trionfato pochi mesi prima durante le elezioni politiche a Barletta come in tutta Italia, con gli oltre 22.000 voti per il M5S. Certo, non possiamo accettare il fine e giustificare i mezzi: il carrozzone “troppo largo” è all’origine dei problemi che stanno emergendo durante questa lunghissima crisi politica a Palazzo di città.

Gli obiettivi sono stati raggiunti dal Primo cittadino, tuttavia ora si trova a pagar le conseguenze. Ora è forte solo di una maggioranza relativa, con cui non è possibile governare da soli, che appare ovvio deve rivolgersi alle opposizioni prima di tutto per l’elezione del Presidente del Consiglio comunale. Difficile poter contare su chi non vede l’ora di tornare alle urne. Il trionfo di Cannito con il 53% al primo turno delle scorse Amministrative del 10 giugno non è solo la vittoria ascrivibile alla “coalizione allargata”, è una volontà popolare di oltre 26 mila preferenze, quasi 17.000 in più rispetto al Movimento 5 Stelle. Bisogna solo augurarsi che questa crisi non faccia perdere altro tempo alla città.

Il quesito, che immagino si ponga, è accettare l’aiuto di tutte le opposizioni o di alcuni sì e altre no? Numericamente il Partito Democratico potrebbe aiutare questo scatto di buona volontà del Sindaco, non offrendo ulteriormente pane per i pentastellati, anche se la voce ufficiale della base non vuole questo, ma dovrebbe meglio riflettere sulle alternative. Cioè, mesi di buon governo accettando un sindaco seppure non candidato nella propria compagine potrebbero giovare al morente PD locale, viceversa se lasciasse troppo spazio al M5S, questi crescerebbe a dismisura e non ci potrebbe essere Cannito che tenga alle prossime elezioni. Gli altri consiglieri sono i due della Coalizione civica, che dovrebbero riflettere sul futuro di questo pensiero politico locale per farlo lievitare anziché soffocarlo e renderlo inerme, poi il leghista Flavio Basile. Questi ultimi dichiarano una totale chiusura a partecipare a “giochi di maggioranza”, seppure eleggendo soltanto il Presidente del Consiglio comunale.  Il gruppo dei Cinque Stelle ha comunicato di ritirare il nominativo per la candidatura del loro consigliere Coriolano, lasciando in definitiva la possibilità di evitare lo scontro istituzionale, convergendo sempre sulla loro Carone che resterebbe come “consigliera anziana” automaticamente, dopo aver condotto le prime sedute in maniera equa e con il valore di terzietà necessario a questo ruolo: «Restiamo comunque disponibili a valutare – si legge nel comunicato – un’eventuale candidatura del Movimento 5 Stelle alla Presidenza del Consiglio, qualora sulla stessa si dovesse registrare un’ampia convergenza». Pare la soluzione più ovvia, ma non l’unica vista la possibilità numerica del gruppo Dem, che tuttavia appare diviso sul da farsi. Ieri intanto la consigliera Mele, rimasta tra i fedeli a Cannito, torna a parlare di quest’Amministrazione come “una grande opportunità per Barletta”, in una sorta di ‘Governo di salute pubblica ‘. Intanto pare che tra gli 8 dissidenti si vada sfaldando l’unità d’intenti, iniziando a dialogare come singole liste. Nei prossimi giorni Barletta celebrerà la Disfida in città, poi verrà la volta dei conti in Consiglio comunale.