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Barletta, terra di storie e leggende, misteri e bellezze, anticamente fu sottoposta a numerose dominazioni, che si susseguirono nel corso dei secoli. Una storia che contribuì a modificare l’assetto territoriale della città, ampliandone i confini. Di tutto l’antico apparato difensivo, anticamente costituito da mura, porte, bastioni e torrioni, oltre che dall’incredibile ed imponente castello voluto dal sovrano illuminato, Federico II di Svevia, ad oggi restano le mura a nord della città, quelle che si affacciavano sul mare in via diretta, il castello, Porta Marina ed il Paraticchio.

Sono diversi gli studiosi che hanno provato a ricostruire la stessa storia della cinta muraria della città ed i suoi collegamenti con le diverse dominazioni. Molti mettono in dubbio le date di costruzione delle mura, altri discutono del loro originale posizionamento. Probabilmente le incertezze sono dovute alla carenza di lavori e scavi archeologici opportuni che potrebbero in realtà rimettere in luce importanti testimonianze per lo studio delle mura.

Dagli studi approvati sembra che la prima cinta dell’urbe sia stata eretta tra il 1046 ed il 1050, grazie a Pietro il Normanno, per delimitare il nucleo urbano di Santa Maria, localmente detto della marineria, difeso dagli attacchi via mare grazie a Porta Marina (diversa da quella odierna e posizionata all’estremità di via Sant’Andrea. Le mura medievali invece costeggiavano quella che attualmente è piazza Pescheria, per poi proseguire fino a Porta Gloria, compresa tra la chiesa del Purgatorio e Palazzo Bonello, in direzione dell’attuale vicolo Gloria. Il percorso seguiva l’antica via del Cambio, oggi via Cavour, lungo la quale erano presenti i cambiavalute, arrivando fino all’antico Torrione Romano, per giungere al viale che conduce al castello, dove terminava con Porta Castello.

La seconda cinta urbica di epoca normanna, fu eretta successivamente alla distruzione che colpì Bari nel 1156. In seguito a questo evento Barletta divenne meta di cavalieri crociati, mercanti e banchieri che portarono a diverse costruzioni, tra cui quella della Basilica del Santo Sepolcro. Così tra il 1156 ed il 1162 Guglielmo I di Sicilia ordinò l’edificazione della seconda cinta muraria. Così le mura furono ampliate a sud, con l’inglobamento del nucleo delle Sette Rue e del Sepolcro. Sull’attuale corso Garibaldi venne eretta Porta Croce, mentre Porta Reale Antica chiudeva verso Canosa di Puglia. Un altro ampliamento della cinta muraria si ebbe nel 1268 per volere di Carlo I d’Angiò, con l’aggiunta di una porta verso Trani, mentre la strada del Cambio, prima fuori dalle mura, entra a far parte dalla città con la Chiesa di Santa Lucia. La quarta cinta urbica angioina si identifica come un ulteriore ampliamento della cinta muraria intorno al 1300 per volere di Carlo II d’Angiò, con le mura che si spingono a sud-est, l’abbattimento dell’antico Torrione di Romano e la costruzione di un nuovo torrione.

La quinta cinta urbica aragonese segue il volere di Ferdinando II d’Aragona, con una spinta marcata verso Canosa. L’ultimo ampliamento si verificherà tra il 1541 ed il 1542, con Carlo V di Spagna, con la costruzione del bastione di San Nicola a forma di lancia. L’abbattimento iniziò nel 1860, sotto autorizzazione di Francesco II di Borbone, per favorire l’espansione della città, il commercio con quelle limitrofe e la costruzione della stazione ferroviaria, di piazze e stabilimenti industriali.