Sarà inaugurata il 2 novembre, presso la Residenza dell’Ambasciatore d’Italia a Belgrado (Serbia), la mostra che espone il progetto fotografico dedicato all’Ossario Commemorativo per i Caduti Jugoslavi di Barletta.

L’evento privato, curato dagli architetti Massimiliano Cafagna, Aleksa Korolija e Giuseppe Tupputi, con l’indispensabile collaborazione dell’Istituto Italiano di cultura di Belgrado e dell’Ambasciata Italiana di Belgrado, si inserisce nel programma dei festeggiamenti delle Forze Armate della Repubblica Italiana.

Tale mostra è il primo esito di un lavoro di ricerca condotto, a cavallo tra Barletta, Bari, Roma, Milano e Belgrado, dai giovani architetti curatori, e che sta ancora inseguendo la possibilità di essere ospitato in ambito locale e, soprattutto, di aprirsi liberamente al pubblico.

L’oggetto della mostra coincide con uno tra i luoghi più  singolari di Barletta, meritevole, soprattutto in questo particolare momento storico, di una speciale attenzione, poiché esso ci rende compartecipi di un processo di comunione tra differenti popoli che ha avuto un respiro internazionale, eleggendoci a custodi di un ‘frammento’ importante della storia europea. 

Questa architettura, decisamente insolita e indiscutibilmente affascinante, testimonia le intense relazioni culturali e artistiche avvenute tra le due sponde dell’Adriatico nella seconda metà del Novecento, fondate su valori universali quali il ripudio della guerra, l’antifascismo e il rispetto reciproco verso la memoria dei Caduti.

L’Ossario di Barletta rientra infatti in quella serie di monumenti commemorativi per le vittime delle due guerre che, voluti da Tito, furono realizzati in tutto il territorio dell’ex-Jugoslavia – e, in parte, anche in altre nazioni – dopo la seconda guerra mondiale (solo quattro tra questi memoriali si trovano in Italia: Roma, Trieste, Spoleto & Barletta). Questi monumenti, tutti elaborati secondo un medesimo stile, che consiste nella ricerca di una estetica ‘sublime’ mediante l’utilizzo di volumi audaci e forme futuristiche, sono chiaramente il simbolo dell’utopico progetto politico e culturale elaborato in quegli anni, fondato sulla comunione dei popoli, e dunque sull’idea di una società civile che può essere molteplice, eppure unita, solidale e forte.

Questi ideali civili sono tutt’oggi messi in rappresentazione dai singolari caratteri estetici che connotano il monumento, e che si offrono in maniera empatica ai nostri sensi, all’esperienza sensoriale (visiva, tattile, cinestetica) delle sue forme solenni. 

Progettato dallo scultore croato Dusan Dzamonja, e costruito dall’impresa edile Calò negli anni tra il 1968 e il 1970, il monumento possiede  qualità architettoniche e scultoree fuori dall’ordinario: l’opera è strutturata secondo principi che sono semplici e chiari e, al contempo, formalmente articolati e pieni di ritmo, capaci perciò di offrire la quiete necessaria per la contemplazione, senza rinunciare al pathos che è proprio della commemorazione. 

È questa un’architettura plastica che esprime insieme l’”ordine” e il “tumulto” della vita; una scultura abitabile definita attraverso regole al contempo “primitive” e “futuristiche”, che appaiono perciò legate tanto alla nostra origine comune quanto al nostro comune destino. 

Dentro questa forma, vi è stato scavato uno spazio contemplativo che si offre alla collettività: uno spazio “per tutti”, per riflettere, per appartarsi e per meditare, per ricordare i propri cari, o per contemplare il mare, cercando conforto nella sua serena e incorruttibile immensità.

Perciò, l’idea di organizzare un lavoro di ricerca e, di conseguenza, una mostra fotografica sul tema dell’Ossario commemorativo dei caduti slavi della Prima e della Seconda Guerra Mondiale, nasce dal riconoscimento di questi molteplici valori (civili ed estetici) che il monumento incorpora ed esprime. Accomunati dunque dalla formazione nel medesimo campo disciplinare, gli architetti hanno indagato i temi della composizione e dell’articolazione formale dell’opera; si sono concentrati sul tema dell’edificio inteso come dispositivo di contemplazione del paesaggio, declinandolo con diversi livelli interpretativi. Il ruolo della luce come materia che predispone il visitatore alla commemorazione, l’articolazione dei volumi plastici nello spazio del Cimitero, la spazialità simbolica della cripta con i suoi elementi decorativi sono alcuni dei motivi che si ritrovano nelle immagini esposte.

Eppure, oggi, l’Ossario commemorativo dei caduti Slavi è un monumento sconosciuto, purtroppo, alla gran parte della cittadinanza barlettana, che giace in uno stato di lento ed inesorabile deperimento dovuto sia alla sua progressiva dimenticanza, sia alla mancanza di legittimi “tutori”.

Perciò, questo progetto nasce soprattutto dalla constatazione del sempre crescente stato di degrado in cui si trova il memoriale. Oltre ad esplicitare le molteplici potenzialità (estetiche e civili) di questo monumento, le fotografie di Massimiliano Cafagna restituiscono dunque anche l’assordante silenzio che circonda oggi questo luogo, in cui un profondo e misterioso senso di bellezza sembra lottare quotidianamente e disperatamente per cercare di sopravvivere al degrado causato dal parziale abbandono, dall’incuria, e dallo scorrere del tempo. 

Preme, infatti, sensibilizzare il pubblico circa l’attuale stato di conservazione dell’Ossario che, se non riconosciuto come straordinario monumento, e dunque tutelato come tale, rischia di sgretolarsi – simbolicamente e fisicamente – come d’altronde testimoniano i gravi cedimenti strutturali più recenti, dovuti al progressivo scivolamento verso valle del terreno su cui poggia l’Ossario stesso.

Per queste ragioni, per non cancellare la memoria degli eventi storici, dei caduti e dei luoghi, questa mostra testimonia oggi un doppio anniversario: il centenario della fine della Prima Guerra Mondiale e il primo cinquantennio del progetto di Dušan Džamonja per l’Ossario. Con l’augurio di una lunga vita.

Gruppo proponente

Giuseppe Tupputi: classe 1989 (Barletta), si laurea al Politecnico di Bari; dottorando in Architettura: innovazione e patrimonio, consorzio Argonauti (DICAR, Politecnico di Bari – Università degli Studi Roma Tre), XXXI ciclo. Assistente presso il DICAR e la Facoltà di Architettura di Matera (UNIBAS). Nel 2016 vince l’UAUIM Prize for Artistic Quality all’European Architectural Medals for the Best Diploma Project (EAM BDP). Esperienze lavorative: (dp)ª STUDIO (Bari), con cui attualmente collabora. Dal 2016 si occupa di diversi progetti di architettura e progetti curatoriali, partecipa a convegni, a workshop e a concorsi nazionali e internazionali. | [email protected] 

Aleksa Korolija:  classe 1987 (Belgrado), dottore di ricerca in Architettura, Urbanistica e Conservazione dei Beni Architettonici e del Paesaggio (AUC), Politecnico di Milano, XXVIII ciclo. Incentra i suoi temi di ricerca sulla storia dell’architettura Jugoslava del Dopoguerra con un focus sulle architetture memoriali e in particolare sulla figura di Bogdan Bogdanovic. Attualmente è assegnista presso il Politecnico di Milano nell’ambito della ricerca europea MODSCAPES- Modernist reinventions of the rural landscape. | [email protected]

Massimiliano Cafagna, classe 1988 (Barletta), si laurea al Politecnico di Bari; la carriera universitaria è stata arricchita dal progetto Socrates Erasmus presso l’Escuola Tecnica superiore di Arquitectura_Madrid (nel 2014). Vince il concorso Art Stop Monti con il progetto Stratificazione (Roma, 06/2017). Menzione d’onore premio NIB under 30_Tesi di laurea in progettazione, Menzione d’onore concorso di idee_Bergamo Ospedale “Pimp”, Menzione d’onore Archiprix (Ahmedabad 2017). Esperienze lavorative: studio L. Galofaro & S. Manna (LGSMA_Roma). Dal 2017 cura diversi progetti di architettura. 1 Classificato, concorso di idee “Periferie 2017”, AREA 02: Comune di Barletta | Percorso delle antiche mura del Carmine. | [email protected]

Per il materiale d’archivio si ringraziano:

Archivio di Stato Bari per i disegni e la documentazione di Džamonja.

Archivio privato dell’Impresa “Giacomo Calò”, Archivio di Stato Bari, Biblioteca Nazionale  “Sagarriga Visconti Volpi (fotografie storiche della costruzione e dell’inaugurazione).

Biblioteca Nazionale Centrale “Vittorio Emanuele II” e Biblioteca della Sopritendenza  Speciale alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea.

Biblioteca nazionale di Serbia a Belgrado per le monografie su Dušan Džamonja.

Collaboratori / Consulenti:

Graphic designer_Saverio Rociola, Francesco Delrosso & Antonio Lionetti

Rossana Vinci_architetto\collaboratore

Rosanna Rizzi_architetto\consulente d’archivio

Fotografia_Massimiliano Cafagna

Ringrazimenti:

Istituto Italiano di Cultura di Belgrado

Ambasciata di Italia – Belgrado