Lo scorso 30 ottobre si è riunita l’Assemblea delle Libere Forme Associative riunitosi nella sala consiliare del Comune di Barletta. Ecco il testo del documento approvato durante la seduta: lo firmano iò presidente Pietro Doronzo, i vicepresidenti Valentina Amorotti e Rita Dellisanti, e il segretario Luigi Filippo Cappabianca.

«La convocazione dell’assemblea delle Libere Forme Associative – si legge – rappresenta nella nuova consigliatura l’avvio di un rinnovato percorso partecipativo di cittadini e associazioni previsto dalle norme statuali e comunali. Ove il percorso che si avvia dovesse ricalcare l’esperienza delle scorse consigliature, non esitiamo a definirlo inutile ed improduttivo. Nella realtà nazionale ci sono numerosissimi Enti locali nei quali la partecipazione, oltre a garantire forme essenziali di democrazia, assicura una produttività aggiuntiva e migliore mediante l’apporto di esperienze, intelligenze e know how intensamente diffusi. La vicinanza del Sindaco Cannito alla città, attestata dal suo relazionarsi fisico con essa per verificarne e misurarne i reali bisogni, si delinea come humus ideale per innestarvi una seria e profonda innovazione dei processi partecipativi. Quanto è previsto dal nostro Statuto non deve rimanere, com’è accaduto finora, una teorica previsione, né sviluppare vuoti involucri, in una stagnazione ed improduttività, forse non gradite alla burocrazia amministrativa così come ad amministratori poco lungimiranti, attenti a scongiurare cure ed impegni aggiuntivi».

«Il legislatore – prosegue la nota – ha voluto gli istituti di partecipazione perché rappresentano potenziale ricchezza e vitalità nell’amministrazione della cosa pubblica. Auspichiamo che il new deal amministrativo, che ha dichiarato di voler rompere vecchi schemi ideologici e culturali, segni anche la presenza, sostanziale e piena, dei cittadini, partecipi del nuovo corso. Cominciamo dalle Consulte per allargarci a dare vita e sostanza a tutte le forme partecipative di previsione statutaria. La partecipazione popolare sia intesa in senso estensivo: partecipazione alla vita delle Istituzioni, apertura alla consultazione della Società civile, compartecipazione ai processi decisionali pubblici ed assunzione di responsabilità decisionali, auspicabilmente non a percorso amministrativo compiuto, com’è accaduto finora. I processi partecipativi non possono e non devono essere intesi come eventuali ed opzionali. Essi sono ricompresi nell’area dei diritti politici fondamentali dei cittadini, garantiti dalla nostra Carta Costituzionale, laddove all’articolo 3 individua l’effettiva partecipazione di tutti all’organizzazione politica e sociale del Paese ed impegna la Repubblica a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono l’esercizio effettivo di tale partecipazione, ed agli articoli 1 e 2 stabilisce che la sovranità ed il suo esercizio appartengono al popolo ed afferma la centralità dei diritti delle persone ed il loro completamento nelle formazioni sociali. Nel convincimento che nella realtà dei Comuni, stante la prossimità del rapporto tra ente e cittadini, gli strumenti di partecipazione assicurano il loro massimo significato e ragion d’essere, auspichiamo ed attendiamo dalla nuova Amministrazione risposte e comportamenti fermi e convinti».