Concludiamo la nostra carrellata d’interviste alla Giunta comunale, proprio incontrando il suo principale esponente, il Sindaco di Barletta Mino Cannito. Un’intervista che ci offre spunti tematici di attualità.

Questione Bar.s.a.: Ha preferito l’Amministratore Unico cambiando repentinamente idea rispetto alla formula del Cda. Come mai? Si pensava dovesse essere attribuita ad un nome vicino al senatore Damiani perché Forza Italia è rimasta senza rappresentanza in Giunta.

«È vero che in una trasmissione avevo espresso preferenza per la formula del Consiglio d’Amministrazione e in una successiva mi ero espresso per l’Amministratore Unico. In realtà è stata una scelta condivisa all’interno della maggioranza e partiva da un presupposto: poiché esisteva già una delibera del Consiglio comunale adottata dal Commissario prefettizio che conteneva già una manifestazione pubblica con i nomi dei candidati, non abbiamo voluto riaprire quella lista e annullare la precedente delibera. Per quanto riguarda Forza Italia, ho parlato con il Senatore Damiani, ci siamo compresi e abbiamo deciso di andare avanti nell’interesse della città».

 Crisi politica: ha tenuto banco per mesi, poi? L’opinione pubblica pare aver apprezzato la sua risolutezza nel non accettare i compromessi della politica cui spesso siamo abituati.

«Abbiamo riflettuto, abbiamo ragionato, ci siamo anche confrontati in maniera aspra: l’obiettivo nostro è quello di fare il bene della città, e i consiglieri comunali tutti hanno compreso questo bisogno di rispondere in termini positivi. In base a questo è stato possibile il ricompattamento della maggioranza, che ringrazio».

 Meno di sei mesi ma ci sono stati già cambiamenti nella sua Giunta: due nominati e poi esclusi dopo poche settimane, Lasala e Lacerenza si sono scambiati le deleghe.

«Intanto non sono stati esclusi: quell’accordo nasceva proprio all’interno della maggioranza e i due assessori già avevano dichiarato di essere disponibili a dimettersi presto, appena fosse stato necessario. Così erano gli accordi di partenza. Poi c’è stata un’intesa. Per quanto riguarda Lasala e Lacerenza, fra di loro c’è stato uno scambio condiviso in base alle loro esperienze e sensibilità culturali e quindi non ho avuto difficoltà a fare questo scambio da loro stessi richiestomi».

 Nelle scorse settimane abbiamo visto, con la denuncia di alcune associazioni ambientaliste -prima fra tutti il Collettivo Exit- il rilascio dell’autorizzazione a costruire nella zona limitrofa all’azienda Timac tra la litoranea di Levante e via della Misericordia. Il clamore non è il permesso in sé, ma il fatto che l’area interessata sorge su una falda acquifera riconosciuta come inquinata, per cui si attende una seria operazione di bonifica necessaria. Pochi giorni fa quest’autorizzazione è stata sospesa dal sindaco, detenendo anche l’interim dell’Urbanistica. Torniamo indietro al “costruire per il costruire”, alla lottizzazione selvaggia senza pensare alle conseguenze?

«Quello è un atto gestionale, cioè a decidere dovrà essere il dirigente, in questo caso l’arch. Lamacchia, sulla base della documentazione raccolta; io non voglio entrare nel merito dell’attività gestionale, ma naturalmente sorveglieremo affinché tutto avvenga nel rispetto dei termini previsti dalla legge. I diritti dei cittadini vanno rispettati sempre e comunque, purché siano legittimi, soprattutto che non vadano contro attività documentabili di tipo paesaggistico o che riguardano l’inquinamento. Mi rimetto alla volontà dell’Ufficio Tecnico, di cui Lamacchia è il gestore, che ha la responsabilità di agire nel rispetto della legge e seguendo il criterio della trasparenza».

 Cosa manca per l’approvazione del PUG (Piano Urbanistico Generale)?

«Manca il tempo, ma dal mese di gennaio riprenderemo il percorso che ci porterà all’approvazione del PUG; proprio in questi giorni, abbiamo deciso di convocare l’arch. Fuzio, responsabile del DPP (Documento Preliminare Programmatico) e l’ing. Ciurnelli del PUMS (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile) per discutere di quest’argomento, importantissimo per la città».

 Cosa accadrà nella zona industriale dove furono tagliati tanti ulivi solo poco tempo fa? Esiste il cosiddetto “partito del mattone” e che influenza ha in quest’Amministrazione?

«Il “partito del mattone” in quest’Amministrazione non ha alcuna influenza. Tutto deve procedere secondo la logica della legittimità e della trasparenza, nel rispetto delle destinazioni d’uso; per il bene della città e non d’interessi particolari: non c’è un “partito del mattone” che possa interessare la vita pubblica ».

 Durante la campagna elettorale, ha detto di volersi occupare della questione dell’ascensore mancante per l’accessibilità completa del Castello, pronto anche a confrontarsi duramente con chi avesse posto degli ostacoli…

«È un impegno che mi sono assunto e intendo mantenere. Abbiamo un problema a riguardo: la Soprintendenza non è stabile, poiché l’attuale soprintendente sta terminando il suo incarico, quindi non abbiamo un interlocutore diretto per risolvere questo problema, visto che è necessaria l’approvazione della Soprintendenza ai Beni Culturali. È giusto trovare una soluzione per facilitare lo spostamento dei disabili, non solo nel Castello, ma in tutta la città. M’impegno a presentare una proposta progettuale alla Soprintendenza».

 Su cosa si sente di voler agire nel solco della “continuità” con l’Amministrazione Cascella, su cosa nel “cambiamento”?

«Nel cambiamento l’abbiamo già visto nell’approvazione del Bilancio di previsione 2019, un cambiamento strategico. Nella continuità intendo mantenere l’ordine nei conti pubblici, e senza permettere l’indebitamento dei cittadini, continuando ad agire nel solco della legalità e trasparenza».

 Per cosa vuole essere ricordato come Sindaco di Barletta? Su cosa s’impegnerà fino ai limiti del possibile?

«Non è questione di essere di ricordarti, ma agirò sempre per il bene della città, saranno i cittadini poi a valutarmi; dovrò rispondere ad un giudice supremo che è la mia coscienza».