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La danza per Rosellina Goffredo è rigore e trascendenza

Intervista alla danzatrice e insegnante

Abbiamo incontrato Rosellina Goffredo, nota danzatrice barlettana, insegnante di danza, professionista di questa disciplina artistica, che ci rivela la sua storia e la sua esperienza nel settore artistico-culturale cittadino e non solo.

Innanzitutto, dobbiamo chiamarla “ballerina” o “danzatrice”?

«Io preferisco definirmi danzatrice: la lingua italiana sotto la definizione di “ballo” ci mette un po’ di tutto; in realtà, il balletto è da associare alla danza classica e tutto quello che è codificato così dall’Ottocento, invece la danza include tutto. Chiaramente come insegnante attingo dai codici del balletto classico, ma io voglio danzare».

“La danza è un’arte performativa che si esprime attraverso il movimento del corpo umano”, così la definisce l’enciclopedia Wikipedia: può definire meglio il concetto di arte per quanto riguarda questa disciplina?

«Diventa arte tutto quello che tende al trascendente. Io utilizzo come strumento il mio corpo per arrivare a quello che non è possibile toccare, vedere: questo è un discorso di trascendenza. Le arti per me sono questo; nel dipingere, chi copia perfettamente una fotografia, se ci mette del proprio, quella è arte, altrimenti potremmo definirla soltanto una fotocopia. Per la danza e la stessa cosa».

Che cosa è e cos’è stata la danza per Rosellina Goffredo?

«In molti mi hanno chiesto perché danzo: la risposta che mi sento di dare è perché mi piace, non posso stare senza. La danza mi aiuta a superare anche i momenti più difficili della vita, perché con la danza riesco a scatenarmi. Naturalmente quando c’è un pubblico, che paga un biglietto per vederti, non puoi pensare solo a te: io mi offro così come sono. Per ottenere questo risultato chiaramente il corpo va allenato, lo strumento va accordato, i colori vanno composti; personalmente attingo molto al balletto classico, che secondo molti esperti del settore, è fondamentale perché il corpo sia disponibile a qualunque tipo di coreografia. Nel mio allenamento la danza classica c’è ancora: io prima di tutto devo mettermi “alla sbarra” a esercitarmi, e questo sento di comunicare anche come docente. Ho fatto gli esami per il Theacher Certificate a tutti i codici con l’insegnamento della danza classica richiede. Quindi balletto classico Sì».

Rosellina Goffredo interpreta "Ariel" in Trilogia
Rosellina Goffredo interpreta “Ariel” in Trilogia

 Assistiamo a una crescente attenzione mediatica per questa disciplina, anche in seguito all’utilizzo della stessa da parte di alcuni programmi televisivi di successo, nel suo ambito d’insegnante di danza riscontra questo maggiore coinvolgimento per la materia?

«Non posso non riconoscere che grazie a questi programmi televisivi la danza sia entrata davvero in tutte le case, e questo è certamente positivo. Tuttavia, ho le mie riserve: non credo che la danza sia quello, quella è la spettacolarizzazione della danza creata per la televisione. C’è sempre stata, anche di buona qualità, pensiamo agli anni ‘60-‘70: faccio un nome fra tutti Don Lurio che ha fatto la danza televisiva di qualità. La danza non è quella: richiede degli spazi idonei che non possono essere racchiusi nell’immagine ristretta di una telecamera ai danni di una coreografia e di un disegno preciso. Personalmente ho preso parte a un progetto di “Guida alla visione” di un intero spettacolo di danza classica, approfondendo le varie tematiche come la storia, la scenografia per agevolare alla conoscenza dello spettacolo che si andava a vedere. In televisione puoi solo godere di ciò che lo strumento può offrirti: la danza si fa nello spazio, lo studio televisivo non è uno spazio teatrale».

Una delle prime scuole di danza a Barletta è stata la sua, ritiene che la disciplina, necessaria per seguire tale percorso, indipendentemente da un innato talento, sia un elemento sociale importante per sviluppare nei giovani un rigore comportamentale ed emozionale, utili a costruire una migliore personalità?

«Dopo una piccola esperienza in una scuola classica barlettana, l’unica che c’era allora, poi ho avuto l’opportunità di studiare presso la fondazione “Piccinni”, effettivamente la mia è una delle prime scuole di danza di Barletta. Parallelamente all’insegnamento ho sempre danzato finché a un certo punto la scuola, anche per vicende personali, mi è stata un po’ stretta. Il rigore per me è sempre stato automatico e spontaneo: la danza non perdona, il corpo va allenato non c’è molto da discutere. Una famosa coreografa diceva “La danza è la democrazia del corpo” ma io aggiungo “nella lezione di danza non c’è democrazia”: in principio non me ne rendevo conto, ma dopo tanti anni donne che sono state mie allieve mi confessano che grazie al rigore offerto dalla danza riescono ad affrontare la vita con una disciplina organizzativa essenziale. La danza ti prende totalmente, devi essere al 100%: il rigore e la puntualità sono innanzitutto forme di rispetto verso se stessi».

A Barletta ritiene che negli ultimi vent’anni l’attenzione e la richiesta di cultura si siano raffinate e aumentate numericamente?

«Ritengo di sì. Oltre 25 anni fa ho portato a Barletta per prima la danza contemporanea, con le lezioni del maestro Claudio Gasparotto: oggi non c’è scuola di danza in città che non insegni la danza contemporanea. Sicuramente abbiamo fatto dei passi da gigante, anche numericamente oggi sono moltissime le scuole di danza. In generale, anche le scuole si sono aperte a varie esperienze artistiche siano esse di danza, di teatro, di musica. La cultura artistica è arrivata a tutti, per fortuna, anche a chi non poteva permettersela».

La settimana scorsa si è celebrata, anche a Barletta, la Giornata Internazionale della Danza: sono molte le scuole di danza oggi, e non più rari gli spettacoli teatrali che coinvolgono questa forma d’arte. Cosa ne pensa se dico che bisognerebbe far “uscire la danza dai teatri”?

«Penso benissimo: negli anni ‘50 in America grandi nomi della danza hanno fatto spettacoli sui grattacieli. A Bisceglie, dove sto tenendo un corso di formazione professionale in collaborazione con il teatro “Garibaldi”, nella Giornata internazionale della Danza siamo andati in quattro piazze, con uno stereo, e di punto in bianco i ragazzi hanno danzato, suscitando grande partecipazione e curiosità della gente. Si devono portare le idee dove tutti possano fruirne, naturalmente attrezzando idoneamente gli spazi. Ci sono tanti esempi in Italia di spettacoli itineranti o comunque realizzati in spazi alternativi al teatro. Ritengo che anche Barletta abbia tantissimi spazi idonei, so che ci sono stati già dei tentativi. I tempi sono maturi perché si faccia anche questo in città. Credo che anche la parte amministrativa sia pronta per questo, bisognerebbe fare delle proposte serie in questo senso. È chiaro che si deve fare anche questo, non sostituendo la danza in teatro».

Quali sono i suoi progetti artistici nell’immediato futuro?

«In questo momento sono impegnata con la Compagnia Menhir di Giulio Di Leo con il sostegno del teatro “Garibaldi” di Bisceglie in una Trilogia che include estratti di Romeo e Giulietta, la Tempesta e Macbeth, che ha già girato per diverse città non soltanto della Puglia e che proseguirà anche con il Teatro Pubblico Pugliese per la prossima stagione teatrale».

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