Home Attualità Francesco Paolillo: «Il nostro cinema, parte integrante della città»

Francesco Paolillo: «Il nostro cinema, parte integrante della città»

Intervista al proprietario dell’omonimo cinema barlettano

La Multisala Paolillo è il cinema più antico della città di Barletta. Abbiamo intervistato il proprietario del cinema, Francesco Paolillo, incontrandolo nel suo studio da avvocato.

Nel dicembre del 2014 si è celebrato il centenario della nascita del cinema. Ci spiega come è nato?

«La multisala nasce nel 1914 quando mio nonno, preso dalla magia del cinema, decise di fondare il “Politeama Paolillo”. E’ stato questo il primo nome del cinema. Credo sia stato uno dei più antichi d’Italia e sicuramente il primo in Puglia. Il Paolillo ha esordito con la prima proiezione di pellicole mute e sonore perché all’epoca non tutti i film le possedevano e poi è stato un crescendo. Mio padre, che aveva iniziato a svolgere l’attività di avvocato a Roma, fu chiamato da mio nonno che gestiva il cinema e così decise di proseguire il lavoro di suo padre e di prendersi carico dell’attività. Durante gli anni sessanta, poi, c’è stato il “boom del cinema” e quindi si è preferito dare spazio ad esso e di conseguenza alla tecnologia che avanzava. Negli anni novanta c’è stato l’avvento dei “Multiplex”, un modello che non appartiene alla nostra cultura ma importato dagli Stati Uniti con degli standard di comfort e tecnologia decisamente superiori. Questo ha comportato la chiusura di molte sale cinematografiche in Italia. Era diventato necessario ammodernare le strutture e offrire un servizio di pari qualità, così, nel 2001, io e un’altra amante del cinema, Titti Dambra, abbiamo deciso di aprire una multisala. A dicembre del 2014 abbiamo compiuto 100 anni e in quell’occasione abbiamo organizzato la “Notte Bianca” con eventi a ingresso libero per festeggiare con l’intera cittadinanza questo momento storico».

Nel corso degli ultimi anni il cinema Paolillo ha ospitato diversi attori di fama internazionale come Alessandro Gassman, Sergio Rubini e Michele Placido. Quanto pensa sia importante la promozione di attività culturali, oltre alla semplice proiezione di film?

«E’ determinante. Noi abbiamo sempre cercato di associare la presenza di un attore ad una tematica. E’ importante poter affrontare e discutere di questioni sociali, politiche o altro. La promozione è anche questo, non solo, quindi, una presenza fisica. Un’attività analoga l’abbiamo organizzata lo scorso marzo con la proiezione del film “Sp1ral” di Orazio Guarino, seguita da un dibattito sul disagio mentale con gli sceneggiatori e uno psichiatra».

 Luca Medici, in arte Checco Zalone, ha esordito al cinema nel 2009 con “Cado dalle Nubi”, diventando un’icona nazional popolare. Cosa ne pensa a riguardo?

«Luca Medici è una persona di un livello culturale elevato. La fortuna di “Checco Zalone” è legata, secondo me, anche al suo regista Gennaro Nunziante, autore del duo comico “Toti e Tata”. I suoi film non li considererei soltanto semplici “commedie all’italiana” perché vengono affrontate delle tematiche molto serie in chiave ironica».

Il suo cinema proietta ogni anno numerosi film targati Disney come le pellicole sui supereroi Marvel, la nuova trilogia di Star Wars e l’animazione Pixar. Cosa la lega a questo importante marchio?

«Il cinema Paolillo possiede 3 sale cinematografiche piuttosto vaste di cui una di 320, una di 150 e un’altra di 60 posti. E’ evidente che la Disney, come anche altre case di distribuzioni importanti, vogliono necessariamente essere proiettate nelle nostre sale perché abbiamo una potenzialità di pubblico maggiore. Quindi molto spesso sono delle scelte quasi imposte».

A dicembre scorso è stata pubblicata la sua raccolta di poesie dal titolo “Indelebili Percezioni”. Che legame esiste tra la sua arte poetica e la gestione di un cinema?

«Se esiste una relazione tra questa mia “esperienza letteraria”, chiamiamola cosi, sarebbe più legata alla mia attività professionale che al cinema. Dallo scrivere in modo tecnico che impegna la mia attività di giurista, allo scrivere di emozioni e di sentimenti, il passo è breve. Diciamo che è un modo ludico di utilizzare una proprietà di scrittura che avviene da oltre 35 anni di professione. Le emozioni che cerco di trasmettere con questi “versacci”, come li chiamo io, provengono da contatti professionali».

 

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