​«Mi pare giusta e necessaria tutta la reazione che si rileva in questi giorni in risposta al Piano di Riordino della Rete Ospedaliera elaborato dalla nostra Giunta Regionale con l’ imprimatur dei ministeri interessati e dell’ex direttore generale di questa asl, ora elevato a ruoli più prestigiosi. Tutti facendo affidamento sul braccio operativo del nuovo direttore generale che non ama esser disturbato nella sua azione amministrativa quotidiana». Così esordisce il segretario della Camera del Lavoro Cgil di Barletta Franco Corcella nella sua lunga nota circa la questione del riordino ospedaliero.

«​Tutti impegnati a far qualcosa- prosegue Corcella- con il colpevole assenso e/o disattenzione dei consiglieri regionali nostrani, dormienti e affaccendati sul nulla, e tutti decisi a farci fare la figura del territorio zimbello tra quelli pugliesi al punto da confermare la definizione di “provincia di burletta”, coniata anni addietro da un noto politico andriese poi caduto in disgrazia.

​Chi mi ha preceduto, nelle prese di posizione dei giorni scorsi, ha inquadrato esattamente quello che è lo stato d’animo diffuso – seppur “volgare” – di qualche organizzazione sindacale, di qualche dirigente – anche se con visione troppo circoscritta e di nicchia! – e di qualche rappresentante di istituzioni locali. Tutti hanno interpretato bene lo stato dell’arte e di salute delle strutture sanitarie presenti nel complessivo territorio dell’ASL BT; ma tutti attardandosi fin troppo, e talvolta inutilmente, sul tema verso cui la politica sanitaria pugliese ci voleva condurre; cioè parlare e sparlare solo e sempre di ospedale e della sua centralità!.

​Pochi, anzi pochissimi, hanno intuito che la logica da seguire – in questa società che tutto crea e distrugge in base alle risorse finanziarie che ha e/o mette a disposizione e che deve tener conto di vincoli regolamentari senza limiti territoriali – deve essere sempre di più quella che pone al di sopra di tutto e di tutti la “prevenzione” in tutte le sue accezioni ed articolazioni.

​Da quarant’anni mi trovo a cimentarmi con problematiche sanitarie, e non solo, e da altrettanto tempo sento parlare ciclicamente di riordino / ristrutturazione / riorganizzazione… della rete ospedaliera in Puglia e nelle singole province; della necessità di abbandonare la concezione ospedalo-centrica per lasciar posto ad altra cultura che dia rilievo ai servizi territoriali extra-ospedalieri “filtro”, di rete di servizi ambulatoriali diffusa, efficiente, efficace, alternativa al ricovero e tempestivamente reattiva al bisogno di assistenza e di cura della popolazione di riferimento, di un nuovo e decisivo protagonismo dei medici di base … ecc.

​E’ da quarant’anni che si interviene ricordando a tutti che i soldi a disposizione sono sempre meno e le spese eccessive…! E il processo di deospedalizzazione auspicato da decenni in favore di un sistema incentrato sull’assistenza territoriale non si vede ancora!

​Mi pare che il tempo sia passato poco utilmente, senza significative e durature modifiche strutturali e men che meno culturali sia di coloro che lavorano nel settore che degli stessi destinatari delle prestazioni, e ancor meno di chi amministra la sanità pubblica nel territorio di riferimento e di coloro che li designano!

​Le strutture ambulatoriali presenti sul nostro territorio non sono ben messe e i tempi di attesa per una qualunque prestazione specialistica e/o esame strumentale, di laboratorio e/o di radiologia…marcano una sofferenza atavica ingiustificata che quasi nessun intervento ri-organizzatorio è riuscito fin qui a curare decentemente.

Solo intermediazioni amicali e/o politiche sembrano riuscire a dare talvolta una risposta minimamente accettabile e compatibile con il bisogno di salute della gente comune.

​Questo non è giusto né corretto; anzi, è vergognoso!

​Sarà probabilmente anche per questo che ormai – e lo confermano tutte le ricerche in materia! (vedasi anche il “Rapporto 2015 dell’Osservatorio Civico sul Federalismo in Sanità” di Cittadinanzattiva) – fasce sociali non abbienti – e sempre più crescenti della nostra struttura sociale, perciò “obbligati” a contare sul sistema sanitario pubblico – rinunciano a curarsi (lo fa un italiano su dieci) non solo e non più per le precarie condizioni socio/economiche in cui versano ma anche per le estenuanti ed insopportabili lunghe attese spesso inconciliabili con la necessità di interventi tempestivi ed efficaci !?

​Solo chi se lo può consentire ricorre a prestazioni specialistiche a pagamento evitando tickets, prenotazioni, CUP, code e attese perdi/tempo! E si rivolge al “privato” cogliendo l’occasione, giustamente, per lanciar discredito su tutto il sistema sanitario pubblico locale, aziendale, regionale e nazionale! Questa è la situazione che si rileva in molte regioni del Sud, specie in Puglia e Campania laddove – paradossalmente – su 16 prestazioni sanitarie “tipo” si registra un costo del ticket più elevato rispetto ad altre regioni del Paese più ricche!

​In questa ASL…

➢ Gran parte degli operatori della sanità in verità lavora male…
➢ non hanno, come gli altri, un rinnovo del contratto di lavoro da quasi sette anni…
➢ gli organici di talune figure professionali son ridotti all’osso e …
➢ il turn-over del personale in quiescenza è centellinato al massimo…
➢ infermieri e medici impegnati in attività di reparto son stremati…
➢ il limitato reclutamento di nuovo personale avviene con modalità a volte scriteriate, non rispondenti a reali esigenze ma spesso dettate da imponderabili necessità di altro tipo (un posto di ingegnere informatico per un solo candidato partecipante; 23 anni trascorsi dalle ultime assunzioni di Tecnici della Prevenzione a fronte di ben 4 Medici del Lavoro assunti negli ultimi 6 anni a Barletta nel SPeSAL; …)…
➢ il Piano Formativo Aziendale 2016 è talvolta pomposo e di facciata e ignora completamente, invece, tutta la formazione da destinare al personale ammin.vo, salvo pochissimi privilegiati dirigenti inviati a frequentare master universitari affinché possano ricevere “alta formazione” (?) … “di interesse strategico” (?) per l’ASL BT.

​Nella nostra ASL BT per settimane si è temuto il blocco di tutto il parco macchine aziendale per mancanza di carburante, richiedendo al personale dipendente di anticiparne a proprio carico l’acquisto per poi richiederne il rimborso (cose d’altri tempi!); il tutto per non aver pagato una fattura di 25.000,00 € al fornitore l’anno scorso e, sembra, tutto in capo al Presidio Ospedaliero “Mons. A.R. Dimiccoli” di Barletta.

​Tutto questo è stato – tempo per tempo – stigmatizzato da tutta la CGIL al Direttore Generale di questa ASL. Abbiamo fatto pressing su questo tema e su altri, richiedendo un’attività gestionale improntata alla compostezza e responsabilità, meno celebrativa, lasciando accedere alle informazioni e agli atti amministrativi prodotti, confrontandosi senza preclusioni con interlocutori sindacali meno docili, meno servizievoli e per niente “collaterali” a chicchessia, che rappresentano (disinteressatamente) i veri interessi collettivi con determinazione e nessun equivoco e in ogni stagione politica e gestionale.

​Quel che riferiamo può apparire quasi “fuori tema” rispetto alla questione che stiamo trattando ma vogliamo che le attenzioni di tutti non siano solo concentrate a disquisire e ad impantanarsi sul dilemma “ospedale SI’ – ospedale NO!”; ma tenga conto della qualità del funzionamento di tutto il sistema sanitario, dal più piccolo al più grande ambulatorio extra-ospedaliero e/o servizio territoriale di questa provincia, capace di dare risposte buone, veloci e definitive, date da operatori medici – infermieri – tecnici – ausiliari – impiegati – … all’altezza del compito assegnato, sempre con serietà e senso del dovere, che non penalizzi le fasce deboli della nostra comunità, che sia rispettoso ma rispettato da tutti, che non lasci spazio a sprechi né corruzione e che tenga al largo ogni strumentalizzazione ad uso politico di un bene pubblico – qual è la ASL – che appartiene a tutti noi, non certo ad un direttore generale che viene da lontano!

​Una presenza di un presidio ospedaliero in più non significa necessariamente star più tranquilli; ma quelli che si decide di tenere vanno tenuti in funzione con tutti i “sacramenti” che si comandano, per rispondere bene e subito alle emergenze e le urgenze del territorio, in armonia piena con un intero sistema di insediamenti socio-sanitari-assistenziali pubblici (e privati) che dona serenità a tutti.