Dietro un ragazzo come molti altri, tranquillo, modesto e soprattutto schivo a parlar di sé, scopriamo un carattere molto forte, severo con se stesso, assolutamente grintoso e rigoroso. Quel rigore necessario nell’arte che l’ha accolto a braccia aperte, la danza, e che lui ha reso senso della sua vita, eccellendo ai massimi livelli. Incontriamo, in una delle sue rare permanenze nella città di origine, Daniele Delvecchio che con i suoi 23 anni ha già intrapreso la carriera da professionista nella danza all’interno della compagnia “Les Ballets” di Montecarlo, una delle massime esperienze artistiche per la danza in Europa. E apprendiamo che nel 2016 è stato scelto per interpretare il ruolo principale nell’opera “L’enfant et les sortileges”, del coreografo di Jeroen Verbruggen, dove la sua esecuzione viene riconosciuta come la migliore ed eccellente interpretazione fisica ed espressiva da diversi giornalisti e critici del mondo della danza, ottenendo, lo scorso fine luglio, il titolo di Solista nella compagnia, che ha addirittura realizzato un timbro postale con la silhouette di Daniele, per pubblicizzare lo spettacolo. Parliamo, dunque, di livelli altissimi raggiunti nel proprio ambito che oggi si trasformano in grandi soddisfazioni personali, e anche della sua famiglia che tanto l’ha incoraggiato ad intraprendere un percorso nato così, quasi per caso. «Istinto artistico puro», lo definisce chi lo conosce bene, raccontandoci anche di Daniele pianista, come se non bastasse.
«Il mio stile fa parte della danza contemporanea, con una serie di movimenti piuttosto acrobatici, ma certamente posso dire che il mio stile preferito non è la danza classica, che tuttavia più volte mi hanno proposto e spinto a praticare. La compagnia per cui lavoro è composta da oltre 50 persone, tutte diverse tra loro, con diversi stili di danza da cui si può soltanto attingere, offrendo così anche più possibilità ad un potenziale coreografo -tutti nomi di altissimo livello che hanno contribuito a scrivere la storia della danza- di poter attingere a diverse personalità artistiche».
Cosa c’è nel futuro prossimo e a più lunga durata per Daniele nel mondo della danza?
«Sicuramente c’è ancora strada da percorrere: non è che oggi sono diventato solista e quindi mi sento arrivato. Anzi, di polvere da respirare ed esperienze da cui assorbire sempre ce ne sono ancora molte. Bisogna sempre guardare in alto, magari non ci si arriva, ma la determinazione deve spingerti a migliorare. Molti sono i ballerini che non reggono i ritmi pesantissimi dell’Accademia e lasciano dopo qualche anno. La fermezza di carattere e la convinzione sono fondamentali. Oggi la vita in Compagnia mette più di fronte alle tue concrete responsabilità che ti trovi a dover affrontare da solo rispetto al passato: serve maggiore concentrazione; bisogna saper ascoltare il proprio corpo e gestirlo per proseguire per questa strada. In seguito mi piacerebbe restare in questo campo, magari come insegnante o di un’Accademia o di una mia scuola per trasmettere ad altri quello che ho imparato in questi anni, magari anche all’estero dove ho più contatti. Anche se, anche per il mio perfezionismo, mi dicono che potrei provare con la carriera di Assistente, ruolo davvero complesso, all’interno di una Compagnia».