Il 21 agosto 1884 a Parigi (Saint-Germain-en-Laye) si spegneva il celebre pittore Giuseppe De Nittis, maestro dell’Impressionismo europeo, al culmine della carriera e della fama. A soli 38 anni, simile agli eroi ed ai semidei come dettò Alexandre Dumas figlio sull’epitaffio allo storico Cimitero del Père Lachaise nella capitale francese, scompariva l’artista che aveva portato il sorriso della sua terra natale in Europa. A ricordarlo è il Comitato pro Canne della Battaglia in una nota ufficiale: «Nessun appuntamento alla sua casa natale in Corso Vittorio Emanuele 23, Nessuna nuova corona d’alloro alla lapide commemorativa della nascita (25 febbraio 1846) come quella offerta l’anno scorso congiuntamente in spirito di servizio e di comune sentimento da Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia e Comitato Diocesano Feste Patronali. Quella corona, mai rimossa, da verde che era è divenuta marrone, color del bronzo, quasi fosse divenuta essa stessa un monumento di nostalgia e di tenerezza».

ANNIVERSARI – LE ULTIME ORE DI GIUSEPPE DE NITTIS IN QUEL 21 AGOSTO 1884…

«E’ triste morire d’estate. La gente pensa a divertirsi, è svagata, senza memoria. Eppure, a Parigi, perfino Le Figaro scrisse: “Un artista di rara coscienza, un pittore di grande merito che ha il suo posto segnato in prima fila della scuola impressionista, Joseph De Nittis, è morto quasi improvvisamente a Saint Germain-en-Laye”. Era il 21 agosto 1884. Peppino aveva solo trentotto anni, più della metà trascorsi fuori dalla sua Barletta. Ma quell’ultimo anno fu incredibilmente vissuto sull’altalena tra la celebrità da pittore affermato e il pettegolezzo tutto mondano dei salotti bene parigini. Come ricordano Piero Dini e Giuseppe Luigi Marini nella monumentale opera omnia denittisiana pubblicata nel 1990 da Allemandi editore col sostegno della Cementeria ed un saggio di Ruggiero Mascolo, allora direttore della civica pinacoteca. “In febbraio De Nittis si trova ancora con la famiglia in Italia ed è molto rattristato nell’apprendere che un gran numero di falsi delle sue opere sono in circolazione. Da marzo a maggio vivono nella capitale francese; si vocifera che le loro condizioni economiche non siano più buone.
De Nittis espone a Londra i tre pastelli del Trittico in vendita alla complessiva cifra di 2.400 sterline. Il 10 aprile De Nittis è ancora nel suo villino di Parigi. Dipinge La guardiana di oche, che invia al Salon insieme a Colazione in giardino e Fiori d’autunno. Esegue inoltre Figura ridente, un bellissimo Tramonto a tempera su un ventaglio e l’Autoritratto in piedi. Il 25 aprile è nominato Accademico di merito dell’Accademia di Belle Arti di Perugia. Il 1° giugno i De Nittis partono per Saint Germain-en-Laye, ma in luglio il pittore si sente già male. Il 19 agosto, sempre più sofferente, riceve per l’ultima volta de Goncourt: ha sul cavalletto l’estremo ritratto della moglie, in via di esecuzione, L’amaca.
Giuseppe De Nittis muore nella sua villetta di Saint Germain-en-Laye il 21 agosto per congestione cerebrale e polmonare, lasciando 200.000 franchi di debiti. “La morte di quest’uomo di trentotto anni – scriveva Goncourt – di questo ragazzo così amabile e così ingegnoso da procurarsi gioia e piacere, di questo pittore così pittore, salvo che per gli invidiosi e per i nemici, ha incontrato una simpatia tutta naturale. Ed è meraviglioso e toccante il lusso dei fiori deposti sulla sua bara”. Il pittore viene fatto imbalsamare e seppellire nel cimitero di Père Lachaise per volontà della moglie Léontine che, negli anni successivi, oltre a dedicarsi alle sue ambizioni letterarie, curerà l’educazione del figlio Jacques, laureatosi in medicina, e cercherà di non disperdere le opere rimaste nello studio del marito, fino alla donazione di gran parte di esse – 171 pezzi fra tele, tavole, acquarelli, pastelli, disegni, acque forti, puntesecche – al Comune di Barletta”. Ma questa è davvero tutta un’altra storia… Grazie, De Nittis!».