La primissima rappresentazione di un veicolo che assomigliava alla moderna bici è da far risalire a Leonardo Da Vinci: in un disegno del 1490 contenuto nel Codice Atlantico si trova una “macchina” con due ruote, un’asse di legno che le tiene assieme, un manubrio e una specie di catena che collega i pedali alla ruota posteriore. L’invenzione di una bicicletta in grado di essere utilizzata arriverà tuttavia solo nel giugno del 1817 grazie al barone tedesco Karl von Drais. La bicicletta compie dunque 200 anni e festeggia così una storia affascinante che ha cambiato il concetto stesso di spostamento su strada.
L’iniziativa intende dunque offrire a tutti l’occasione di fermarsi a condividere un ricordo e aprire una finestra sui mille significati e valori che la bicicletta può rappresentare: un utile mezzo, una compagna di avventure, un oggetto del desiderio, la nostalgia di una stagione, una sfida vinta o perduta, un pezzo di vita, il simbolo di un’epoca. Così Giuseppe Gammarota, assessore Attività Produttive, per presentare l’iniziativa “Mestieri in Bicicletta-esposizione di bici d’epoca” che si svolgerà nella giornata di domani (dalle 10 alle 22) su corso Vittorio Emanuele (zona Eraclio): «Quando per la prima volta ho visto questo fantastico patrimonio storico, ho subito pensato alla reazione che può avere chi quegli anni li ha vissuti e chi (le generazioni successive) ha bisogno di capire come si poteva fare “impresa” o fornire “servizi” alla collettività, in sella ad una bicicletta che rappresentava quello che oggi è lo studio per visitare o accogliere i clienti, la bottega per lavorare, il laboratorio per creare e sviluppare idee, ecc…. . ho pensato alla fatica che facevano per raggiungere la propria clientela, alla fatica che facevano per tornare a casa, al rispetto che avevano per il loro unico strumento di lavoro. Io appartengo ad una generazione intermedia e se rifletto, posso descrivere sinteticamente tre momenti che forse trasmettono bene le fasi di questo fantastico strumento di trasporto assolutamente assolutamente nobile, oltre ad essere ecologico. Fase uno, anni 60, ancora si vedevano gli ultimi artigiani che utilizzavano la bicicletta per svolgere la propria professione. Ricordo perfettamente l’arrotino che “urlava” per farsi sentire dalle casalinghe bisognose di molare forbici e coltelli. Così come ricordo cose accadeva quando si bucava e bisognava andare a farsi riparare la “camera d’aria” che veniva immersa in un bacile d’acqua e una volta individuato il buco, veniva rattoppato. Fase due, il boom economico. andare in bicicletta rappresentava uno stato sociale da cui tutti volevano uscire e tutti volevano passare alla motocicletta e all’auto. Sostituire la bicicletta, con una motoretta, era una dimostrazione che si era protagonisti del progresso. Fase tre, la bicicletta come status. oggi le biciclette sono un oggetto da possedere. Tecnologiche, di diverse tipologie, sempre più sofisticate e costose. Per le bici ci sono piste ciclabili, aree dedicate, grandi punti vendita, abbigliamento “dedicato”, centri di assistenza, ecc… Ecco perché questa mostra in pratica, contribuisce a “raccontare” quanto accelerato è stato lo sviluppo sociale, economico, culturale, ecologico di decenni. fermarsi a guardare, ricordare e raccontare, è quello che consiglio a chi viene a vedere “mestieri in Bicicletta”».