Il principio di fondo è dato dalla necessità dei grandi interventi infrastrutturali, che devono semplicemente assecondare le potenzialità di sviluppo economico di un territorio. Per consentire ciò, si sono create le ZES (Zone Economiche Speciali) in tutto il mondo dove ce ne sono circa 4500, di cui la metà presente tra la Cina e Dubai; in Europa alcune decine, di cui molte nell’emergente Polonia. Ora anche l’Italia si attrezza , con D.L. 91/2017 cosiddetto Decreto Sud, recentemente entrato in vigore. Se n’è parlato ieri sera, presso la sede della Lega Navale di Barletta, in un incontro intitolato “Riforma della puntualità pugliese e opportunità Zone economiche speciali”, dibattendo sugli interventi necessari per rilanciare la centralità del porto di Barletta con interventi condivisi tra pubblico e privato, cogliendo proprio quest’occasione, con una nell’Adriatico meridionale. Le Zes servono ad attrarre investimenti esteri o extra-regionali, attraverso incentivi, agevolazioni fiscali, deroghe normative. Tutto questo ricadde in una riforma del sistema portuale italiano che snellisce il suo apporto, rendendosi più disponibile allo sviluppo commerciale sfruttando la ricchezza proveniente dagli scambi commerciali con gli altri paesi.22414379_10212734813298626_1769265961_n

All’incontro di ieri ha partecipato Filippo Caracciolo, assessore regionale all’ambiente, Ugo Patroni Griffi Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale che raggruppa i porti di Bari, Brindisi, Manfredonia, Barletta e Monopoli, descrivendo dettagliatamente le opportunità di questa riforma, chiarendo che l’introduzione delle Zes non ha nulla a che fare con i precedenti esperimenti di agevolazione fiscale come le Zone Franche, ma riguarda una serie di criteri che viaggiano sulla necessaria collaborazione fra istituzioni e commercio globale; presente anche Antonio Felice Uricchio, Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro e Sergio Fontana, Presidente della Zona Territoriale BAT di Confindustria Bari e BAT e Presidente di Confindustria Albania. Proprio quest’ultimo ha specificato la richiesta da parte delle aziende di superare i tradizionali localismi, che spesso soffrono di campanilismi, cercando di investire in economie sostenibili anche dal punto di vista ambientale. Ecco perché le Zone economiche speciali renderanno questo possibile, come ha ricordato Caracciolo, attraverso non solo delle agevolazioni fiscali ma soprattutto con una semplificazione normativa, dando risposte ai partner commerciali in tempi certi. L’esempio riportato da Confindustria, sostenuto anche dall’assessore comunale alle Attività produttive Giuseppe Gammarota, è l’accordo commerciale siglato da Barletta con il Montenegro e l’Albania. L’augurio è che venga utilizzato al meglio questo strumento, non lasciandolo sulla carta come altre esperienze simili in passato, trattandosi di un progetto complessivo di sviluppo. 22404090_10212734823178873_1910978828_oInfine è intervenuto il dirigente comunale Longano per elencare le maggiori criticità su cui si dovrà intervenire per il nostro porto: necessario pare l’intervento di dragaggio del porto che consentirà l’accesso a imbarcazioni più grandi (l’operazione già in atto ed entro l’anno prossimo dovrebbe darsi il via ai lavori); necessario anche lo spostamento dei serbatoi petroliferi per l’utilizzo anche di quella banchina. Ricordiamo che il porto di Barletta non gode di dimensioni così importanti da agevolare uno sviluppo solipsistico, ma il possibile collegamento attraverso la ferrovia e anche le cosiddette autostrade viaggianti del mare aggiungerebbe potenzialità necessarie di uno sviluppo economico di sistema.