Disuguaglianza e cooperazione: due sostantivi a confronto il cui significato sembrerebbe stridere ma che, invece, rappresenta una nuova chiave di lettura per comprendere il nostro tempo. È stato questo il tema centrale della serata di giovedì 25 gennaio che, presso il Brigantino 2, il Rotary Club di Barletta ha affrontato e approfondito nell’ incontro: “Disuguaglianze e cooperazione: giovani medici in Africa”.  La salute è un diritto garantito nel mondo occidentale. In Africa è ancora un privilegio per pochi, dove la copertura sanitaria è ancora un miraggio. L’Africa infatti affronta la crisi sanitaria più drammatica del mondo, ma si vuol dimostrare che esistono soluzioni per la sanità pubblica nel contesto africano. Queste soluzioni possono essere estese a tutti gli africani in difficoltà, sempre che i governi traggano insegnamento dagli interventi ben riusciti, oltre a cercare un miglior coordinamento con gli sforzi dei partner internazionali. Dopo l’introduzione alla serata del presidente Storelli, a presentare il dibattito è stato il socio Rotary Fabio Santeramo, docente di Economia e Politica Agroambientale presso l’Università di Foggia, affiancato dai relatori, due giovani medici che hanno svolto attività di volontariato in Africa: Maria Elisa Morelli, neurologa, e Giandomenico Sinisi, medico chirurgo.

La Morelli ha raccontato il suo lavoro di volontaria in Africa, grazie ad una collaborazione tra l’ospedale di Trieste e l’ospedale Vezo in Madagascar, attraverso un aggiornato servizio di telemedicina, di refertazione e valutazione, in corso dal 2017. In Africa si cerca di sostenere il progresso sanitario “perché associazioni, fondazioni e istituzioni internazionali possono contribuire significativamente a misure sanitarie in questi paesi – afferma la dottoressa – tutto questo per contribuire a migliorare le condizioni di salute di pazienti nati in un paese non occidentale, perché la salute non è un bene di consumo, ma un diritto umano universale, per cui l’accesso ai servizi sanitari non può essere un privilegio. Bisogna avere perciò un atteggiamento solidale e costruttivo nei confronti dell’Africa, e far crescere l’interesse per lo sviluppo e la salute. La globalizzazione dovrebbe riguardare soprattutto aspetti di solidarietà e giustizia sociale e non solo aspetti della vita economica”. Tutti noi europei quindi siamo portatori di una cultura che può essere molto utile all’Africa. Trasmettere la cultura del lavoro e di una sanità pubblica, ad esempio, costituisce una bella sfida nello sfatare i tanti pregiudizi. L’esperienza dimostra che offrendo loro gli strumenti adatti, si ottengono già dei buoni risultati. E poi si tratta di progetti sostenibili. Quando si parla di sostenibilità, si parla soltanto di soldi ma la vera sostenibilità della cooperazione è fatta di molte cose, bisogna avere una visione globale.

Anche Sinisi ha fatto un resoconto della sua esperienza umanitaria come chirurgo in Madagascar: lì gli si è prospettata una situazione drammatica per la chirurgia nello specifico, oltre che per la sanità in genere “in Africa per quanto concerne la chirurgia non si possono fare diagnosi, non esiste la chirurgia oncologica, si muore per un dolore addominale, non sapendo che si può avere una neoplasia, si muore per un’appendicite acuta. Questo perché oltre alla carenza di strumentazioni e preparazione, c’è un servizio sanitario pubblico che non è in grado di risolvere le problematiche chirurgiche della popolazione- continua Sinisi – atutto ciò si aggiunge un governo locale che molte volte non vede di buon occhio spinte autonomiste o supporti esterni e che ostacola e disincentiva tali iniziative private. Ma volontari e figure professionali  sono sempre necessarie e ben accette: medici in equipe e personale paramedico.” Uno dei perni inoltre è la formazione del personale, ma aspetto importante è la continuità nel tempo di tale opera. Quando si parla di sviluppo sociale, culturale ed economico di un Paese è fondamentale che l’affiancamento prosegua nel tempo. Questo fa la differenza affinché i progetti di cooperazione cambino veramente la società.

A cura di Piera Ornella Barracchia