Home Attualità «A che punto sono le Zes di Puglia e Basilicata?»

«A che punto sono le Zes di Puglia e Basilicata?»

La nota di Nicola Palmitessa del Centro studi "La cittadella Innova"

«Mentre il governo nazionale spedito nel provvedere ad emanare Decreti di riconoscimento per altre regioni e la Cina conferma il suo interesse per la via della Seta in Italia – a che punto stanno le Zes di Puglia e di Basilicata? Mentre il governo nazionale spedito nel provvedere ad emanare Decreti di riconoscimento per altre regioni e la Cina conferma il suo interesse per la via della Seta in Italia – a che punto stanno le Zes di Puglia e di Basilicata?». A lanciare l’interrogativo è il dottor Nicola Palmitessa, del Centro studi “La cittadella Innova”.

«Mentre la classe dirigente pugliese e barlettana si chiudono nel solito assordante silenzio, cosa sarebbero le Zes? Le Zone Economiche Speciali (Zes), sono state create dal governo centrale per attirare maggiori investimenti stranieri in diversi Paesi nel mondo. E in Italia il Decreto Sud ha stanziato 200 milioni di euro alle Zes: 40 alle politiche attive del lavoro e 150 al sostegno amministrativo agli enti locali. Una Zes è una regione geografica dotata di legislazione economica differente da quella in atto nella nazione di appartenenza. Ma cosa sta succedendo in Puglia e in Basilicata? – si domanda Palmitessa – Sappiamo che alla Puglia spettano 4.408 ettari, ma ancora non sappiamo quanti ne saranno distribuiti alle due Zes: quella dell’Autorità di sistema Adriatica, che include i porti di Barletta, Bari, Brindisi, Manfredonia e Monopoli; e quella Ionica che nascerà dal porto di Taranto fino a Matera. Né tantomeno sappiamo quali sarebbero gli effettivi sgravi fiscali; né quali gli accordi della Zes di Taranto con Matera della Regione Basilicata. Intanto sappiamo pure che mancano pochi giorni per la presentazione del piano di sviluppo di tali regioni. L’ira di Mazzarano non è l’unica per i ritardi sulla Valbasento-Taranto, né quella di altre forze politiche come Domenico Damascelli ed Ernesto Abaterusso che sollecita anche una Zes per il Salento; in realtà tali incontenibili livori della classe dirigete pugliese risalgono già da scorso dicembre, con le note dimissioni dal Comitato di indirizzo della Regione Puglia da parte del Presidente dell’Autorità di Sistema Adriatica, Ugo Patroni Griffi. Dimissioni – si dice – perché il governo centrale, a sorpresa, riconosceva per il Nord, le Zone Logistiche Speciali (Zls) favorendo così le potenti aree portuali di Trieste e quindi di Genova e Venezia».

«Nessuno mette in dubbio le nostre solite e giustificate lagnanze meridionali – aggiunge – Ciò che invece andrebbe messo in perenne discussione è il culto mitologico fatto di perenni ritardi. In altri termini, che sorte di ciacioppo progettuale delle Zef si formerebbe in soli dieci giorni? Quale alibi si celerebbe dal solito ritardatario dell’arrivo dei nostri? Forse sarà motivo di raffazzonare aree perimetrali della Zes, magari lasciando alla sorniona Barletta qualche inutile e spuria zolla di terra nel desolante mare depurato da ogni voce e autonomia di pensiero? Quale perimetrazione Zes spetterebbe non solo per l’area portuale di Barletta, ma anche per Brindisi, Manfredonia e Monopoli? Sono state individuate le tipologie di prodotti e rispettive aziende da privilegiare in ciascuna area portuale di queste città portuali? Oppure ci si è fermati alla solita vocazione e forse banale vocazione territoriale dei tempi passati? E quali sarebbero le nuove imprese orientate a tipologie di prodotti, suscettibili di vere potenziali di sviluppo produttivo? Nulla è dato sapere perché tutti tacciono. Tornando alla mitica pochezza culturale che genera devastanti ritardi alle istituzioni e danni allo sviluppo economico nazionale e locale, il primato forse spetterebbe a Barletta, caratterizzata per il solito e indicibile silenzio dei nostri politici e asfittica classe imprenditoriale. Eppure persevera nel non utilizzare il suo stesso valore aggiunto, offerto a piene mani dalla storica identità di città marinara: l’unica nel Sud – insieme a Venezia e Genova – sopravvissuta fino al sec. XIX. Del resto, sono state queste le tre città solidamente presenti nei manuali di mercatura via Via della seta, che dalla Cina giungeva nel Mare Adriatico. E da qui già nel sec. XIV le nostre preziose “mercatantie” prendevano la stessa via della seta che ripartiva principalmente da Venezia e da “Barletta di Puglia” per inoltrarsi lungo dal Mediterraneo al Mar Nero e, a settentrione, approdava al Mer Azov, per spingersi via terra nel lontano Cathai cinese.

Se i libri della città marinara di Barletta, sono tuttora ignorati dalle istituzioni politiche della Città di Barletta, invece quelli della comunità scientifica di Amalfi e di altre città portuali meridionali, almeno ne curano pregevoli prefazioni introduttive alla lettura. I ritardi delle istituzioni politiche e delle autorità preposte alla governance della città, sono quindi frutto di quelli propriamente culturali. Ma spesso camuffate solo dalle campagne elettorali di turno? Se al signor sindaco di Barletta chiedo per l’ennesima volta che fine ha fatto il nostro progetto strategico sulla Blue Economy, fermo nei forzieri del Palazzo da ben due anni; ai sindaci delle città costiere della Bat (Margherita di Savoia, Trani e Bisceglie), nonchè al Presidente della Provincia e del Patto Territoriale, domando: è proprio difficile approntare un dovuto tavolo di lavoro per l’integrazione tra le città e il mare? Se a beneficiare delle Zes, saranno anche le città dell’entroterra della Provincia, perché trincerarsi nel fatuo silenzio del proprio orticello?»

 

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