Home News Un anno senza Alfredo Reichlin: «La Politica torni a farsi storia»

Un anno senza Alfredo Reichlin: «La Politica torni a farsi storia»

Cittadino onorario di Barletta. Omaggio della sua città natale

Oggi 21 marzo, primo giorno di primavera, Barletta si trova a celebrare il primo anniversario dalla morte di un suo illustre figlio: Alfredo Reichlin era nato proprio nella città della Disfida, in cui suo padre era stato podestà durante alcuni anni del periodo fascista. Autorevolissima figura dell’Italia del secondo dopoguerra, importante dirigente nazionale del Partito Comunista Italiano al fianco di Togliatti prima per arrivare alla vicinanza, anche empatica, con Enrico Berlinguer. Fu direttore dell’Unità, quotidiano del PCI. Uomo di grande cultura, meridionalista per vocazione, aveva, infatti, ricoperto anche la carica di segretario regionale del Partito in Puglia.

La città omaggia la statura politica e morale di una personalità della storia della Sinistra in Italia, che ha collaborato fianco a fianco con i padri della nostra Repubblica e del pensiero progressista, con l’intitolazione del viale pedonale nell’area della Ex Distilleria, dove si cerca di recuperare l’archeologia delle antiche attività produttive vitivinicole con una idea moderna di sviluppo compatibile della città. Farà seguito, nel pomeriggio, una riflessione presso la Sala rossa “Vittorio Palumbieri” del Castello di Barletta, aggiungendosi alla presentazione di alcuni mesi fa della biografia realizzata da Renato Russo. La coerenza politica, vista come servizio non come privilegio, lo portava ad avere nostalgia per la figura di Palmiro Togliatti, con il suo rigore. Per l’ex partigiano Reichlin «La Politica deve tornare a farsi storia, come aveva fatto il PCI», aveva detto nel 2014 a Barletta intervenendo a Palazzo della Marra per ricordare Enrico Berlinguer nel trentennale della sua scomparsa. Aveva ben raccontato la necessità della classe dirigente della sinistra in particolare di rendersi in grado di interpretare le volontà del popolo, rendendosi portavoce della lettura di ciò che realmente la gente vuole. Profetico in questo, visti gli ultimi esiti elettorali della sinistra che sicuramente Reichlin non avrebbe tardato a stigmatizzare. La sua ricetta per contrastare l’antipolitica era comprenderne le motivazioni di fondo, con responsabilità della classe dirigente di partito; egli aveva seguito l’evoluzione nel PDS, DS poi PD. Ma le sue analisi che lo portavano a intervenire fino all’ultimo sulle colonne di un giornale, dando spazio alla sua enorme passione per la Politica, non lesinavano critiche specifiche.

“Intellettuale organico di partito”, come lo aveva definito Pasquale Cascella, sindaco di Barletta che nel 2015 ha voluto conferire la cittadinanza onoraria a Reichlin, ricordando la necessità di “ripensare agli equilibri fondamentali del Paese”, tema assolutamente attuale ancora di più oggi vista l’estrema instabilità politica a cui si va incontro. Aveva combattuto nella Resistenza nel GAP con la Brigata Garibaldi, negli ultimi anni più volte intervenuto per spiegare il concetto di “Partito della Nazione”, non nel senso accentratore e nazionalista che era stato attribuito, ma “ un partito dove i valori e gli ideali raccolgono la storia di questo Paese che è stato una delle fonti culturali e centrali di tutto il continente – così si legge nell’editoriale di Eugenio Scalfari sulla Repubblica di domenica scorsa – […] Alfredo vedeva valori e ideali dei quali una grande sinistra era portatrice e l’Italia avrebbe dovuto rappresentare questa grande sinistra in tutta l’Europa”. Questo il lascito per riflettere sulla politica di oggi, abbandonando lo schema del comunismo passato che anche Reichlin aveva riconosciuto come sconfitto nella sua ideologia universale, e che bisognava ripartire dal futuro.

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