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Cesare Fracanzano, il pittore barlettano a Valencia

Scoprire Barletta in un museo spagnolo

Valencia, città dalle tante sfaccettature, dai  tanti tipi di turismo,  un milione di abitanti e 12.000 italiani residenti,  20 musei  visitabili gratuitamente nei fine settimana. Oggi ho visitato il Museo delle Belle arti,  gratuito tutto l’anno. Una mattina di sole, esco dalla ciutat vella (città antica), delimitata dalle torri medievali Serranos, attraverso uno dei ponti che circondano la città col suo parco dell’ex fiume Turia, che abbraccia Valencia con 9 km di verde e strutture attrezzate, alla faccia del Parco dell’Umanità di Wannà City (Barletta), polmone di cemento vandalizzato,  ma che l’arte millantatrice barlettana denomina  “polmone verde”,  un incubo da tramandare assieme all’Orto Botanico – discarica, attrazione turistica per la magistratura.

Mettendo da parte questi  incubi barlettani, oltrepasso uno degli antichi ponti della città, mi trovo davanti il Museo delle Belle Arti, scrigno di bellezza racchiuso in un ex convento. Ritiro il biglietto gratuito e ammiro i reperti archeologici che attraversano le epoche: dai reperti  di epoca romana fino alla pittura dell’800. Il museo è su vari livelli suddiviso con sale tematiche. Una di queste sale è dedicata alla pittura italiana dal ‘500 al ‘700. Ammirando le tele e le pale d’altare, ad un tratto, mi imbatto in un piccolo quadro, intitolato “ Testa di S. Pietro”, dipinto dal pittore barlettano Cesare Fracanzano. Il quadro – di piccole dimensioni – è un olio su tavola di legno e raffigura un S. Pietro anziano, sul finire dei suoi giorni.  Con l’immaginazione e la fantasia che la pittura ci consente di provare, si potrebbe ipotizzare che s. Pietro stia osservando i suoi carcerieri, che lo crocefiggeranno.

Nella sala dedicata alla pittura italiana si possono ammirare anche  le tele di Giovanni Battista Piranesi, Luca Giordano, Mario Minniti, Andrea Vaccaro, Paolo De Matteis, Nicola Russo, Pietro Bardellino, Valerio Castello, Francesco Solimena, in maggioranza  pittori di scuola napoletana, ma non mancano siciliani, genovesi.  Completo la visita al museo fino all’ultima sala, dedicata interamente a Joaquìn Sorolla, pittore impressionista valenciano. Esco dal museo,  ritorno nella ciutat vella, stavolta passeggiando attraverso il parco, dove la gente fa sport, passeggia, si rilassa sui prati. Porto con me la scoperta inattesa del pittore barlettano in questo museo e gli scatti per questo articolo, non ho bisogno  di altre  foto da  “condividere” sui social networks o da abbandonare in un pc. Le sensazioni personali le porto con me e basta.

Cesare Fracanzano

Cesare Fracanzano nasce il 16 ottobre 1605 a Bisceglie. Il padre Alessandro, era un nobile originario di Verona pittore di maniera, la madre era la barlettana Elisabetta Milazzo. Cesare, assieme al fratello Francesco,  segue il padre nei suoi spostamenti di città in città per eseguire committenze . Dallo stesso padre apprende i primi rudimenti dell’arte pittorica, per poi entrare nella bottega del Ribeira a Napoli, dove perfeziona il suo stile.

Il suo stile pittorico si rifà al Ribera, al Tintoretto, ai fratelli Carracci e a Guido Reni. Dopo lunghi anni di preparazione artistica e di lavoro svolto a Napoli, Cesare nel 1626 torna a Barletta dove sposa Beatrice Covelli. Lavora molto nella cittadina pugliese, in chiese e palazzi signorili, spostandosi da Barletta per assolvere impegni di lavoro e committenze a NapoliRoma e in altre località della Puglia.

Cesare Fracanzano visse a Barletta fino alla sua morte avvenuta tra il 1651 e il 1652. Al pittore barlettano è intitolata l’omonima via.

A cura di Tommaso Francavilla

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