Home Attualità Migrare per sniffare

Migrare per sniffare

L’imprenditore barlettano e altri cervelli italiani in fuga a Valencia

Fuga di cervelli all’estero, ovvero ragazzi che vanno alla ricerca di nuove possibilità lavorative, alla ricerca della meritocrazia, tanto negata in Italia. Sembrerebbe che tanti italiani fuggano alla ricerca di realtà lavorative migliori; non è sempre così. L’altra faccia della medaglia consiste in altri italiani che vanno all’estero per divertirsi, col pretesto di cercare lavoro. In Spagna, a Valencia, ho conosciuto alcuni italiani che affermano di aver lasciato il Paese per lavorare, in realtà vivono alla giornata, scroccando pasti, facendosi inviare soldi dai genitori per mantenersi, facendo “fiesta” e maledicendo l’Italia che – a detta loro – non da possibilità di nessun tipo. Gli italiani che ho conosciuto provengono da varie regioni italiane, dal nord al sud della penisola, compresa Barletta. Questi ragazzi fanno largo uso dei social network, grazie ai quali ci mostrano una realtà artificiale, fatta di feste e locali. Vorrebbero farci credere che la loro vita sia soltanto una “fiesta”.

Questi espatriati italiani vagano nello splendido centro storico di Valencia, il Barrio del Carmen, fulcro del turismo della città.

Giovanni, 35 anni, proveniente da Alessandria (Piemonte). Non appena mi è stato presentato in un locale gestito da italiani, mi ha riempito di complimenti, pur non conoscendomi; gli ho offerto una birra per farlo smettere col suo viscidume, che nascondeva ben altro . Nei giorni seguenti, l’ho conosciuto meglio, accorgendomi che oltre al suo viscidume, vive da quasi 3 anni a Valencia, vantandosi di aver lavorato soltanto due mesi nella città. E’ stato arrestato per una rissa scatenata in un altro locale del centro storico, dal quale, in seguito, ha ricevuto una diffida ad avvicinarsi. Giovanni vive “appoggiandosi” a ragazze locali o turiste che conosce e da cui si fa ospitare anche soltanto per una notte. Quando l’ho conosciuto, vantava di essere fidanzato con una ragazza valenciana, che – ho scoperto – lui picchiava regolarmente e dalla quale si faceva prestare soldi, vivendo a scrocco in casa sua. Nel momento in cui la ragazza ha trovato la forza di cacciarlo da casa, Giovanni non si è perso d’animo, chiedendo soldi a chiunque si facesse abbindolare dalla sua parlantina viscida. Ha il vizietto della cocaina, che si è portato dalle valli piemontesi fino a Valencia. Il ragazzone piemontese ha una figlia che lo aspetta ad Alessandria, dalla quale lui torna non appena i genitori gli inviano i soldi per il volo aereo. Questo ragazzo italiano, autodefinitosi cervello in fuga, lo si può incontrare per il centro storico di Valencia, da mezzogiorno in poi; prima di questo orario, dorme, in quanto la notte gli serve per scroccare, sniffare e ciondolare da un locale all’altro. Giovanni è un “naso in fuga”, per sniffare meglio.

Dennis, 25 anni, proveniente da Busto Arsizio (Lombardia). Ragazzo italiano nato da genitori albanesi giunti a Bari nei primi anni ‘90, con uno dei primi sbarchi di albanesi su navi-carretta. Dennis è sbarcato a Valencia con la prospettiva di divertirsi e basta. Lavorare è un optional per lui, ma – a detta sua – in Italia era una colonna portante del mondo lavorativo di Busto Arsizio. Il ragazzo ha vissuto i primi tempi in un ostello per la gioventù, per poi vivere di casa in casa con studenti e lavoratori, da cui si fa cacciare in quanto non paga la sua parte di fitto, nonostante percepisca dall’Italia un fantomatico assegno di “disoccupazione” per un precedente lavoro in una non meglio precisata fabbrica. Come ho accennato, Dennis mi è stato presentato dopo che una sera, in un locale gremito, lui si era avvicinato al piemontese Giovanni. Dopo un po, li osservo gesticolare tra loro, toccandosi le narici col ditino, per poi scomparire entrambi nei bagni del locale. Dopo aver sbrigato le loro faccende” stupefacenti” nei bagni, ho cercato di avere un discorso sensato con questo venticinquenne, per il quale conta soltanto la “fiesta”. Dennis lavora molto saltuariamente come “aiuto di un aiuto cuoco” in un ristorante italiano, per il resto gira tutta la notte e la mattina dorme in qualunque casa riesca ad “appoggiarsi”, meglio se in case di ignari turisti italiani a cui scroccare un pasto o qualche birra. Col suo compare Giovanni, si disprezzano cordialmente, in quanto non hanno nulla in comune, tranne la cocaina. Anche Dennis è un “naso in fuga”. Dennis e Giovanni si accompagnano spesso ad amici e amiche occasionali per trascorrere le lunghe notti di alcool ed eventuale cocaina, come ad esempio Luz, trentenne valenciana, laureata in farmacia, bionda, slanciata e molto simpatica, che non disdegna la sniffata. Invece, capitolo a parte per le italiane che ho conosciuto, anch’esse scappate dalla ingrata Italia per venire a fingere di lavorare in Spagna. Michela, trentenne di Modena, percepisce assegno di disoccupazione dall’Italia, dove lavorava in un bar, cambia lavoro ogni settimana in ristoranti o pizzerie, sniffa per ingannare la noia e condivide la casa con Maria, ventiseienne calabrese, ex atleta, laureata in conservazione di beni culturali, disprezza la sua regione per mancanza di opportunità ma non le va di lavorare come cameriera con un dignitoso contratto, per cui, si fa licenziare spesso, lei è laureata e questi lavori non sono adatti al suo “percorso accademico”.

Concludo con un rappresentante di Wannà City (Barletta). Claudio, 40 anni, vive da parecchi anni a Valencia, è titolare da qualche tempo di un bed & breakfast, bugiardo seriale e sniffatore abituale, con figlioletta di pochi anni e compagna barlettana. Quando l’ho conosciuto, si autodefiniva un grande personaggio influente della città, un uomo di mondo, umile e dispensatore di aiuti economici per amici bisognosi. Insomma, esprimeva tutte le caratteristiche del classici personaggi deliranti e racconta – frottole, che possiamo trovare a piede libero ad ogni angolo di Barletta. Il buon Claudio, forse indotto dagli effetti della cocaina accompagnata da un bel bicchiere di gin – fizz (cocktail molto gettonato a Valencia) mi raccontava che da quando è diventato padre, non può più tirare tardi la notte e preferisce fare footing nel pomeriggio per mantenersi in forma, nel grandioso parco Turia. Sniffare e fare footing per mantenersi in forma è una contraddizione, ma io lo ascolto, tanto il giorno dopo, lui si sveglia sempre dopo le 11 e la sua compagna andrà a pulire le stanze del bed & breakfast , permettendo a Claudio di intascare i soldi e atteggiarsi a uomo umile. Oltre a questi “cervelli in fuga”, ho conosciuto alcuni italiani titolari di attività che non pagano i propri dipendenti, a dimostrazione che migrare non cambia la mentalità. Poi ci sono gli italiani e le italiane che lavorano sodo e fanno grande Valencia e l’Italia, ve li racconterò, prima o poi. Valencia è una città seducente, da vivere.

A cura di Tommaso Francavilla

Exit mobile version