Rinunciare all’assistenza domiciliare: è la scelta che potrebbero dover prendere alcune famiglie barlettane che hanno in casa malati oncologici, affetti da Alzheimer, SLA o comunque non autosufficienti. La stangata è di quelle che lasciano tramortiti con aumenti che arrivano quasi al 500 per cento. Li ha decisi il consiglio comunale del 30 dicembre 2019 e partiranno dal primo marzo 2020. Le famiglie che hanno necessità di assistenza domiciliare dovranno presentare il proprio ISEE entro la fine di gennaio. È infatti in base alla fascia reddituale che viene stabilito il contributo che ogni famiglia deve versare per coprire il costo orario dell’operatore socio sanitario che da contratto percepisce 9 euro e 10 lordi.

Le famiglie che hanno redditi fino a 3500 euro pagheranno un ticket orario di 50 centesimi anziché dieci centesimi, per un costo medio annuale di 324 euro.

Da 3.500 a seimila euro di reddito il ticket orario è di un euro e 50 (e non più un euro e 15  arrivando ad un costo annuale di 972 euro. Da seimila a ottomilacinquecento euro di reddito annuale il contributo sale a due euro e cinquanta l’ora (da un euro e sessanta) con un costo complessivo all’anno di 1620 euro. Oltre gli 8.500 euro di reddito e fino a 30 mila, il contributo arriva a 5 euro l’ora, 3240 euro annui.

La stangata più importante è per chi supera i 30 mila euro di reddito che deve affrontare un aumento della tariffa oraria che passa da 3 euro e 90 centesimi a diciotto euro e 45 centesimi. Con un costo annuale che passa da circa 2500 euro a 12 mila. Mille euro al mese solo per le due ore giornaliere di servizio OSS garantite dal contributo comunale. Spesso però chi deve affrontare le difficoltà di un familiare non autosufficiente, ha anche un’altra persona che copra altri momenti della giornata. Che, immaginiamo, possa pagare al massimo 9 euro e dieci lordi, come prevede il contratto OSS. Perché quindi un utente dovrebbe richiedere il servizio attraverso il comune e pagarne 18.45 centesimi l’ora?