Home Associazioni Confesercenti e Confcommercio Barletta: «Riaprono le attività, ma la crisi continua»

Confesercenti e Confcommercio Barletta: «Riaprono le attività, ma la crisi continua»

Gli esponenti delle associazioni illustrano le difficoltà degli esercenti barlettani nel gestire la ripartenza dopo il lockdown

Secondo i dati riportati dal sito nazionale di Confesercenti, in seguito alle restrizioni da emergenza Coronavirus, hanno riaperto il 72% delle attività, ma solo un italiano su tre è tornato ad acquistare. Di conseguenza, il 68% delle attività ha finora lavorato in perdita e si avvia a una lenta ripresa. Barletta ha visto negli ultimi giorni il riavvio di gran parte delle sue attività, ma i danni economici dovuti all’emergenza non saranno facilmente recuperati. A questo proposito abbiamo dialogato con Francesco Divenuto, presidente di Confcommercio Barletta e con Francesco Petruzzelli, delegato barlettano di Confesercenti BAT e gestore di tre attività.
«É ancora presto per capire davvero l’entità della crisi sul settore economico cittadino- ha dichiarato Divenuto- al momento ci sembra che gran parte delle attività cittadine abbia riaperto i battenti o che sia pronta a farlo, almeno per quanto riguarda i nostri soci. Chi non ha ancora riaperto la sua attività lo fa perché sta ultimando la fase di adattamento al rispetto delle norme o perché facente parte di quelle categorie la cui riapertura non è prevista nell’ultimo decreto governativo». Sembra, quindi, che la maggior parte delle attività sia ripartita e che non ci siano gestori che abbiano chiuso i battenti a causa di forti problemi economici, almeno per il momento e per quanto concerne le attività facenti parte dell’associazione.
«Ma la situazione è tragica- ha continuato- i settori più colpiti sono quello della ristorazione, gli stabilimenti balneari, i proprietari di negozi di abbigliamento e gli ambulanti, che avevano già fatto rifornimento di abiti per la stagione primaverile e che resteranno con tutta probabilità invenduti. Danneggiate anche fortemente sono le sale ricevimenti, di cui alcune rischiano di non riaprire e il settore turistico. Si stima che, a livello nazionale, il 30% delle attività non riuscirà a sopravvivere. In più bisogna considerare che gli introiti sono almeno dimezzati a fronte di costi aumentati, per adeguare gli spazi alle norme di distanziamento sociale e per acquistare i dispositivi di protezione individuale. Serve liquidità nelle casse delle imprese e sospensione delle tasse. Non so come potremo uscire da questa situazione, senza reali aiuti dal Governo».
Anche Petruzzelli riporta che tutti i soci di Confesercenti hanno risollevato le saracinesche, non senza riscontrare criticità. «I primi giorni sono serviti per organizzarsi e abituarsi alla nuova normalità- ha detto, forte della sua esperienza di proprietario di attività di ristorazione- ma la clientela ha ancora molta paura e poco denaro da spendere, poiché la crisi economica conseguente alla crisi sanitaria ha colpito quasi tutti. Non tutti i dipendenti sono rientrati al lavoro, alcuni aspettano ancora la cassa integrazione. Il rinvio del pagamento delle tasse a settembre non sarà abbastanza, poiché ci vorrà almeno un anno per recuperare il colpo subito. Le banche sono molto restie a concedere i prestiti di 25 mila euro e i 600 euro concessi finora non sono sufficienti».
Fare previsioni sul futuro è, ora più che mai, impossibile. La cosa certa è che la crisi non è passata e che i prossimi mesi continueranno a essere molto duri per gli esercenti della città. «Spero almeno che si riesca a recuperare le spese-ha concluso Divenuto- E un’altra cosa certa è che una nuova ondata di contagi, con conseguenti restrizioni, sarebbe fatale».

Exit mobile version