Home Ambiente Ariscianne, l’escursione subacquea rivela meraviglie sommerse tra Barletta e Trani

Ariscianne, l’escursione subacquea rivela meraviglie sommerse tra Barletta e Trani

Le foto del gruppo "Ripartiamo da Ariscianne" che propone una rivalutazione dell'area

Una vera e propria meraviglia sommersa si è presentata agli occhi di un gruppo di barlettani durante un’escursione subacquea nel tratto di mare che si trova al confine tra Barletta e Trani, zona nota come “Ariscianne”. I giovani fondatori della pagina Facebook “Ripartiamo da Ariscianne” vogliono stimolare l’interesse della collettività e delle istituzioni per questo gioiello del nostro territorio, affinché le attività illecite siano scoraggiate.
La zona di Ariscianne, oggetto di numerosi studi eseguiti anche da geologi e ricercatori dell’Università di Bari, racchiude in sé un vastissimo patrimonio naturale, storico-culturale e archeologico, che tuttavia passa inosservato ed è continuamente bistrattato.

Tra le attività che più danneggiano il territorio c’è la pesca, che ha impoverito il fondale marino nel corso degli anni. Ma sembrerebbe che lo stop forzato causato dall’emergenza Coronavirus abbia permesso, almeno in parte, alla popolazione sottomarina di riprendere i suoi spazi. E così, la prima escursione dopo la quarantena ha rivelato uno spettacolo inaspettato. «Questi fondali sono sempre stati oggetto di pesca di frodo- ha dichiarato Raffaele Lopez, presidente della sezione Puglia della Società Italiana di Geologia Ambientale– Ma in questi giorni in cui le attività di pesca hanno subito un rallentamento sembra che la natura abbia ripreso i suoi spazi, stupendoci con un’acqua cristallina e un ricco fondale. É una zona caratterizzata da una grande biodiversità, come dimostrano i residui corallini e di conchiglie all’interno della sabbia, che cambia la sua consistenza in vari punti. Ci sono anche resti vegetali di antiche paludi, ora sommerse.

Ma non c’è solo questo, poiché l’area suscita anche un grande interesse archeologico, presentando trulli disseminati nelle campagne, una torre sul mare e resti di antiche civiltà, come selci e anfore».
Ma in realtà, questa zona con un grande potenziale turistico è spesso teatro di attività illegali, come incendi di rifiuti, pesca irrispettosa, sversamenti di sostanze nelle acque marine e nei canali, deposito di materiali di scarto e, addirittura, amianto. «Lo scopo del nostro progetto- ha continuato Lopez- è ripopolare l’area, poiché crediamo che l’afflusso di gente sarà un deterrente alle attività illecite. Per far questo collaboriamo anche con Lello Corvasce e Luisa Filannino delle associazioni Legambiente e Virgilio. Inoltre vorremmo attirare l’interesse delle amministrazioni di Barletta, Trani e Andria, anch’essa coinvolta perché in questa zona sfocia in mare il canale Ciappetta-Camaggio».
Ma la via verso una completa rivalutazione del territorio passa dalla collaborazione degli operatori del luogo, in primis gli agricoltori che coltivano appezzamenti di terra nelle vicinanze. In questo contesto si inserisce anche il sostegno dell’ecologista Enrica Dauria, proprietaria del Lido Spiaggia Verde, che ha offerto il supporto logistico all’escursione.

«La mia attività non può essere slegata dalla tutela dell’ambiente- ha affermato- Già da alcuni anni organizziamo escursioni e iniziative atte a coinvolgere turisti e cittadini. Queste attività hanno avuto un ottimo riscontro, perché, quando si mostra la bellezza del territorio, la gente si interessa. Ci sono così tanti angoli trascurati e che invece andrebbero valorizzati».
Ma l’emergenza Coronavirus non ha arrestato temporaneamente solo la pesca e gli inquinatori seriali che abbandonano i rifiuti nelle campagne. Raffaele Lopez e Enrica Dauria avevano organizzato un convegno che si sarebbe svolto il 21 marzo, e che avrebbe coinvolto ricercatori, archeologi, associazioni ambientaliste e artisti che usano materiali di scarto. Ma questo non è poi così un grande danno, poiché il convegno è solo rimandato e si terrà molto probabilmente a ottobre, in occasione della settimana della Terra.

Intanto, le foto scattate durante l’escursione da Antonio Binetti e Angelo Dibello sono uno splendido esempio di una natura che resiste ai colpi inferti dall’uomo e che riprende i suoi spazi quando riceve una tregua. E magari si può scegliere di ripartire proprio da qui.

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