E’ giovane ed è barlettana la “firma” della colonna sonora della stagione finale di Suburra, la rinomata serie televisiva distribuita su Netflix: stiamo parlando di Francesco Santalucia, musicista, docente di musica e compositore originario di Barletta ma residente nell’Urbs Aeterna. Una notizia pulsante da pochissimi giorni e che ha già avuto degna risonanza.

«Dal 30 ottobre è disponibile su Netflix l’ultima stagione di Suburra – ha spiegato il musicista – ne ho curato la scrittura e la produzione della colonna sonora in collaborazione con Tommaso Zanello, in arte Piotta e lo stesso giorno è stato pubblicato l’omonimo album su tutte le piattaforme digitali. Da anni collaboro con Piotta, la collaborazione è iniziata proprio in occasione della scrittura della colonna sonora della prima stagione di Suburra che è Sette Vizi Capitale e da allora abbiamo continuato a scrivere musica insieme. Questa volta il progetto è stato ancora più ambizioso, perché si è trattato di scrivere un tema diverso per ognuna delle sei puntate e ogni tema personalizzato per ogni singolo personaggio della serie. Quest’ultima stagione quindi non ha un’unica sigla ma ha diverse canzoni che aprono e chiudono le diverse puntate».

Un lavoro corposo, sui generis rispetto al precedente, una vera e propria mosca bianca non solo per come è stato strutturato, ma anche per il particolare periodo durante il quale se ne è evoluta la gestazione. «Questo lavoro lo considero speciale – ha proseguito – sia per il tipo di progetto sia per il periodo particolare nel quale è stato realizzato. La prima stesura dei brani come S.U.B.U.R.R.A. o Cuore Nero è stata realizzata proprio nei primi giorni di marzo, nel momento in cui non eravamo ancora consapevoli di quello che stava per accadere ma nutrivamo già molte preoccupazioni. Poi è arrivato il lockdown e ovviamente abbiamo dovuto stravolgere il modo di riprodurre e registrare le varie tracce. Siamo sempre riusciti a lavorare in modo molto veloce, i brani prendevano forma sia nell’arrangiamento che nel testo insieme, rapidamente e nello stesso posto. Con il lockdown abbiamo dovuto rivedere tutto ma ci siamo riusciti in modo efficace, con una distanza che non ci aspettavamo ma che forse ha colorato a suo modo queste musiche. Queste canzoni sono diventate inesorabilmente anche colonna sonora di quel periodo così strano e peculiare».

Un progetto temerario, che ha poi finalmente trovato il suo acme quando è stato possibile tornare a lavorare fra la pareti dello studio per ultimare i mix, realizzati da Emiliano Rubbi (autore del brano Fiori dell’infame) e successivamente da Paolo De Stefani al Railway’s Recording Studio di Civitavecchia. Un lavoro che ha finalmente ridefinito i suoi contorni, prendendo forma e che non può non sortire un velo di commozione. «Riascoltare adesso i brani sotto le immagini di Suburra mi emoziona particolarmente, perché oltre alla soddisfazione artistica, dietro ogni composizione sono contenute tutte le sensazioni di un periodo di lavorazione così diverso dal passato e così caratteristico».

E per quanto riguarda i progetti futuri? «Avrei voluto promuovere questi brani, magari andando a suonarli in giro, nelle radio o nei programmi televisivi, ma date le restrizioni e il periodo non sarà così semplice. Continuo però a portare avanti i miei progetti artistici, nei quali credo molto, come Volosumarte, progetto che porto avanti insieme all’attrice e cantautrice siciliana Martina Catalfamo. A fine novembre pubblicheremo il singolo Schiavi del sesso, con un video diretto dalla regista macedone Dejana Poposka».

A noi non resta allora che augurare a giovani talenti come questo un grande in bocca al lupo, con l’auspicio di poter continuare a comporre sempre con ardore la colonna sonora della propria vita.

 

A cura di Carol Serafino