Home Storia «I cittadini di Modena ci chiamavano fascisti»

«I cittadini di Modena ci chiamavano fascisti»

Cosma Damiano Dipaola, l’ex marinaio della Brigata San Marco

Cosma Damiano  Dipaola nasce a Barletta l’11/06/1930. Dopo la licenza elementare, nel 1949 Cosma è  arruolato nella Brigata San Marco, nel reparto guastatori ed inviato nel centro – nord Italia e vi rimane per 28 mesi. Il resto della sua storia militare me l’ha raccontata presso la sezione ANMIG (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra) messa a disposizione dal presidente Ruggiero Graziano. Per l’occasione, il signor Dipaola è stato celebrato dai marinai della Brigata San Marco, operanti presso l’ospedale da campo situato accanto l’ospedale “Mons. R. Dimiccoli” di Barletta. Il signor Dipaola è accompagnato dal figlio Giuseppe e dal nipote Cosma Damiano Valerio.

Giuseppe Dipaola, Cosma Damiano   Dipaola e Valerio Dipaola
Giuseppe Dipaola, Cosma Damiano Dipaola e Valerio Dipaola

Signor Dipaola, dopo l’arruolamento nella Brigata San Marco, dove è stato inquadrato?

«Nel 1949, sono stato inquadrato nel reparto guastatori  e con altri 22 commilitoni siamo stati inviati a Modena».

Cosma Damiano Dipaola in una foto d’epoca

Come si viveva a Modena?

«Bene, sebbene durante la libera uscita, per le vie della città, i  cittadini modenesi ci chiamassero fascisti».

Siete rimasti a Modena per molto tempo?

«No, fummo inviati a Villa Vicentina, nei pressi di Trieste. Nel 1950, Trieste era divisa in due zone: la Zona A (amministrata dagli alleati) e la Zona B (occupata dai comunisti del dittatore Tito) ».

Cosma Damiano Dipaola

Cosa facevate a Villa Vicentina?

«Facevamo continue esercitazioni, in previsione di uno sbarco a Trieste, che non avvenne».

Come vivevate quei mesi del 1950, sapendo di una possibile invasione?

«Vivevamo tenendo gli occhi aperti. Durante una di queste esercitazioni, in cui impiegavamo esplosivi, avvenne un incidente. Una carica esplosiva brillò, investendo me ed altri 8 commilitoni, che se la cavarono».

Cosa le successe?

«Fui inviato in ospedale ad Udine, in seguito a Padova. Dopo 20 giorni in ospedale, a causa delle ferite, persi l’uso dell’udito da un orecchio e dichiarato invalido per causa di servizio. Nel 1951 fui congedato».

Dopo il congedo, come ha vissuto a Barletta?

«In un primo momento, ho lavorato in una fabbrica di ghiaccio presso il porto di Barletta.In seguito, sono stato assunto presso la fabbrica di concimi chimici “Montecatini”(attuale TIMAC). Mi sono sposato e ho avuto quattro figli».

A cura di Tommaso Francavilla

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