Una domenica mattina dedicata all’associazione UNITALSI di Barletta da parte della Lega Navale, che partendo dalla sua bellissima sede in prossimità del porto, ha promosso una serie di attività che ha coinvolto i malati e disabili dell’associazione, cercando di far vivere il mare a 360 gradi.
Alcuni soci della Lega hanno messo a disposizione le loro imbarcazioni, una ventina, per regalare un giro in barca con a bordo i pazienti dell’Unitalsi, circa 60 i partecipanti. Per la verità è diventato un appuntamento che si ripete quasi annualmente, fortemente voluto dai soci della Lega. Insomma un modo per strappare qualche piacevole sorriso sotto il sole, anche a chi ha delle esigenze speciali. Soddisfazione per la ricca giornata da parte del presidente Giuseppe Gammarrota: «Promuoviamo queste iniziative con l’Unitalsi; i nostri soci mettono sempre a disposizione le loro imbarcazioni, non c’è nemmeno bisogno di insistere, perché la loro voglia di partecipazione é naturale, un nostro piccolo contributo per far conoscere il nostro mare e le attività marinare, quindi le nostre imbarcazioni e cosa vuol dire uscire in mare. Un nostro contributo per chi purtroppo ha delle difficoltà ad entrare nei mezzi nautici. Crediamo che queste iniziative debbano essere incrementate, perché solo cosí si contribuisce non solo alla fruizione del mare, ma anche al rispetto del mare per tutti». Nelle prossime settimane saranno realizzate, sempre con la Lega Navale, momenti simili con l’associazione Aias di Barletta.
Presente, oltre ai volontari dell’Unitalsi, anche il presidente della sezione barlettana, Cosimo Cilli: «Ringraziamo ancora una volta tutti i soci della Lega Navale, il presidente Gammarota e Vito Monterisi, che si sono prodigati per regalare questa mattinata di spensieratezza, soprattutto dopo questo periodo di chiusura, per incontrare il mare, con il suo significato di libertà. È un’esperienza che l’Unitalsi sta mettendo insieme ad’altre, come quella di domenica scorsa in piscina a Corato e domenica prossima in un lido. È bello che ci siano associazioni che rinunciano a se stesse per condividere con i nostri amici piú fragili».