Home Storia ”Come eravamo”: Crisi politica e industrializzazione. La Barletta degli anni ’70

”Come eravamo”: Crisi politica e industrializzazione. La Barletta degli anni ’70

Un’instabilità politica senza fine e un'industria in crescita

Parte, con questo articolo, ‘’Come eravamo’’, la nuova rubrica di Barletta.news24.city che ripercorrerà pagine importanti della storia di Barletta. Al centro di questa narrazione, gli anni ’70 nella città della Disfida, segnati da un’instabilità politica senza fine, ma anche da un’industrializzazione in crescendo che coinciderà con la proliferazione della piccola media impresa barlettana.

Domenico Borraccino, leader del PCI barlettano

Le giunte di sinistra- Il Sessantotto lasciò in eredità a Barletta non solo quella forma di contestazione giovanile che troverà inevitabilmente maggior fortuna nelle città universitarie, ma anche il tentativo di risposta al movimento studentesco e operaio. Nacque infatti, dall’esperienza della FUCI, il Gruppo di Impegno Politico Culturale ‘’Alcide De Gasperi’’, che avrebbe riscontrato un’indiscussa fortuna, esprimendo ben sette sindaci. Superato un iniziale periodo di tensione sociale, il GIP, che si pose come obiettivo a breve termine quello di cercare di colmare il distacco tra iscritti e partito, decise di schierarsi al fianco della DC nelle amministrative del 1970. I risultati furono importanti: venne infatti eletto in Consiglio comunale il giovane Nicola Lorusso, mentre la presenza del GIP nel partito fu garantita dalla figura di Raffaele Fiore. Entrambi diverranno in seguito sindaci della città. Effervescenza sul piano culturale, ma anche instabilità politica, con ben sei giunte che governarono Barletta nell’arco di un solo decennio. Avvenne tuttavia un fatto abbastanza singolare, se si inquadra il contesto nostrano in un clima fortemente clericale e moderato come quello pugliese(eccezione i grandi agri rurali della Capitanata, le vicine San Ferdinando, Andria e Ruvo e, soprattutto, Taranto). I contrasti interni alla Democrazia Cristiana tra le due figure più importanti, Carlo Borgia e Giuseppe Palmitessa, esplosero proprio nella tornata amministrativa del 1970.

Decisivo, ai fini dell’arretramento della ‘’Balena Bianca’’ che passò da 19 a 13 seggi e, soprattutto, all’opposizione, l’abbandono del gruppo facente capo a Borgia che entrò nel Partito Repubblicano. Il PRI, forte della nuova personalità, conquistò quattro seggi, ribaltando l’alleanza di centro-sinistra che vigeva non solo a Barletta, ma anche a livello nazionale (seppur entrata in una fase di decisivo ridimensionamento). E così la guida della città andò, tra lo stupore delle città vicine, ad una coalizione di sinistra retta dal deputato comunista, Domenico Borraccino. Un successo storico quello della giunta Borraccino, ma che dovette affrontare due grandi problemi sin dal suo insediamento. Innanzitutto, la crisi dei grandi stabilimenti industriali della città come la Montedison, la Turi, la Filmer e la Folonari, ma anche quella sensazione di rappresentare una formula che non aveva la forza necessaria per imporsi, in contrasto con ciò che avveniva a Roma. Dell’amministrazione Borraccino si ricorda l’inaugurazione del nuovo Stadio Comunale (poi Puttilli, ndr) nel 1970, il potenziamento dello scalo portuale e l’approvazione del PRG. Decise di dimettersi nel 1972 per concorrere con successo alle elezioni politiche del 1972 (venne eletto senatore). Gli successe, il comunista Giuseppe Rizzi, la cui coalizione cadde l’anno successivo.

Assemblea del Comprensorio Nord Barese

Il ritorno della DC e il Comprensorio Nord Barese-Nel 1973 si consumò la crisi della giunta frontista, che si concretizzò per la distanza tra la maggioranza e un elettorato tradizionalmente di centro. Fu il ritiro del PRI, che non riuscì a gestire una posizione ambivalente tra amministrazione comunale e consiglio regionale, a determinare la caduta di Rizzi. Si crearono le condizioni per un centro-sinistra a quattro, formula ritenuta l’unica possibile per imprimere il giusto dinamismo alla città: fu l’avvocato Michele Tupputi a guidare la coalizione DC-PSI-PSDI-PRI. Non solo politica, nel 1973 partirono anche i lavori di restauro del Castello, finalizzati a farlo rivivere come una fortezza del Cinquecento. La fase dei lavori si protrarrà fino al 1988. Il 13 novembre nacque il primo Consiglio di Quartiere, quello di Borgovilla Tempio, mentre il 21 dicembre venne deliberata l’istituzione di una sezione dell’Archivio di Stato a Barletta. Furono inoltre gli anni in cui vennero realizzate nuove scuole: a Sette Frati la ‘’Renato Moro’’, a Borgovilla il nuovo Liceo Scientifico ‘’Carlo Cafiero’’ e l’IPSIA ‘’Archimede’’.

Il clima nazionale fu segnato da una crisi economica e sociale senza eguali. A seguito della sanguinosa guerra dello Yom Kippur, i paesi dell’OPEC decisero di aumentare del 70% il prezzo del greggio e di ridurne le esportazioni. Lo spargimento di sangue, negli anni che passarono alla storia come ‘’anni di piombo’’, sembrò non avere fine, con un senso di sfiducia in crescendo nei confronti delle istituzioni. La ‘’strategia della tensione’’, con il coinvolgimento di membri deviati dei servizi segreti dello Stato e della destra eversiva, rese l’Italia una vera e propria ‘’bomba ad orologeria’’ nel Mediterraneo. La delicatezza del momento impose così la ricerca di nuove strategie con l’avvicinamento tra i due grandi partiti di massa: la DC dello statista pugliese Aldo Moro e il PCI di Enrico Berlinguer, mai come fino a quel momento in grande ascesa. L’Italia stava cambiando volto: a riprova di questo fu il risultato del referendum sul divorzio del 1974 a favore del ‘’No’’. Un trionfo per la secolarizzazione del Paese, seppur con risultati differenti nel Meridione(inclusa Barletta, in cui vinse il ‘’Sì’’ con il 57% dei voti).

Tornando alle vicende della nostra città, nel dicembre del ’74, dopo un lungo iter burocratico, divenne realtà il Comprensorio del Nord-Barese, guidato dall’andriese Giuseppe Colasanto. Un organismo unitario, caratterizzato dalla partecipazione di nove comuni e pensato per due finalità. La prima, quella di avere una visione organica e comprensoriale dei problemi dei centri aderenti; la seconda, quella più ambiziosa, mandare un ulteriore messaggio per l’istituzione della nuova provincia. Si sarebbe concretizzata solo trent’anni dopo. Le elezioni dell’avanzata comunista(1975-1976) non portarono a Barletta ribaltoni: il risultato amministrativo cementificò la forza della DC, un lieve passo in avanti del PSI(utile per formare una giunta con lo scudocrociato a guida Palmitessa) e una flessione del PCI da 12 a 9 seggi. Degni di nota anche i momenti di carattere culturali, come il rinvenimento a febbraio delle pietre tombali risalenti al ‘300 in occasione dei lavori per la costruzione del complesso ‘’Solemar’’ e le antiche mura angioine, rinvenute nei lavori di restauro al Castello. La giunta successiva, quella guidata da Messina dal 1976 al 1978, fu caratterizzata da un attivismo a livello produttivo e dall’acquisto di Villa Bonelli per 220 milioni di lire.

Teatro ”Curci” di Barletta

Il decennio si chiude tra alti e bassi-Il 1977 fu ricordato a Barletta per tre eventi: a febbraio si insediò l’Assemblea del Comprensorio del Nord Barese, a settembre venne consacrato dall’arcivescovo Giuseppe Carata il Santuario della Vergine dello Sterpeto, mentre, a dicembre, tornò a disposizione della città un restaurato e splendente Teatro ‘’Curci’’, inaugurato alla presenza del Presidente del Consiglio, Giulio Andreotti. Non mancarono comunque le frizioni nella maggioranza dell’esecutivo, con il PSI che ebbe un ruolo fondamentale cavalcando l’onda dell’entusiasmo dopo la ‘’svolta del Midas’’ e l’elezione a segretario di Bettino Craxi. Contestualmente si concretizzò la crisi, a livello sociale, della DC, profondamente scossa dalla barbara morte di Aldo Moro del 9 maggio 1978. La diversa situazione dei due partiti più importanti della maggioranza provocò anche a Barletta delle conseguenze importanti: i socialisti infatti decisero di rompere l’intesa con la ‘’Balena Bianca’’ per favorire la nascita di una giunta di sinistra guidata dall’avvocato del PSI, Franco Borgia. Il suo mandato durò due anni, ‘’trampolino di lancio’’ per una carriera in consiglio regionale e, successivamente, in Parlamento.

Il decennio si chiuse con il passaggio della Cementeria di Barletta dal gruppo svizzero dell’Holderbank alla UNICEM del gruppo IFI-FIAT. Nell’aprile del 1998, verrà poi acquistata dalla Buzzi di Casale Monferrato, con cui il gruppo torinese si fonderà nel novembre dell’anno dopo, dando vita alla BUZZI UNICEM SpA.  Particolarmente significativi anche il restauro di Porta Marina, l’ampliamento della zona 167 verso Andria e, soprattutto, la proposta di legge presentata dal senatore Dante Cioce per l’istituzione della nuova provincia. Veniva ripresa l’istanza di Cassandro di dieci anni prima, comprendendo però due comuni in più(Margherita di Savoia e Trinitapoli) e uno in meno(Ruvo di Puglia).

L’industrializzazione  e i traguardi sportivi: Mennea stupisce il mondo!

Pietro Mennea

Ricordiamo gli anni ’70 per la rapida evoluzione socio-economica della città. Dopo il boom degli anni ’60, Barletta divenne un centro di grande avanguardia, proseguendo sulla scia del progresso. Si avviò una trasformazione(dopo una prevalenza agricola e mediterranea) che avrebbe portato alla proliferazione della piccola e media impresa: una trasformazione che, come vedremo nel prossimo articolo riguardante gli anni ’80, avrebbe reso Barletta uno dei centri più ricchi dell’Adriatico. Esploderà infatti il settore calzaturiero, di cui del resto c’erano già state le premesse con la Prima Fiera Internazionale della Calzatura che si tenne proprio a Barletta a metà di cembre del 1978: fruttò ben otto miliardi ai commercianti barlettani!

Non solo industria e politica, il decennio coincise con la salita alla ribalta di Pietro Mennea. Velocista classe 1952, sarebbe diventato la figura più importante dell’atletica leggera italiana. 18 medaglie d’oro, 5 d’argento e 6 di bronzo per la ‘’Freccia del Sud’’ che, dopo aver iniziato la sua carriera internazionale nel 1971 con un bronzo nella staffetta, fece il suo debutto alle olimpiadi di Monaco dell’anno successivo. Un debutto memorabile con un terzo posto alle spalle del sovietico Borzov(suo rivale storico) e dello statunitense Black. Ormai in rampa di lancio, Mennea trionfò ai campionati europei a Roma del 1974 proprio davanti a Borzov, oro mantenuto anche nella successiva rassegna del 1978. Il 1979 consacrò l’atleta barlettano alla storia. Studente di scienze politiche, poté prender parte alle Universiadi che si tennero a Città del Messico: con il tempo di 19’72’’, sequenza numerica che sarebbe diventata storica per lo sport italiano, Mennea stabilì il nuovo record mondiale nei 200 metri piani. Le soddisfazioni per lui sarebbero proseguite, ma di questo parleremo nell’articolo successivo!

A cura di Giacomo Colaprice

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