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”Come eravamo”: il boom del calzaturiero e la promozione in B. La Barletta degli anni ’80

Secondo appuntamento per ‘’Come eravamo’’, la nuova rubrica di Barletta.news24.city che ripercorrerà pagine importanti della storia di Barletta. Al centro di questa narrazione, gli anni ‘80 nella ‘’Città della Disfida’’, segnati dalla crescita senza sosta del settore calzaturiero, dal solito stallo a livello amministrativo e dai traguardi nel mondo sportivo.

Franco Di Cosola, imprenditore e dirigente sportivo

Il boom del calzaturiero- Gli anni ’80 vengono ricordati ancor oggi a Barletta per una situazione economica fiorente, grazie alla quale la ‘’Città della Disfida’’ venne presa a modello dalla stampa nazionale come fiore all’occhiello dell’Adriatico. Una proliferazione conseguente ai grandi mutamenti che stavano coinvolgendo l’Italia: erano entrati in crisi i grandi stabilimenti industriali a forte concentrazione operaia per lasciare spazio a realtà medio-piccole, spontanee e in grado di esportare il ‘’made in Italy’’ in Europa e nel mondo.  La piccola industria barlettana conobbe un periodo di forte crescita già a partire dalla seconda metà degli anni ’70. I fratelli Cortellino, di seconda generazione, ripartirono nel 1976 con la nuova azienda COFRA, che raccolse l’eredità della precedente Cortelgomma di Ruggiero Cortellino, specializzata nella produzione di suole di gomma. Alla crescita del calzaturiero partecipò anche il putignanese Franco Di Cosola, che creò due aziende sportive, ‘’naming sponsor’’ delle due società di pallacanestro di cui era presidente: la Play Basket Barletta e la Play Maker Barletta. Fu proprio nel decennio successivo che l’industria barlettana conobbe un periodo di boom economico senza eguali. Straordinario, in tal senso, il caso di ‘’Master Sport’’, azienda del loco che arrivò addirittura a sponsorizzare la Lotus in Formula 1, raggiungendo visibilità al di fuori dei confini nazionali. Grandi aziende e grandi firme seguirono con attenzione quella realtà dell’Adriatico che stava crescendo senza sosta, arrivando a detenere il quinto PIL pro capite d’Italia. Ricordiamo, tra queste, Sergio Tacchini, Lotto, Superga e Adidas che commissionarono alcuni lavori agli imprenditori barlettani! Il segmento della scarpa sportiva raggiunse i 10000 occupati nella sola Barletta che, nella seconda metà del decennio, cominciò a guardare con attenzione anche all’URSS, soddisfando le renumerative richieste sovietiche.

Il ‘’modello Barletta’’ si distinse non solo per la produzione intensissima, che comportò risultati considerevoli nel mercato europeo, ma anche per la diversificazione del prodotto tra sandali, scarpe sportive e da lavoro(seppur con ritmi elevatissimi e con stipendi bassi). Conseguenze di uno spirito imprenditoriale di ex operai capaci di mettersi in proprio e di rendere la ‘’Città della Disfida’’ la Vigevano del Sud  di un nuovo mercato in espansione, quello dell’Est. La crisi si materializzerà ad inizio anni ’90, a causa dei mutamenti del mercato e della società conseguenti al crollo del muro di Berlino e allo sviluppo della globalizzazione. La nuova concorrenza dei paesi balcanici prima, e asiatici dopo, resero impossibile, per le imprese barlettane, competere con Cina, Thailandia, Indonesia e Vietnam: il numero degli addetti nel distretto scese dalle 8000 unità del 1991 alle 5000 del 2001, mentre nel 1992 e 1993 fallirono la Master Sport e la Play Basket.

 Lo stallo politico, il ritorno della sinistra e le tre giunte democristiane- La ‘’notte della Repubblica’’, programma condotto da Sergio Zavoli, partì il 12 dicembre 1989, vent’anni dopo la strage di Piazza Fontana che inaugurò la stagione stragista in Italia. Un meraviglioso reportage che portò nelle case degli italiani gli eventi e i volti dei responsabili degli ‘’anni di piombo’’.  Negli anni ‘80 c’era voglia di dimenticare il periodo più buio della storia repubblicana, c’era voglia di lasciarsi alle spalle quel senso di paura che albergava ormai da tempo nell’animo degli italiani. Il periodo delle grandi proteste sindacali sembrava essere terminato: la marcia dei quarantamila a Torino fu evento simbolico dell’esistenza di una maggioranza silenziosa, una maggioranza che si sarebbe ben presto rifugiata nel privato e nel disimpegno politico. Partì ufficialmente in Italia la ‘’stagione del riflusso’’, in

Disimpegno politico giovanile negli anni ’80

uno scenario segnato dalla crisi del Partito Comunista Italiano, in difficoltà nel dare risposta ai cambiamenti in corso, e dalla contestuale ascesa del Partito Socialista Italiano guidato da Bettino Craxi. L’Italia si avviò alla conclusione della ‘’strategia della tensione’’, ma il 1980 fu segnato da tre momenti drammatici. Il primo, il 27 giugno 1980, quando nei cieli di Ustica un misterioso incidente, le cui dinamiche non sono state ancora chiarite, abbatté il DC-9 I-TIGI, causando 81 morti. Il secondo, provocò quel definitivo scollamento tra paese legale e paese reale: le premesse c’erano già state con la morte di Moro del 9 maggio 1978 e fu la strage di Bologna del 2 agosto 1980, i cui mandanti sono ancor oggi ignoti con le indagini concentrate tra gruppi destra eversiva e membri dei servizi segreti deviati, a far lievitare quel senso di sfiducia nei confronti delle istituzioni. La fine della ‘’Prima Repubblica’’ era ormai segnata: si consumerà dodici anni dopo con Tangentopoli. Un tradimento di ‘’madre natura’’, invece, per il terzo colpo. Una scossa di magnitudo 6,9, con epicentro in Irpinia, fece tremare la terra(si avvertirà anche a Barletta): saranno 2914 a perdere la vita quel 23 novembre del 1980.

Il 1980 fu anche anno di elezioni amministrative. A Barletta la tornata elettorale coincise con una buona tenuta della DC, che riuscì a conservare i 13 seggi, mentre importante fu la crescita del PSI da 7 a 10, grazie ad una proficua interlocuzione con i ceti medi emergenti. PSDI e PRI conquistarono invece, rispettivamente, 4 e 3 seggi. La forza dei partiti di area laica creò i presupposti per una nuova maggioranza di sinistra. La mediazione dell’indiscusso leader del PSI, Donato Paparella, fu decisiva per la nascita della giunta guidata dal suo fedelissimo esponente Michele Frezza, che riuscì ad amministrare per 3 anni.(1980-1983) Va tuttavia ribadito, in continuità con quanto detto nel precedente articolo per le giunte Borraccino e Rizzi, che non fu semplice gestire una situazione che collideva sia con un elettorato in prevalenza moderato sia con gli ulteriori livelli governativi territoriali che si sarebbero ben presto spostati verso il Pentapartito. La giunta Frezza fu segnata dalla crescita esponenziale dell’industria e dal rinvenimento dei resti della chiesa di ‘’San Francesco fuori le mura’’, risalente al XIII secolo, durante dei lavori di scasso in via Vitrani. A fine 1981, da segnalare la chiusura della Cattedrale per lavori di restauro, che sarebbero durati per ben 15 anni.

Dopo tre anni, l’amministrazione Frezza entrò in crisi. La Democrazia Cristiana tornò nella maggioranza e al governo della città con l’ingegnere Gabriele Lionetti, pur essendo evidente che il quadripartito completato da PSDI-PRI-PLI non sarebbe stato in grado di assicurare stabilità. Alle difficoltà della formula, si aggiunsero delle uscite a vuoto dello stesso sindaco, che già nel suo discorso di insediamento aveva promesso di ‘’recuperare tre anni di immobilismo’’. Il riferimento al PSI era lapalissiano, ma le tensioni nel corso del suo primo mandato avrebbero raggiunto il loro apice dopo un’intervista rilasciata alla ‘’Gazzetta del Mezzogiorno’’. Per evitare il rischio di un nuovo spostamento a sinistra della maggioranza, fu chiamata in causa una figura forte, il segretario della DC, Renato Russo, alla guida di una formula di Pentapartito, coalizione che in quegli anni permise la nomina di esponenti di altri partiti alla presidenza del Consiglio, come il repubblicano Giovanni Spadolini e il socialista Bettino Craxi. Sembrava che i 31 consiglieri che appoggiarono Russo potessero garantire stabilità, ma le cose andarono diversamente.

Franco Borgia, presidente ad interim della Regione Puglia nel 1988, poi eletto in Parlamento

L’Italia torna correre e la seconda metà degli anni ’80-‘’L’ottimismo della volontà’’, Craxi lanciò questo slogan in vista delle elezioni politiche del 1983. Chiaro segnale per una ‘’grande riforma’’ costituzionale in senso presidenzialista, ma che alla fine non troverà compimento. Del resto la tradizionale natura consociativista e comporativista italiana rendeva impossibile (e rende impossibile) raggiungere accordi programmatici tra cinque partiti in coalizione solo per mancanza di alternative percorribili che per una chiara visione d’intenti comune. Il risultato? Pratiche personali e clientelari che facevano vacillare l’interesse verso la politica. L’Italia, nonostante il traballante equilibrio politico, era tornata comunque a correre. Grazie ad una congiuntura economica internazionale favorevole e all’esplosione di alcuni settori emergenti come la moda e le telecomunicazioni, il ‘’Bel Paese’’ operò, nel 1987, il sorpasso all’Inghilterra, issandosi al quinto posto tra le potenze mondiali. Si trattò di un boom illusorio, ben diverso da quello di venticinque-trent’anni prima, ma che fu comunque accolto con entusiasmo. Sensazioni di positività e benessere si sostituirono al senso di angoscia e di paura del decennio precedente. I balli lenti, sulle note di ‘’Reality’’ di Richard Sanderson tratta da ‘’Il tempo delle mele’’, furono emblema di un senso di spensieratezza quasi magico e indimenticabile.  Un recupero importante ma destinato ad eclissarsi in poco tempo, quello italiano: la nuova scuola neoliberista(che conquistava successi nel mondo grazie a Reagan negli USA e Thatcher nel Regno Unito) e un debito pubblico in crescendo, accompagnati da un notevole aumento della spesa pubblica, avrebbero cambiato definitivamente la situazione.

Nel 1985 divenne segretario del PCUS, Michail Gorbacev, che avrebbe lanciato il suo programma politico all’insegna di due importanti slogan: perestrojka(ricostruzione) e, soprattutto, glasnost(trasparenza). Fu il segnale per un forte cambiamento e che di lì a quattro anni avrebbe portato alla fine del comunismo nei paesi satelliti dell’Unione Sovietica. Effervescenza politica nel mondo, ma non a Barletta, ‘’impantanata’’ nel fango dell’instabilità(leitmotiv costante anche nella ‘’Seconda Repubblica’’)e che si avvicinava alla seconda tornata elettorale degli anni ’80. Prima la brevissima esperienza del democristiano Aldo Bernardini, di cui unici esiti positivi furono l’approvazione del PPA e una proroga biennale sul piano di zona. Le elezioni amministrative del maggio 1985 sancirono un forte arretramento della DC da 13 ad 11 consiglieri comunali e una tenuta del PSI con 10 seggi. Forti della loro posizione, i socialisti rivendicarono la guida della città, che ottennero grazie ai quattro voti del PSDI(Cioce divenne intanto sottosegretario di Stato). La trattativa per la nomina del lenociano Sabino Carpagnano non fu affatto semplice: la paralisi amministrativa avrebbe resto breve anche il suo mandato, ricordato per la pratica di finanziamento per il Palazzetto dello Sport e per un rinnovato interesse per le pratiche culturali. Gli successe, la seconda giunta guidata dall’ingegnere Gabriele Lionetti, che durò meno di un anno(luglio 1986-marzo 1987) perché priva dell’apporto dei socialisti(alla ricerca di una quadra tra la corrente di Franco Borgia vicino a Formica e a quella di Carpagnano vicina ai Lenoci). Lo stesso Lionetti sarà a capo di una nuova maggioranza nata in aprile ma, questa volta, con l’appoggio del PSI. Il 1987, su cui poi torneremo per le vicende sportive, fu anche l’anno della soppressione della sede arcivescovile in autunno, con la conseguente fusione con l’Arcidiocesi di Trani.  Dopo la caduta di Lionetti, fu l’esponente scudocrociato Nicola Larosa, con una maggioranza quadripartitica(senza il PSDI), ad assumere la carica di sindaco. Un mandato che si aprì con la voglia di portare a termine un programma incentrato sull’istituzione della nuova provincia e alla realizzazione del raddoppio della statale 170. Nel 1989 fu riconsegnato il Castello all’Amministrazione Comunale e furono trasferiti nella nuova struttura la Biblioteca Comunale, il Museo e la Pinacoteca. ‘’Coup de theatre’’, questa volta, la nomina del comunista Michele Borraccino in giunta. Dimissioni dei consiglieri di maggioranza e gestione commissariale per chiudere in bellezza il decennio.

B…come Barletta!-

Una formazione del Barletta nella stagione 1986/1987

I successi in campo sportivo per consegnare alla storia gli anni ’80 a Barletta. Il decennio si aprì con il memorabile oro nei 200m di Pietro Mennea alle Olimpiadi Mosca del 1980: la  ”Freccia del Sud” riuscì a conquistare il gradino più alto del podio grazie ad una spettacolare rimonta sull’ostico britannico Wells. Al trionfo di Mennea, seguirono i successi negli sport di squadra. Nel 1982-1983 un altro importante traguardo: la Play Basket Barletta, formazione di pallacanestro femminile della città guidata da coach Michele Mele, vinse il campionato di Serie A2 femminile, approdando in Serie A1.  Traguardo che consentì alla realtà gialloblu del patron Franco Di Cosola di salire alla ribalta della ‘’palla a spicchi’’ nazionale, competendo con società blasonate come Roma, Comense, Milano e Vicenza, che conquisterà lo Scudetto. Per Totti Monterisi e compagne l’avventura in massima serie durerà solo una stagione, ma gli appassionati sportivi ricordano ancor oggi le gare giocate in un ‘’PalaMarchiselli’’ gremito in ogni ordine di posto.

Nel 1985 Franco Di Cosola decise di acquisire il Barletta Calcio Sport da Michele Roggio, che era riuscito tre anni prima a portare i biancorossi in Serie C1. La Barletta sportiva visse il suo momento più bello. Dopo un terzo posto nel 1986, con la sconfitta di Taranto per 4-0 che ridimensionò i piani, il compianto presidente decise di allestire una corazzata per stravincere il campionato nella stagione successiva. La squadra, tuttavia, non rispose immediatamente alle attese: si optò per l’esonero di Romano Fogli, recentemente venuto a mancare, e per l’arrivo in panchina di Pippo Marchioro. La firma del pupillo di Nils Liedholm, Roberto Scarnecchia, i gol di Nicola D’Ottavio, il talento di Incarbona, la rocciosità di Paolillo e la grinta di Castagnini, ma soprattutto un gruppo coeso di uomini prima che di calciatori, conquistarono vittorie dopo vittorie. Dopo aver mancato il trionfo in casa contro il Catanzaro(promosso come prima classificata), tra la Serie B e il Barletta, due scogli: l’ostica Casertana di Materazzi(terza in classifica) e i due punti da conquistare all’ultima giornata per essere artefice del proprio destino. 7 giugno 1987, una muraglia umana di tifosi barlettani invade lo stadio di Sorrento per l’atto conclusivo del campionato. Un gol di Rovani fa piangere di gioia una città intera. Il Barletta è in Serie B!

A cura di Giacomo Colaprice

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