Home News Mino Cannito: «Il bene della città non ha colore partitico»

Mino Cannito: «Il bene della città non ha colore partitico»

Intervista al candidato sindaco della coalizione a trazione centrodestra

Proseguendo la carrellata dei candidati Sindaco a Barletta nelle prossime Elezioni amministrative del 12 giugno, abbiamo incontrato Mino Cannito, sindaco uscente, che si presenta con una coalizione a trazione centrodestra Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega, con i propri simboli) più alcune liste civiche, con riferimenti anche alla storia progressista barlettana.

La sostiene il centrodestra unito (Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega con i propri simboli), ma lei continua a dire che non è candidato del centrodestra. Anche il suo PSI sembra averle voltato le spalle a Barletta. Ci spiega il senso di ciò che accade nella politica barlettana?
«La geografia degli spazi politici interessa poco alla gente, soprattutto in questo particolare momento di grave difficoltà economica, visto che tutti pensavamo che dopo il Covid avremmo avuto una ripresa piuttosto sostenuta. Alla gente oggi interessa sapere se il Sindaco che deve amministrare la città è un sindaco onesto, che si impegna per la città, che abbia capacità di ascolto, che abbia determinazione, che sia leale nei confronti dei cittadini e che soprattutto voglia bene alla città e che la renda più bella, più vivibile. Poco importa il riferimento politico, atteso che, nella precedente mia esperienza amministrativa, tutti gli atti politici che noi abbiamo fatto hanno una connotazione politica, che è quella che va verso i cittadini. Soprattutto durante il periodo della pandemia, sono stato in mezzo ai cittadini, non ho mai abbandonato la città e ho sempre lavorato perché ci fosse e si raggiungesse il bene comune. Ricordo che noi abbiamo dato la cittadinanza onoraria a Liliana Segre, abbiamo deliberato la mozione contro i “Muri”, abbiamo deliberato l’appartenenza della città all’anagrafe antifascista di Stazzema, abbiamo deliberato in Consiglio comunale all’unanimità la mozione contro la propaganda fascista. Quindi, avendo lavorato nei servizi sociali in una certa maniera a favore dei cittadini con disagio sociale e avendo dato anche questa indicazione politica in Consiglio comunale, il Sindaco ha già connotato il suo orientamento politico, che poco importa ripeto ai cittadini».

Quindi possiamo anche dire che la sua candidatura è una scelta ‘alternativa’ a questo mondo politico barlettano?
«Io penso di sì, perché mi propongo alla città come il sindaco che sta in mezzo alla gente. Alle persone interessa che alla fine del mese deve poter pagare il fitto di casa, le bollette e deve poter fare la spesa. Deve vivere la città in maniera qualitativamente migliore sotto l’aspetto ambientale, questi sono gli obiettivi che mi propongo».

Questa forte impronta “alternativa” è la stessa che ha ispirato il cosiddetto Terzo Polo: non sarebbe stato più naturale (vista la sua provenienza dal centrosinistra) lavorare per costruire lei un altro polo?
«Sono i giornalisti che pensano che Doronzo costituisca “il Terzo Polo”. Doronzo è un soggetto politico, che porta avanti le sue idee, come le porta avanti anche l’altra candidata Sindaco. Voi azzardate ancora queste alchimie e formule, che poco hanno importanza sul territorio, poca importanza con la vita dei cittadini che ogni giorno devono portare avanti le loro famiglie. Io non faccio la distinzione se un cittadino è di destra o di sinistra. Un marciapiede, quando è rotto, non è che se lo aggiusta un sindaco di sinistra è fatto meglio o viceversa: il marciapiede ha bisogno di essere riparato sia che il sindaco sia di destra che di sinistra. L’ho detto in altre circostanze, queste cristallizzazioni ideologiche le ho sempre avversate perché non fanno l’interesse dei cittadini, ma fanno gli interessi soltanto di una fazione politica e io non ci sto».

Se ritorna a Palazzo di Città, cosa cambia subito? Su cosa si mette a lavorare con più urgenza?
«Vorrei continuare ad assumermi la responsabilità della città, per il bene comune. Voglio continuare a fare quello che avevo iniziato a fare, per 3 anni e mezzo. I primi due anni sono stati anni buoni per la nostra città perché abbiamo fatto tantissimo. Poi c’è stato il Covid che ha rallentato l’azione politica. Però noi abbiamo aperto decine di cantieri: aprire cantieri significa dare lavoro alla città, dare lavoro all’indotto. Ovviamente, ero consapevole che questi mi avrebbero causato anche della impopolarità. Ancora una volta chiedo ai cittadini di capire, di comprendere la motivazione delle strade rotte, ma quelle strade sono rotte perché abbiamo fatto servizi e sottoservizi, utili alla città, allo sviluppo infrastrutturale; abbiamo cablato la città con la banda ultralarga, con la fibra, che è un grande vantaggio. Internet non avremmo potuto averlo con tanta velocità se non avessimo avuto questa fibra. Con Enel abbiamo fatto la “medio-tensione”, che ridurrà il numero di blackout durante l’estate. Abbiamo fatto con l’Acquedotto la sostituzione di 11 km di condotte idriche che erano vecchie, del 1920. Cioè noi le strade le abbiamo rotte per fare i servizi fondamentali. Un sindaco deve avere il coraggio anche di diventare impopolare, quando si tratta di avere il coraggio di fare e io il coraggio di fare l’ho sempre avuto».

Quali gli errori da non rifare assolutamente?
«Errori ne ho commessi, ma sempre in buona fede. Penso che avrei dovuto avere più attenzione alla passata coalizione che abbiamo formato. Ma avevo fiducia nelle persone, forse troppa fiducia. Alcuni di questi mi hanno voltato le spalle, ma non le hanno voltate solo a me, ma a tutta la città, perché un Commissario prefettizio non può fare quello che fa un sindaco. Un sindaco deve saper ascoltare i cittadini, le critiche dei cittadini, deve saper dare risposte coerenti. Il mio mandato è stato caratterizzato dalle porte aperte del Comune, non ho mai chiuso la mia porta di Sindaco, non ho mai chiuso la porta dalla Giunta, anche se questo mi è stato criticato, e ogni cittadino poteva parlare con me senza difficoltà. Ascoltando i cittadini, questi possono poi partecipare al miglioramento della nostra città».

Sicurezza e problemi sociali: le Istituzioni devono esserci, non solo nelle emergenze, ma prevenire.
«La città è salita all’attenzione della cronaca nazionale, perché in pochi mesi abbiamo avuto 3 omicidi. Questo ha creato un’immagine negativa e distorta della nostra città e questo avrà dei riflessi negativi, spero di no ovviamente, sulla affluenza di turisti. Dobbiamo recuperare da questa immagine negativa. Io posso dire, e non è una giustificazione, che ho lavorato tanto sulla sicurezza: abbiamo incrementato il numero delle telecamere, potenziato l’illuminazione pubblica, abbiamo collaborato con le forze dell’ordine indicando i luoghi dello spaccio, a volte anche indicando chi spacciava. A Barletta c’è un florido mercato dello spaccio. Abbiamo chiesto aiuto agli esercenti, che secondo me sono vittime di un sistema di atti vandalici, anche da parte di cittadini che non hanno la responsabilità civica di essere persone per bene. Abbiamo lavorato con la Prefettura, abbiamo detto al Ministero degli Interni che bisogna potenziare il numero degli agenti sul territorio. Nello stesso tempo c’è bisogno di un’azione repressiva, ma anche c’è la necessità, come dicevi tu, di un’azione preventiva. L’azione preventiva va fatta soprattutto sui giovani. Non so se c’è un legame con l’aumento di questi atti vandalici determinato dal periodo Covid, però dobbiamo potenziare la prevenzione: dobbiamo finanziare, questo è l’impegno che assumo pubblicamente, le parrocchie perché aggreghino i ragazzi, come presidio di legalità e di formazione civica; dobbiamo aiutare le associazioni che hanno difficoltà a nella gestione, perché svolgono una funzione meritoria di coscienza critica e di formazione. Dobbiamo sempre far riferimento alle scuole, ma soprattutto, creare una coscienza critica, invitando i genitori ad essere più presenti ed a sorvegliare meglio i loro figli: una bici elettrica, usata in modo pericoloso, ad esempio, gli è stata comprata pur sempre dai genitori, quindi serve controllare che i propri figli non facciano cattivo uso di quella bici elettrica. Serve una struttura sociale, scuola, parrocchie e associazioni e genitori, senza della quale non possiamo recuperare questo sbandamento che si sta vedendo nei giovani. E questo è uno degli obiettivi programmatici che mi sono proposto e che avremmo portato avanti se questo Sindaco non fosse stato mandato a casa e alcuni consiglieri comunali non gli avessero voltato le spalle».

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Prime due cose che vorrà subito prendere in mano appena tornasse a Palazzo di Città?
«Se i cittadini vorranno confermare la fiducia nella mia persona, la prima cosa che vorrò fare è attivare il Canale H e il PUG. Sono due argomenti strategici per la nostra città e ce n’è una terza, sistemare le strade, che non ho fatto finora perché avremmo dovuto rompere e rifare ripetutamente spendendo un sacco di soldi, mentre così le rifacciamo una volta e buona alla fine dei lavori».

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