Sei appuntamenti in vista della tornata amministrativa del prossimo 12 giugno. Ultimo appuntamento oggi con ”Storico Elezioni”, la rubrica di ”Barletta.news24.city” che ha ripercorso quotidianamente i risultati degli appuntamenti elettorali comunali della ”Città della Disfida” dal secondo dopoguerra ad oggi. Dopo aver parlato ieri degli anni ’90, spazio alle tornate del nuovo millennio: dalla riconferma di Salerno al successo di Cannito nel 2018.

La riconferma di Salerno e la doppia amministrazione Maffei-Dopo la vittoria del 1997 e un consenso in crescendo, il più ampio sicuramente nella storia delle amministrazioni comunali, Francesco Salerno si presentò da grande favorito alle elezioni del 2002. Lo sfidante, la ”leggenda” dell’atletica leggera, Pietro Mennea, supportato da una coalizione di centrodestra. L’esito della prima tornata del nuovo millennio fu inequivocabile: nonostante la defezione de La Margherita, che corse da sola con Luigi Terrone, Salerno fu riconfermato al primo turno con il 55,78%, quasi venti punti in più in termini percentuali rispetto ai 36,82 di Mennea. La seconda giunta Salerno passò alla storia, oltre che per nuovi importanti progetti portati a compimento, per la conclusione del lungo iter per l’istituzione della sesta provincia pugliese, in virtù della legge dell’11 giugno 2004. Proprio la volontà di correre in quelle che sarebbero state le prime elezioni provinciali, fissate per il 2009, determinò la chiusura anticipata del mandato dell’ex primario di radiologia(2005).

Dopo un anno di commissariamento(sarebbe stato un leitmotiv costante nella storia recente di Barletta ndr), il 30 maggio del 2006 si tornò a votare. A prevalere su una folta rosa di candidati fu l’ingegnere Nicola Maffei(DC, La Margherita e poi PD ndr), eletto con il 69% di voti ed espressione di una larga coalizione progressista che prevedeva, al suo interno, varie anime: da La Margherita a Rifondazione Comunista, dai Democratici di Sinistra all’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro. Quella di Maffei I è, attualmente, l’ultima amministrazione ad essere arrivata alla fine della legislatura. Nonostante alcune polemiche, anche all’interno della sua stessa alleanza, riuscì a chiudere il quinquennio nel 2011 e poi a ripresentarsi alla tornata elettorale per la riconferma. Vinse, anche in questo caso al primo turno, con il 55% utile a sconfiggere la principale competitor Maria Grazia Vitobello. La seconda giunta Maffei ebbe, tuttavia, vita brevissima: una raccolta di firme di diciannove consiglieri dissidenti mise fine alla sua seconda giunta il 26 ottobre 2012. Seguì un nuovo commissariamento fino all’estate 2013.

Cascella e Cannito- Pasquale Cascella. L’ex portavoce del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, fu scelto come volto per ricompattare la coalizione di centrosinistra in vista delle elezioni del maggio 2013. Il centrodestra virò su Giovanni Alfarano, mentre il Partito Socialista Italiano(supportato da due liste civiche) e il Movimento 5 Stelle(al primo appuntamento elettorale ndr) virarono, rispettivamente, su Mino Cannito e Patrizia Corvasce. I 24.388 voti conquistati al primo turno non furono sufficienti a Cascella per chiudere la ”partita”, in virtù anche del 26% ottenuto da Alfarano. Fu quindi necessario un ballottaggio che premiò ancora una volta l’alleanza progressista(62,89%). Veleni e rivalità interne: nonostante una tenuta di cinque anni, il clima in cui operò l’amministrazione Cascella fu tutt’altro che disteso. A poco meno di di due mesi dalla fine del mandato, decise così di dimettersi, complici dissidi all’interno della sua stessa maggioranza e la mancata approvazione del Documento preliminare programmatico (Dpp) al Piano Urbanistico Generale.

Ed eccoci adesso arrivare alle ultime elezioni che hanno coinvolto l’elettorato barlettano, quelle del 10 giugno del 2018. Avvicinamento segnato da polemiche nel centrosinistra per la mancata indicazione di una data per le primarie e per l’inasprimento dei rapporti politici tra il PD, che aveva inizialmente indicato in Sandro Scelzi il proprio candidato, e l’esponente socialista, Mino Cannito, che alla fine deciderà di correre da solo.  A supportarlo un’ampia coalizione con dieci liste, alcune di ispirazione di centro-sinistra, altre centriste, altre ancora invece di centrodestra. Le insidie per Cannito, favorito per il successo finale, furono rappresentate da un Movimento 5 Stelle in grande rampa di lancio a livello nazionale(che indicò il Prof.Michelangelo Filannino), dal PD che scelse Dino Delvecchio e da Carmine Doronzo e Flavio Basile, espressioni rispettivamente di una coalizione di sinistra e della Lega. Le attese furono confermate: grazie al 53%, Cannito fu eletto sindaco senza passare dal ballottaggio. Sarebbe stato in carica fino allo scorso ottobre, sfiduciato con una mozione approvata dal consiglio comunale con 19 voti favorevoli, 7 contrari e 7 assenti. A seguire, il commissariamento, l’ennesimo.

A cura di Giacomo Colaprice