Il benessere psicologico è un tema fondamentale, ma nello stesso tempo fortemente trascurato. In giorni particolari come questi -in cui una ragazza di soli 22 anni è stata uccisa dal suo ex fidanzato, con importanti problematiche psicologiche di matrice narcisistica- risuona, ancor più forte, la necessità di normalizzare la richiesta di aiuto a professionisti del settore.
A sottoporre all’attenzione della cittadinanza di Barletta il tema, nelle giornate del 10 e 17 novembre presso l’auditorium “Sant’Antonio”, è il Rotaract Club Barletta che, insieme al presidente Tommaso Capasso e all’associazione Lilt, ha organizzato dei laboratori esperienziali dal titolo “Dialoghi sull’autostima”.
«Abbiamo voluto trattare la tematica della psicologia -asserisce il presidente Capasso- soprattutto per coloro i quali stanno magari affrontando un momento di difficolta. Il messaggio che vogliamo lanciare è: cercate di chiedere aiuto a queste figure professionali. Chiedere aiuto non è infatti un atto di debolezza ma, al contrario, una forma di coraggio».
Protagonista, in entrambi gli incontri, è stata Eliana Dabbicco, dottoressa in psicologia clinica, esperta in psicologia delle dipendenze patologiche, life coach e presidentessa dell’associazione di Bari “Scuola della felicità”, un progetto tutto al femminile, avviato da quattro donne con l’obiettivo comune di rendere la felicità a portata di tutti. La psicologa ha sviscerato il tema dell’autostima, nel primo evento, mentre, nel secondo appuntamento, si è parlato di narcisismo, dipendenza affettiva e blocchi emotivi. Attualissima è stata in particolare la tematica sulle dipende affettive. «Abbiamo scelto, tra i tanti topic, le dipendenze affettive -sottolinea ancora Tommaso Capasso- Nella nostra società, fin troppo spesso, i giovani si ritrovano ad affrontare rapporti dannosi da cui raramente riescono ad uscire». Il progetto ha mostrato, in entrambe le occasioni, una grande partecipazione di persone di ogni età che, tra ascolto, domande ed esercizi, hanno avuto l’occasione di confrontarsi senza barriere e, alcuni di loro, con gli occhi colmi di emozione.
«Viviamo in una società che ci porta ad essere costantemente competitivi -sottolinea la Dabbicco- oppure, per utilizzare uno slang giovanile, sempre sul pezzo e performanti. Questa concezione è invece assolutamente lontana dal reale. Tutti infatti abbiamo momenti di calo, di vulnerabilità, in cui non riusciamo a dare il meglio ed è normale. Questo ci porta ad amplificare le nostre insicurezze e problematiche. Di conseguenza più siamo insicuri, più è facile che si crei il terreno fertile per dipendenze o comportamenti disfunzionali», conclude la psicologa.
A cura di Francesca Caputo